- Asmodaios - basso e chitarra
- Winterheart - batteria
- Typhon - voce
Guests:
- Skjeld - voce
1. Intro (03:24)
2. Depressing Paths Through Fullmoon Forests (07:24)
3. Einsamkeit (07:48)
4. Left To Weep And Mourn (14:36)
5. Winterwald (06:01)
6. Dwelling Lifeless (06:19)
7. Mysteries (08:32)
8. Last And Dismal Chambers (08:45)
9. Endtime Sermon (08:38)
10. Outro (03:22)
Dwelling Lifeless
E’ incredibile come un singolo personaggio abbia potuto cambiare le sorti di un intero genere. Costui si chiama Kristian Vikernes, meglio noto con il nome di Varg o, semplicemente, come Burzum, ed è innegabile che abbia, con la sua musica e le sue gesta, dato una svolta al mondo del Black Metal. E’ altrettanto impressionante come oggi quest’artista sia, perlomeno musicalmente, emulato da un numero spropositato di giovani in tutta Europa. Fra questi ci sono gli Sterbend, band tedesca che dire influenzata dal progetto Burzum è alquanto riduttivo. Formatisi a Greven nel 2000, pubblicarono qualche mese dopo Einsamkeit, demo che valse loro un contratto con la No Colours Records. Oggi, ben cinque anni dopo quel mediocre lavoro, gli Sterbend tornano sul mercato con un’uscita nettamente più interessante: Dwelling Lifeless.
Il titolo dell’opera, assolutamente indovinato, e la copertina presentano in maniera esemplare quello che è il contenuto musicale dell’album. Intro, in poco più di tre minuti, gela il sangue dell’ascoltatore e lo prepara ad affrontare le proprie paure, ansie ed insicurezze. Sul finire del pezzo introduttivo vi è anche un’oscura narrazione da parte di una poco rassicurante voce maschile. Questa non fa altro che aumentare il senso di terrore in vista della prima vera canzone del platter: Depressing Paths Through Fullmoon Forests. Un riffing lento, freddo precede di poco e dà il via alla batteria, la quale detta indubbiamente il ritmo della song fra accelerazioni improvvise e rallentamenti altrettanto inaspettati. Le urla di Typhon e Skjeld, singer dei Nyktalgia presente qui in veste di ospite, non solo ricordano in modo palese il buon Varg di Hvis Lyset Tar Oss, ma addirittura ne esasperano ulteriormente lo screaming, rendendolo tormentoso e straziante a tal punto da impedire la comprensione di qualsiasi verso del testo. Semplicemente spaventoso ed agghiacciante il preludio di Einsamkeit, fatto di innumerevoli gridi simili a lamenti. Occorre però entrare subito in sintonia con l’atmosfera lugubre che trasuda dall’album, altrimenti si rischia di giudicare ridicoli alcuni passaggi di questo tipo, efficaci soltanto a determinate condizioni. Sono tutte piuttosto lunghe le tracce di Dwelling Lifeless, una delle quali raggiunge persino i quattordici minuti di durata. Com’è facile intuire dai titoli gli Sterbend alternano testi cantati in inglese ad altri nella loro lingua madre, il tedesco. Le liriche del complesso di Greven sono incentrate esclusivamente sulla solitudine, la desolazione ed il disagio interiore. Non si può certo negare che le sonorità proposte ben si addicano a tali temi trattati.
L’avvicendamento fra parti veloci e lente, di cui è ottimo esempio l’interminabile Left To Weep And Mourn, implica un interesse notevole da parte dell’ascoltatore. Davvero esemplare la sezione ritmica, mentre le parti di chitarra lasciano un po’ l’amaro in bocca, essendo queste poste quasi sempre in secondo piano. Le poche ma ben orchestrate note di tastiera imprimono, inoltre, una sensazione di distacco totale dal resto del mondo, come se si stesse intraprendendo un pericoloso viaggio all’interno del proprio animo. Winterwald, dopo una prima frazione piuttosto incalzante, si articola su di un ritmo decadente, ma non comunque a livelli di Doom Metal, per poi riprendere i tempi iniziali. Dwelling Lifeless sotto questo punto di vista non risulta di sicuro più regolare: lenta e cadenzata in apertura, raggiunge invece velocità pressochè assurde durante alcuni passaggi. Lo screaming continua imperterrito a sconfortare ed affliggere l’ascoltatore quasi fosse un arma per tormentare l’anima, mentre i riff si ripetono ostinati senza tregua. Davvero gradevole, ma allo stesso tempo avvilente, il breve stacco acustico di Mysteries, accompagnato da un continuo scroscio di pioggia. Alquanto stancante è invece la successiva Last And Dismal Chambers, dove si inizia a percepire una certa ripetitività da parte degli Sterbend. Stesso discorso vale pure per Endtime Sermon, la quale rimane in ogni caso relativamente godibile e sufficientemente incisiva. Per concludere, Outro pone fine al disco e con lui, probabilmente, alle afflizioni patite dall’ascoltatore fino a questo momento.
Dwelling Lifeless stupisce inizialmente per lo straordinario clima di assoluta disperazione evocato. Canzoni come Depressing Paths Through Fullmoon Forests e Einsamkeit potrebbero realmente indurre chiunque alla depressione ed è appunto questo l’intento degli Sterbend. Di contro c’è da dire che alla lunga il disco potrebbe annoiare in quanto abbastanza ripetitivo. Al complesso tedesco si chiede quindi maggiore varietà e soprattutto originalità, date anche le esagerate influenze di determinate band, vedi Burzum. Nonostante tutto, Dwelling Lifeless rimane comunque un full length apprezzabile, in modo particolare dagli appassionati di Depressive Black Metal e generi affini.