- Jon Kaufman - voce
- Beau Brackett - chitarra elettrica
- Joe Hassett - chitarra, voce
- Corey McLain - batteria, voce
- Bill Smith - basso
:
1. Cold
2. You Don’t Give A Fuck
3. L.I.E.F.E.
4. Living And Dying
5. Damn
6. My Left Shoulder
7. Unpure Burial
8. Black Hearted Soul
9. BTK
10. Dethroned Disciple
Unpure Burial
Gli americani Sudden Death nel 2006 esordiscono sulla scena mondiale con un Unpure Burial. La band, dopo aver creato un solido nucleo di line-up nel Midwest statunitense, ha cominciato a girare per altre zone del continente, spostandosi sempre di più a ovest, verso la patria natia del genere che i militanti del gruppo prediligono. Qui poi completano la formazione con l’aggiunta del vocalist Jon e così possono preparare l’uscita del loro primo full-length, firmando con la Locomotive Records, label di tendenza indie. L’opera nel complesso tenta però, in modo forse troppo ambizioso, di ridare vita a un thrash che ormai da anni risulta morto, sepolto e privo di voce in capitolo metal.
Unpure Burial risulta dunque strutturato in dieci tracks che conciliano la principale matrice thrash con una relativa componente metalcore. Fin dalla prima song, Cold, emergono i caratteri portanti che accompagnano l’ascoltatore dal primo fino all’ultimo quarto. Drums e basso creano una fitta rete di suoni aggressivi che martellano violentemente, producendo un sound molto simile a quello "panteriano" o a quello dei loro compatrioti Machine Head, per la voce graffiante piuttosto sporca. Il vocal diventa addirittura growl in diversi punti, aprendo così un po’ la porta all’innovazione del classico sound thrasher. Nonostante ciò, i caratteri sonori sono sempre i medesimi dei gruppi classici americani. Si possono apprezzare magari certi spezzoni di un riffing che in generale si rivela un attacco irrisolto. Difatti le prime cinque track sono una continuazione piuttosto monotona l’una dell’altra. Si differenzia positivamente My Left Shoulder, per un vocal più arioso che si alterna a quello opprimente di Jon. Mancano però proprio certi espedienti sonori che possano portare varietà al complesso strumentale, costituito da numerosi soli che non risultano particolarmente incisivi.
La title-track esplicita in modo evidente il growl avvicinandosi sempre più a lidi metalcore. Black Hearted Soul si butta nuovamente su toni più ragionati in corrispondenza di linee vocali in clean, non in perfetta sintonia con il sistema strumentale, come era avvenuto invece in My Left Shoulder; si tenga anche conto del bel solo finale di chitarra che rende più melodico il sound della band.
BTK, nono brano, estremizza molto il vocal e si accosta in modo improvviso ai vocal brutal. Questa track risulta inoltre più d’effetto anche grazie al riffing molto calibrato: a tratti scaglionato, a volte esplosivo. Bella infine l’ultima Dethroned Disciple che sfrutta il modello sonoro della precedente song. Con quest’ultimo blocco quindi migliora sicuramente il giudizio dell’album che altrimenti, per la prima parte del disco, risulterebbe del tutto insoddisfacente.
I Sudden Death insomma non scoprono niente di nuovo e il loro tentativo si rivela un buco nell’acqua. Dovrebbero fermarsi forse a riflettere su quanto possa effettivamente convenire loro proseguire su una linea musicale che rimane troppo legata al passato.