- Splinterskin - voce, chitarra classica, chitarra acustica, dulcimer, violino, samples
1. Chanting Bells Call Shadows
2. Dancing Dead Men
3. The Crumbling Cabin
4. Something In The Walls
5. Moonlight Rain
6. The Thing That Wasn't
7. Broken Down Hearse
8. Still At The Window Sill
9. Hoofbeats
10. The Eyes That Hide
11. The Skarekrow (October Roads)
12. A Horrible Night To Have A Curse
13. Black Bird Sorrow Song
14. The Man On The Porch
15. A Trail Of Trees
16. Wayward Souls
17. Dancing Dead Men (Reprise)
Wayward Souls
Wayward Souls rappresenta il primo lamento discografico del progetto Splinterskin, one-man-band originaria dell’Ohio che può essere reputata come uno dei progetti più interessanti all’interno del vasto sottobosco del genere noir.
Splinterskin si pone come un cantatore di storie apocalittiche, che si soffermano a trattare tematiche oscure come la morte, la natura e il fascino dei boschi, la sofferenza e il dolore dell’uomo, tingendo con le sfaccettature grigie del Neo Folk.
Wayward Souls ritrae un viaggio acustico e inquietante, capace di stregare con i suoi intrecci onirici e le sue distorsioni esoteriche: strutturato in diciassette brevi pezzi, il lavoro d’esordio di questo criptico personaggio affonda le proprie radici nella tradizione più buia del Neo Folk, in equilibrio tra la bizzarria dei Death In June e la sensibilità di Sol Invictus e Agalloch.
Chanting Bell Call Shadows immerge l’ascoltatore nel contesto che viene descritto dall’intero platter, un’atmosfera costituita da suoni naturali, rintocchi di campane e violini strazianti; solo dalla seconda traccia Dancing Dead Men interviene l’apporto fondamentale della chitarra acustica, vera guida del disco, costantemente variegata e evocativa.
Una testimonianza del peculiare sound tessuto da Splinterskin è raffigurata da Something In The Walls, in cui alla voce sofferente e angosciante del cantautore americano si affianca una chitarra acustica spesso volutamente dissonante e dai tratti mistici; la poetica tratteggiata nell’opera conserva elementi macabri e quasi orrorifici, sebbene numerosi pezzi siano intrisi di fraseggi sognanti e magici, carichi della patina folcloristica più classica (Moonlight Rain).
Non manca neppure un certo spirito cantautorale ad alcuni intermezzi di Wayward Souls, come dimostra la breve e sperimentale Black Bird Sorrow Song, ma il fulcro dell’album è quello denso delle tendenze Ambient di stampo nordico.
Tra i capitoli maggiormente degni di nota si rammentano la meditativa The Skarekrow (October Roads), triste monologo dall’aura sbiadita e dimenticata, la solenne A Horrible Night To Have A Curse, che trasuda lugubri sensazioni e l’ambigua The Man On The Porch, incastonata in un andamento Folk dal gusto retro’.
Nel suo Dark Folk allegorico Splinterskin rivela la propria essenza, avvalendosi anche di un certo numero di strumenti musicali particolari, quali il violino, il dulcimer e i suoni naturali campionati; in questo agghiacciante minimalismo, ciò che traspare è un’anima riflessiva in grado di garantire quasi 45 minuti di musica d’atmosfera, gradevole e sospesa.
Un plauso va anche alla Cold Spring Records, che ha scoperto questo promettente cantautore americano, consentendo la pubblicazione di Wayward Souls sotto la propria etichetta; ci si auspica quindi che le architetture musicali composte da Splinterskin possano essere replicate con esiti ancora più soddisfacenti nei futuri episodi discografici, all’insegna di un’eleganza noir e di un’estrema attenzione nella ricerca timbrica.