- Bruce Springsteen - voce e chitarra
- Patti Scialfa - voce
- Nils Lofgren - chitarra
- Steven Van Zandt - chitarra
- Garry Tallent - basso
- Roy Bittan - tastiere
- Danny Federici - tastiere
- Clarence Clemons - sassofono
- Soozie Tyrell - violino
- Max Weinberg - batteria
1. Radio Nowhere (03:20)
2. You'll Be Comin' Down (03:46)
3. Livin' In The Future (03:56)
4. Your Own Worst Enemy (04:19)
5. Gypsy Biker (04:32)
6. Girls In Their Summer Clothes (04:20)
7. I'll Work For Your Love (03:35)
8. Magic (02:46)
9. Last To Die (04:17)
10. Long Walk Home (04:35)
11. Devil's Arcade (05:06)
12. Terry's Song (04:11) (Bonus Track)
Magic
Uno come Bruce Springsteen non ha certo bisogno di presentazioni: nato nel lontano 1949 ed attivo musicalmente da quasi quarant’anni, The Boss ha scritto alcune fra le pagine più belle nella storia della musica Rock. Ne sono un esempio i tanti album di successo, dall’indimenticabile Born To Run all’emozionante Devils & Dust, e le migliaia di date dal vivo in tutto il mondo. Ad un sound classico ma comunque attuale, Bruce Springsteen ha sempre accompagnato un impegno politico e sociale che va ben oltre quello di molte rockstar dei nostri giorni, che preferiscono agire sotto i riflettori per ottenere un maggiore consenso dall’opinione pubblica. Dall’alto dei suoi milioni di copie vendute, Bruce ha sempre mantenuto un atteggiamento umile e coerente, distante dalla sregolatezza esagerata di alcuni suoi colleghi. E’ forse per questo motivo che i fan di Bruce Springsteen sono soprattutto amanti della buona musica e non semplici appassionati da Mtv. E’ forse per questo motivo che The Boss raramente delude le aspettative, anche dopo due dischi senz’altro particolari come Devils & Dust e We Shall Overcome: The Seeger Sessions. Prosegue sulla buona strada infatti il quindicesimo studio album di Springsteen, intitolato Magic e prodotto ancora una volta dalla Columbia Records.
In uscita nei negozi il due ottobre, Magic è il frutto di una nuova collaborazione fra l’artista statunitense e la E Street Band, complesso a cui Bruce è stato legato per molti anni nel corso della propria carriera. Si tratta del primo disco insieme dal 2002, anno in cui vide luce l’ottimo The Rising, che sancì di fatto il riavvicinamento fra Springsteen ed i suoi vecchi amici dopo un periodo di separazione. L’album viene descritto dagli addetti ai lavori come un concentrato esplosivo di musica Rock, con evidenti richiami al classico sound firmato E Street Band. In effetti è proprio questa la primissima impressione che si prova ascoltando l’opener Radio Nowhere. Il pezzo, scelto saggiamente come singolo apripista di Magic, ricorda da vicino gli anni d’oro di Springsteen e soci, vuoi per l’irresistibile giro di chitarra iniziale, vuoi per l’avvincente assolo di sax a metà brano. Sebbene la voce del singer statunitense non sia più quella di trent’anni fa, il buon Bruce svolge un lavoro veramente egregio dietro al microfono, mettendo in grande risalto il suo timbro caldo e passionale. The Boss canta la sua amata America, i dubbi, i difetti e le paure di un intero popolo riflessi nell’animo del cantante. Springsteen però, al contrario di molti altri, non impone il proprio pensiero sull’ascoltatore, vuole farlo invece ragionare ponendo domande difficili e spesso scomode.
Il disco è composto da undici brani ed una bonus track, Terry's Song, scritta dal compositore del New Jersey in memoria dell’amico ed assistente Frank “Terry” Magover, morto nel luglio 2007. Quattro minuti di pura poesia per ricordare chi non c’è più, un modo unico per salutare una persona straordinaria. Terry's Song si discosta ampiamente dagli standard stilistici di Magic, avvicinandosi piuttosto al più introverso Devils & Dust (merito anche dell’armonica, che nel brano gioca un ruolo fondamentale). Magic è comunque un tuffo nel passato, un tuffo che non si ferma a Devils & Dust e nemmeno a The Rising, ma che scava nel passato dell’artista americano fino a ritrovarne le radici. Dai capitoli più intensi a quelli riflessivi, Magic attinge quindi a diversi lavori discografici di Springsteen, da cui trae gli elementi migliori e li ripropone in una nuova e ringiovanita veste compositiva. Abbiamo così una Livin' In The Future che ricorda lontanamente Hungry Heart, Gypsy Biker rimanda alla mitica The River, I'll Work For Your Love fa rivivere, non senza le dovute eccezioni, quel piccolo gioiello chiamato Thunder Road. Non vorrei essere frainteso: Magic è tutt’altro che un semplice minestrone riscaldato. Esso è piuttosto la dimostrazione di come debba essere suonato del puro e semplice Rock nel 2007.
Senza nulla togliere a Devils & Dust e We Shall Overcome: The Seeger Sessions, vedere Springsteen nuovamente con una chitarra elettrica in spalla fa un certo effetto. Lo stesso effetto che si prova ascoltando Magic, un disco sbalorditivo, pubblicato per ricordarci che Bruce è ancora lì, nell’Olimpo del Rock. Dopo averci incantato con le sue melodie acustiche e dopo averci stupito tributando un mostro sacro del Folk americano come Peter Seeger, The Boss ha chiamato a sé i compagni più fidati e ci ha regalato altri cinquanta minuti grande musica, una musica nata attraverso i ricordi, le riflessioni, i viaggi, le esperienze del cantautore più vero d’America.