- Argento – Voce, Chitarra
- Azoth – Basso, Tastiera
- Francesco La Rosa – Batteria
1.I
2.II
3.III
4.IV
5.V
6.VI
7.VII
8.VIII
9.IX
10.X (Helter Skelter cover)
Vltra
“...Il fato tuo si spegne nell'infinita notte, sospinto e segnato da cieco maroso...”
[Spite Extreme Wing, “VIII”]
Giunti al termine del loro percorso artistico, gli Spite Extreme Wing del carismatico Argento si sciolgono lasciando come loro testamento questo “Vltra”, ultima e definitiva incarnazione del trio Black Metal italiano, tra i più chiacchierati degli scorsi anni grazie al successo del loro “Non Ducor, Duco” del 2004, disco che ha letteralmente spaccato a metà i seguaci del genere, tra chi lo voleva pietra miliare della scena italiana (e non solo) e chi lo bollava come un progetto ambizioso malamente supportato da una musica non al livello delle attese.
“Vltra” è destinato ad una sorte non dissimile da quella del predecessore, ma se “Non Ducor, Duco” aveva probabilmente raccolto di più di quanto meritasse, è mia impressione che a “Vltra” non verrà tributato necessario apprezzamento, in quanto si osserva un leggero (ma interessante) distacco dal passato: sempre intriganti, per gli amanti della band, le liriche (si nota, tra le altre cose, una maggiore inclinazione a citazioni di immagini e infuenze di origine classica e mitologica), ora più vicine a frammenti di racconti in cui andare a scavare significati, piuttosto che ai manifesti programmatici di “Non Ducor, Duco”; inoltre, “Vltra” prende un minimo di distanze dal classicissimo Black Metal che finora aveva rappresentato il trio genovese, andando ad adottare un approccio più personale, fatto di un sound caldo, groovy, rockeggiante, che si sposa alla perfezione con la scelta della produzione (di buon livello e dettaglio, ma dal feeling artigianale e vivo) e dei suoni, ricavati da una strumentazione 'vintage' d'annata. Portabandiera di questo nuovo stile è “II”, dall'energia devastante durante le strofe, dal 'refrain' semplicissimo (e dotato di una chitarra melodicamente accattivante), dai rallentamenti accompagnati da spettrali tastiere: pezzo solido e valido, che dà inizio ad un filotto vincente che si protrarrà per tutta la prima metà del disco. “III” è un altro brano di spessore, inizialmente più cadenzato (ma interessante a livello ritmico, buone le prestazioni in tutto il disco da parte di batteria e basso) ma pronto ad accelerare nel finale, così ben presentando “IV” ch' è una sfuriata Hardcore di un centinaio di secondi, musicalmente basata su un brano dei Misfits, cantata in maniera irruente e veemente dal singer dei Frangar: è l'introduzione tematica per “V”, in cui una tastiera di sfondo fa da tenebroso drappo alle impetuose esplosioni delle chitarre, ottimamente sostenute da ritmi a volte classicamente Black, a volte dal groove ben più marcato.
A conti fatti, l'unico vero buco nell'acqua è “VII”, paradossalmente scelto come brano di presentazione del disco (ne è stato girato un video, disponibile in streaming sul sito del gruppo), troppo lento e sfortunatamente privo di guizzi sufficienti a giustificare i dieci minuti di durata, a lungo andare dominati dalla noia e purtroppo penalizzanti la seconda metà di “Vltra”, che non riesce ad avere la continuità della prima: è trascurabile infatti anche il nono capitolo, mentre sono decisamente buoni sia il sesto che l'ottavo (il primo più tradizionale ma dal ritmo sveglio e spezzettato, il secondo una specie di ferale ballata atmosferica tra tetri arpeggi, vascelli fantasma ed ombre abissali), assolutamente particolare il decimo, un'originale rivisitazione di “Helter Skelter” dei Beatles: sicuramente singolare il fatto che un gruppo che così tanto ha calcato la mano sulla propria unicità ('marcio da solo, perchè d'altro uomo passi non seguo' recita uno dei loro versi più famosi) decida di chiudere la propria storia con una cover – al di là di queste valutazioni estemporanee (forse uno sfizio, più verosimilmente un'ultima sfida?), si tratta di un brano curioso e piacevole, anche se ovviamente non perfettamente integrato con il resto delle sonorità del disco.
In definitiva, “Vltra” è una bella opera, musicalmente concreta e caratterizzata da una ricerca sonora finalmente personale ma allo stesso tempo sempre coerente con le radici Black Metal del gruppo ligure; la degna chiusura del cerchio per un gruppo che ha infine dimostrato con sicurezza le proprie qualità, e di avere più arrosto che fumo dietro al proprio nome. Ci si augura pertanto che quel “rinascere!” urlato alla fine di “IV” possa essere un buon auspicio per eventuali nuovi progetti personali da parte dei membri degli Spite Extreme Wing, la cui carriera si chiude con un'impressione saldamente positiva.