- Michael Sweet - Voce solista, chitarra ritmica e solista;
- OZ Fox - Chitarra solista, voce;
- Timothy Gainses - Basso, voce;
- Robert Sweet - Batteria, voce.
01. Soldiers under command
02. Makes me wanna sing
03. Together forever
04. First love
05. The rock that makes me roll
06. Reach out
07. (Waiting for) A love that's real
08. Together as one
09. Surrender
10. Battle hymn of the republic
Soldiers Under Command
Autentici dominatori del cosiddetto Christian metal, per buona parte degli anni 80 gli Stryper hanno sicuramente rappresentato il lato più commerciale di un genere che seppure sottoposto a feroci critiche da parte dei puristi, ha prodotto album di grande spessore artistico, ed in alcuni casi, come l'album in questione veri gioiellini che il tempo non riesce a scalfire.
Gli Stryper si formarono all'inizio degli anni 80, in California, su iniziativa dei fratelli Michael e Robert Sweet, rispettivamente cantante/chitarrista e batterista, con il nome di Roxx Regime, adottando la denominazione definitiva nel 1983 quando al gruppo si unirono il secondo chitarrista Oz Fox (vero nome Richard Martinez) ed il bassista Timothy Gaines, che verrà ricordato in seguito per i continui abbandoni e rientri nella band.
Ottenuto presto un contratto discografico, nel 1984 gli Stryper pubblicano un E.P. ("The Yellow and black attack"), che fa subito breccia nel cuore dei giovani statunitensi, grazie alla potenza della musica, che ricorda in alcuni frangenti i famosissimi Judas Priest oltre che le band più pesanti del panorama americano dell'epoca.
Particolare importante per il gruppo fu poi la scelta del look che divenne facilmente riconoscibile tra mille altri, visto che nessuno si presentava in scena agghindato di giallo e di nero (tra le altre cose, anche questo tipo di scelta fu fortemente criticato, visto che il giallo ed il nero, a livello simbolico cristiano non è che rappresentino proprio il bene), inoltre fece molto scalpore la loro abitudine di lanciare tra il pubblico durante i loro sempre più affollati concerti diverse copie della Bibbia, gesto ritenuto non del tutto sincero, ma semplice ed intelligente mossa propagandistica.
Chiaramente se dobbiamo limitarci ad una analisi dei testi delle canzoni degli Stryper, il discorso potrebbe semplicemente chiudersi ad una apologia del Cristianesimo (a proposito, la famiglia Sweet si convertì alla religione cristiana, dopo avere ascoltato le parole di uno dei più grandi predicatori dell'epoca, Jimmy Swaggart) cosa peraltro da loro ben messa in evidenza nel logo della band, che sotto il nome del gruppo ricordava il versetto 5 del capitolo 53 del libro di Isaia, che testualmente recita: "Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti", oltre ad assumere come numero guida il 777 (perfezione assoluta contro il conosciutissimo 666 numero diabolico).
Nel 1985 sotto la guida del famoso produttore Michael Wagener, il gruppo realizza quella che sicuramente è la loro migliore prova da studio, quel Soldiers under command, che li fece conoscere anche qui da noi, un disco che obiettivamente si pone come tra le migliori uscite di quell'anno e che ci mostra un gruppo in grossa crescita artistica e nel pieno della forma.
La musica è estremamente potente un heavy metal classico con alcune spruzzatine di power, come nella tritaossa Surrender, dove ritmiche forsennate danno la possibilità al cantante Michael Sweet di mettere in evidenza una strordinaria estensione vocale degna dei migliori vocalist del genere, estensione che sfiorava il falsetto nei brani più delicati, come le superbe ballads First love e Together as one, mentre era in grado di graffiare e fare male come ad esempio nella title track, in Makes me wanna sing e Together forever.
A livello tipicamente musicale il gruppo appesantì ancora di più le sonorità già aspre presenti nell'EP di esordio, che in seguito, grazie al successo di questo disco sarà ristampato con l'aggiunta di altre due canzoni; ma non abbandonò la cura negli arrangiamenti, soprattutto quelli vocali, che presentano all'interno di ogni singola canzone una sezione dedicata ai cori davvero notevole.
I musicisti sono poi molto bravi, degna di nota è la prestazione di Oz Fox, chitarrista non eccelso a livello tecnico, ma sicuramente dinamico, in grado di sciorinare assoli vari e fantasiosi in ogni singolo brano.
Certo, chi cerca dal metal solamente ribellione, farà bene a tenersi alla larga da questo disco o quanto meno non fare attenzione ai testi che inneggiano al Signore, al bene, all'amore universale e chi più ne ha più ne metta, ma la musica, quella è veramente di prim'ordine.
Il gruppo non ripeterà più a livello qualitativo quanto espresso con Soldiers under command, anche se il successo su larga scala arriverà con il disco successivo; seguirà poi un declino irreversibile, lo scioglimento e la successiva reunion, anche se i bei tempi sono ormai un pallido ricordo, tuttavia va loro dato il merito di avere esportato anche qui in europa il metal cristiano, ben rappresentato negli anni 80 da altre validissime bands e fortemente caratterizzato da un sound davvero potente ed in perfetta antitesi con quanto proposto nei testi.