- Fabrizio ‘Zula’ Ferzola - voce
- Matteo Buti - chitarra
- Elia Murgia - chitarra
- Fabien Marangio - basso
- Francesco Micieli - batteria
1. Profondo Rozzo (04:04)
2. Nata Troia (02:55)
3. Trenta Denari (04:45)
4. Mafia (03:48)
5. Odio Chiama Odio (03:25)
6. Babbo Fatale (04:03)
7. Il Bersagliere Ha 100 Penne (02:18)
8. Infamia & Potere (03:58)
9. 1110 Giorni (06:20)
Profondo Rozzo
I toscani Subhuman sono una delle realtà più recenti in ambito death/thrash. La loro storia inizia nel 2001 e presto la loro dedizione li porta a pubblicare la demo Delirio n°1 nel 2005. Essa riscuote ottimi responsi dalla stampa specializzata e serve a loro come un ottimo trampolino di lancio nel vasto mondo musicale. Messi sotto contratto dalla Maple Metal Records ecco che i nostri musicisti riescono finalmente a produrre il loro primo album, questo Profondo Rozzo; un concentrato di violenza disumana con tematiche al limite tra l’humour più nero, le perversioni e il sesso.
Le influenze musicali, stando anche alle dichiarazioni del gruppo, sono le più disparate. Ovviamente le bands che servirono per la parte più violenta sono le più classiche, tuttavia è giusto notare le influenze di gruppi come Nevermore e Meshuggah quando le partiture e le strutture si fanno più intricate e tecniche. Tranquillizzatevi, però, perché anche durante queste sezioni che tendono ad essere leggermente più complesse, la vena irruente e distruttiva della band non viene meno. Da notare, invece come l’influsso thrash abbia caratterizzato le sezioni soliste delle chitarre. Esse sono più distese e meno orientate ad un approccio death metal, cosa che invece capita quando la band decide di pigiare sull’acceleratore e non risparmiarsi in termini di velocità.
La voce di Zula è più improntata su una sorta di scream “perfora orecchie”, il quale a volte si tramuta in un growl di tonalità basse ma sempre graffiante. La registrazione, pulitissima e compatta, non nasconde nessun strumento all’ascoltatore anche se avrei voluto il basso un po’ più alto in volumi. Il lavoro di Matteo ed Elia alle chitarre è eccelso e fantasioso al punto giusto mentre la batteria di Francesco risulta incontrollabile fin dalle prime note della title-track, primo esempio di strutture abbastanza complesse ma dirette, proprio come dicevo prima. Con Nata Troia si ha forse il vero highlight del disco poiché la vena thrash è preponderante ed il ritornello è di facile memorizzazione. Le iniezioni di pura brutalità in Trenta Denari e Mafia sono assolutamente da rimarcare poiché esempio di perfette combinazioni di elementi thrash con quelli death al fine di creare un impatto veramente devastante.
Le poche sezioni in mid-tempo fanno trasudare un groove invidiabile che a volte mostra inflessioni leggermente hardcore per essere ancora più catchy anche se il lavoro delle chitarre è pregno di fraseggi e non si fossilizza mai su semplici accordi. La furia e l’humour di una canzone come Babbo Fatale hanno del geniale, per poi non parlare di Il Bersagliere Ha 100 Penne, qui in una versione decisamente più diretta anche se molte volte lo scream del cantante non è così chiaro e nonostante la buona idea di usare la nostra lingua nei testi delle canzoni, sovente essi non sono così comprensibili. Ad ogni modo, le canzoni rinchiuse in questo violentissimo debutto sono tutte di buona caratura e alla fine dell’ascolto si arriva con le orecchie che fischiano. Buon segno!