- Lars "Thunder Axe" Ramcke - voce e chitarra
- David "Lightning Blade" Wiczorek - chitarra
- Alex "Firebolt" Guth - chitarra
- Jussi "Black Sworde" Zimmermann - basso
- Falko "Doomrider" Reshöft - batteria
1. And The Northewinde Bloweth (02:38)
2. Heroic Death (05:37)
3. Valhalla (03:49)
4. Thy Last Fyre (03:49)
5. Welcome Thy Rite (04:18)
6. Odinn's Warrior (04:15)
7. Blood Eagle (04:30)
8. Sigrblot (05:30)
9. To Foreign Shores (03:55)
10. Lindisfarnel (08:42)
Northern Rage
In ambito musicale si assiste sempre più spesso a progressive variazioni nelle sonorità proposte dalle svariate band. Anche nel Metal, a differenza di quanto la maggior parte delle persone pensa, molti gruppi cambiano il proprio sound, a volte addirittura in modo drastico. E’ altrettanto vero che ci sono alcuni complessi che nella propria carriera non hanno mai alterato di una virgola la propria musica. I metal kids in questi casi si dividono: una parte li difende in modo strenuo e l’altra invece li attacca in continuazione. Di questa spaccatura gli Stormwarrior se ne infischiano e continuano, in modo deciso ed ostinato, a suonare i propri pezzi, molto simili tra loro ma non per questo meno potenti. La band si forma, nel 1998, per volere del cantante e chitarrista Lars Ramcke e del batterista Andrè Schumann nella Germania del nord. Nello stesso anno la line up si completa grazie all’arrivo di Scott Bölter (chitarra) e Tim Zienert (basso). Questa formazione debutta dopo solo un anno con una demo tape intitolata Metal Victory. Il gruppo si conferma nel 1999 dando alla luce un altro demo: Barbaric Steel. Dopo due interessanti mini, pubblicano, tre anni più tardi il primo full lenght, prodotto addirittura dal mitico Kai Hansen. Giugno 2004: esce Northern Rage, secondo album del complesso germanico, che vede come produttore nuovamente il buon vecchio Kai.
And The Northwinde Bloweth è la tipica strumentale che funge da introduzione. L’atmosfera che si va a creare è solenne e riporta la mente al Nord Europa. Dopo poco più di due minuti si inizia a fare sul serio con Heroic Death. Lo stile ricorda senza dubbio quello degli Helloween di Walls Of Jericho. Ritmo sfrenato, chitarre dai suoni taglienti ed aggressività esagerata rendono gli Stormwarrior quasi dei cloni delle zucche tedesche. Quasi, appunto, perché, nonostante la somiglianza, le canzoni del gruppo hanno una propria identità. Valhalla può sembrare un titolo scontato e ripetitivo ma provoca sicuramente una profonda impressione. Una doppia cassa impazzita ed un ritornello molto coinvolgente sono le caratteristiche del terzo brano di Northern Rage. Il testo differenzia in maniera netta i temi trattati dal complesso teutonico rispetto alla band di Weikath. La quarta track si intotla Thy Last Fire e stilisticamente somiglia molto al brano precedente. Non si tratta di un inedito. La canzone è presente infatti anche su Heavy Metal Fire, EP che nel 2003 ha anticipato l’uscita del secondo full lenght degli Stormwarrior. Forse più melodica e orecchiabile è Welcome Thy Rite. La song inizia in modo più lento rispetto ai soliti standard offerti dal complesso, ma ben presto accelera fino all’impazzata risultando davvero gradevole. Da notare, fra le note all’interno del booklet, quella che dichiara la presenza di un assolo, ad opera di Kai Hansen, in Welcome Thy Rite. Le liriche della band sono praticamente tutte incentrate sulle antiche credenze pagane e sui guerrieri vichinghi. L’odio verso la religione cristiana è paragonabile addirittura a gruppi, sicuramente musicalmente più brutali, che suonano Viking o Black Metal. Il disprezzo e l’intolleranza verso il Cristianesimo e la sua dottrina può essere intuito fin dalla copertina, davvero esplicita, e dai titoli della tracklist di Northern Rage.
Anche Odinn’s Warriors viene ripescata dal già citato Heavy Metal Fire. E’ stata aggiunta una brevissima introduzione ma la canzone in sé non ha subito notevoli variazioni. Il brano è meno tirato rispetto alla maggior parte dei restanti. I cori, assai incisivi, sono di chiara provenienza Power Metal e l’assolo ha il pregio di dare vero diletto all’ascoltatore. Gli Stormwarrior sanno come colpire e lo fanno con grande violenza, come dimostra anche Blood Eagle. La velocità della song segue la strada intrapresa con il brano precedente, ma, a parte ciò, queste sono facilmente distinguibili. Le canzoni non hanno una durata infinita, tuttavia non scendono quasi mai sotto i quattro minuti. Difficile rimanere annoiati, anche da tracce mediamente più lunghe come Sigrblot. Cinque minuti e mezzo di puro Heavy Metal duro ma melodico, aggressivo e allo stesso tempo armonioso. Kai è un esperto ormai ed è quindi lecito aspettarsi, da un gruppo su cui punta molto, ottima musica. To Foreign Shores non introduce nulla di nuovo ma non abbassa nemmeno la qualità di Northern Rage. Certamente trascinante, il ritornello giova non poco al giudizio finale. Accade molto frequentemente che in un album di questo tipo, dove non ci sono grandi differenze musicali tra un brano e l’altro, manchi una canzone veramente indimenticabile. Fortunatamente ciò non succede in Northern Rage, dove la conclusiva Lindisfarnel costituisce un piccolo capolavoro. Il brano viene avviato, in un primo tempo, da un’introduzione gelida, almeno quanto i mari del Nord. L’arpeggio di chitarra acustica sancisce poi l’arrivo dei temibili drakkar sulle coste inglesi, mentre il pezzo più lento del brano è riconducibile alla marcia dei guerrieri di Odino, pronti a guerreggiare. Quando la song affretta il proprio ritmo allora esplode il finimondo. Morte e distruzione ovunque: la strage di Lindisfarne è incominciata. E’ l’8 giugno 793, e il popolo britannico ha appena fatto la spiacevole conoscenza dei vichinghi. L’isola di Lindisfarne si trova a nord-est dell’Inghilterra ed è considerato uno dei luoghi più importanti per il pellegrinaggio di tutta Europa. Di conseguenza i monaci non si stupiscono dell’arrivo di numerosi imbarcazioni e per i figli del dio da un solo occhio è fatta. Spade e asce svolgono il loro compito e, terminato l’inferno, i vichinghi ripartono per le loro terre, colmi di oro e oggetti preziosi. Il pezzo evoca realmente questo storico evento e chiude al meglio l’album.
Il secondo disco degli Stormwarrior non si distacca dai suoni del debutto, ne introduce elementi significativi nella musica proposta dal complesso. Ciò nonostante esso è ricco di potenza, di rabbia, di cattiveria, ed è consigliato a chi non sa cosa farsene di strane sperimentazioni o di suoni bizzarri. D’altronde, questo è Heavy Metal!