- Billy Lunn – voce, chitarra
- Charlotte Cooper – basso, voce
- Josh Morgan – batteria, voce in All Or Nothing
1. Girls & Boys (03:33)
2. Kalifornia (02:54)
3. Alright (02:51)
4. Shake! Shake! (02:45)
5. Move To Newlyn (02:44)
6. All Or Nothing (03:12)
7. I Won't Let You Down (03:42)
8. Turnaround (02:48)
9. Obsession (03:08)
10. Strawberry Blonde (04:38)
11. Always Tomorrow (02:58)
12. Lostboy (03:10)
All Or Nothing
Bentornati, The Subways. Tre anni dopo Young For Eternity, il trio Indie Rock d’oltre manica ritorna sulla scena con un nuovo full-length. All Or Nothing, il titolo di questa nuova fatica discografica per una band chiamata a bissare le buone impressioni destate con il disco d’esordio, che molti ricordano soprattutto per le scanzonate atmosfere tra Indie e Post Punk, tipiche di un certo filone in voga nella terra d’Albione.
La ricetta è sempre la stessa: chitarre elettriche, ritmiche incalzanti e, di tanto in tanto, un’acustica che disegna melodie semplici semplici. Cambia un po’ il risultato finale, per tutta una serie di circostanze che hanno catapultato i Billy Lunn e soci in una nuova dimensione mediatica.
All Or Nothing rappresenta l’ideale prosecuzione del primo lavoro firmato dalla band, o forse no; ad onor del vero, infatti, l’impressione che emerge nettamente dall’incipit di questo secondo capitolo discografico dei The Subways è che il trio di Welwyn Garden City abbia leggermente smarrito lo stile di partenza.
Vuoi per il cambiamento netto nei connotati subito dopo l’esordio del 2005 (la nuova etichetta è niente meno che Warner Bros Records), vuoi anche per la cabina di regia affidata alla sapiente mano di Butch Vig (Nevermind dei Nirvana, tanto per capirci, oltre a vari Smashing Pumpkins e l’ultimo Jimmy Eat World).
Ci troviamo dinanzi a un disco particolarmente accattivante, un po’ ruffiano forse, caratterizzato da un’innegabile profumo di stars and stripes, a differenza del predecessore, con il quale il paragone è fin troppo immediato. Nulla contro certe sonorità Indie di stampo più spiccatamente U.S.A., ma è quasi pleonastico definire pezzi quali Girls & Boys, Kalifornia, oppure la stessa All Or Nothing, episodi che più o meno alla perfezione si addicono a qualche festa in una qualsiasi spiaggia che si affaccia sul Pacifico.
Ci sono anche le chitarre acustiche, come detto in apertura, seppur non troppo presenti. Tra le ballate del disco, ricordiamo soprattutto Move To Newlyn, che più avvicina al pezzo radiofonico fatto di frasi semplici e dirette e una melodia orecchiabile a far da sfondo, non senza i vocalizzi di Charlotte Cooper, bassista (una lei, per chi non l’avesse capito) della band.
Menzione a parte per Alright, secondo singolo estratto e ideale compagno per qualche viaggio in macchina per la prima parte dell’estate; non convince granchè. Così come non piace del tutto la parte centrale del disco, dove tracce quali I Won't Let You Down e Obsession finiscono per annegare in mezzo bicchiere d’acqua, ponendosi come quadretti di Pop Punk camuffato con magliettine Indie, dove l’animo dei The Subways per come li conoscevamo, finisce con l’offuscarsi.
Un bel passo avanti per i The Subways, che in questo 2008 ritornano sulla scena con la forza di un contratto discografico profumato e con un full-lenght confezionato in maniera sapiente da un producer dalla caratura decisamente importante. Un passo indietro, per i nostalgici e per chi delle copertine patinate se ne frega. Già, perché i tre ragazzi britannici hanno smarrito una componente essenziale, che avrebbero potuto (e dovuto, crediamo) custodire con maggior cura per confermare le buone impressioni che il loro primo lavoro aveva destato in patria e non.
Prendere o lasciare, dunque, come forse lo stesso titolo assegnato al disco, vuol far capire. Tutto o niente, appunto.