Uncharted Souls rappresenta il terzo appuntamento nel giro di tre anni per gli svedesi StoneLake, che soltanto lo scorso anno avevano dato alle stampe un discreto esempio di heavy metal melodico con World Entry, album però un po' troppo severamente stroncato da buona parte della critica, almeno quella italiana.
Il cambio di label, l'ennesimo cambio in line up, dove fa il suo ingresso il nuovo batterista Jens Westberg al posto di Jaime Salazar, e soprattutto il breve spazio intercorso da un lavoro ad un altro, non possono certo essere indizi sufficienti ad ipotizzare un'evoluzione concreta ed evidente del loro sound, ragion per cui era lecito attendersi che quest'ultima release degli svedesi seguisse le orme del suo predecessore, rispetto al quale comunque mostra un piglio decisamente più aggressivo, soprattutto relativamente all'interpretazione del singer Peter Grundström.

Aggressività e melodia. Sembrano questi gli ingredienti con cui il combo svedese intende insaporire il loro melodic metal, dando vita ad un sound non certo originale o innovativo, ma abbastanza personale, nonostante varie siano le influenze derivanti dagli anni '80 e '90, anche se mai palesemente dichiarate, infatti si va dall'hard rock melodico tipicamente nord-europeo di TNT e Talisman all'heavy rock di Dokken e Dio e all'heavy/power più melodico degli Axxis. Già nel precedente World Entry, il quartetto nord-europeo aveva puntato su questi due elementi, giungendo a realizzare una tracklist equamente divisa tra brani melodic hard e altri più aggressivi ed heavy.

Adesso invece cercano di giungere ad un miglior connubio tra aggressività e melodia, creando brani che possano assommare al proprio interno entrambe le caratteristiche, ma non sempre purtroppo questo connubio giunge ai risultati sperati. Facendo riferimento a brani come Miracle o Rockin' Down The Walls, questo loro tentativo potrebbe sembrare miseramente fallito, ma trovandosi di fronte a pezzi come (Tonight) You're Beyond The Shadows, Don't Leave Me Behind o Uncharted Souls, aggressivi ed arrembanti, ma al contempo graziati da azzeccate aperture melodiche che le rendono più adrenaliniche, allora si è portati a cambiare immediatamente idea. C'è poi una lieve spruzzata di Europe qua e là, che contribuisce a rendere più adrenalinica e melodica la loro proposta, come si nota, seppure a sprazzi, in brani come Wonderland e soprattutto nella bellissima Eyes Of The World.
Anche Pain And Hunger è un buon esempio di melodic metal, aggressivo e ben strutturato, con una grande prova vocale del singer Grundström, che fa vedere una certa estensione ed un timbro abrasivo e raschiante, ma l'altro pezzo forte di Uncharted Souls è la più lenta Glory Days, sognante e melodica.

Questi StoneLake non saranno magari dei fuoriclasse, forse non è da loro che dobbiamo attenderci il pezzo da novanta, e non sono nemmeno così giovani da potere rappresentare una nuova ed emergente speranza del melodic metal, ma di sicuro sono più che dei semplici ed onesti mestieranti, e questo Uncharted Souls ne è un'ampia dimostrazione. Un piccolo ma sostanziale passo avanti rispetto al precedente World Entry, che tuttavia avrebbe potuto essere ben più consistente se solo fossero riusciti a dar continuità alla loro proposta, che soffre in alcuni, fortunatamente limitati, frangenti di cali qualitativi non indifferenti.