- Dave Gahan - voce
- Martin Gore - sintetizzatori, cori, voce (Any Second Now (Voices))
- Andy Fletcher - sintetizzatori, cori
- Vince Clarke - sintetizzatori, drum machine, cori
- New Life - 3:43
- I Sometimes Wish I Was Dead - 2:14
- Puppets - 3:55
- Boys Say Go! - 3:03
- Nodisco - 4:11
- What's Your Name? - 2:41
- Photographic - 4:44
- Tora! Tora! Tora! - 4:34
- Big Muff - 4:20
- Any Second Now (Voices) - 2:35
- Just Can't Get Enough - 3:40
Speak & Spell
Dire che synth pop anni '80 e Depeche Mode siano sinonimi sarà forse un’esagerazione. È però indubbio che la band inglese rappresenti un’icona imprescindibile, non solo di quel mitico decennio di affermazione dell’elettronica più easy listening che furono gli eighties, ma di tutto il quarto di secolo a venire. Non è un caso che, accendendo la radio tre volte ogni dieci anni, cominciando dal 1985, loro sarebbero sempre apparsi con qualche hit di successo. Ogni volta un po’ diversi, ma sempre presenti, forti di una carriera ormai trentennale che li ha fatti definire da qualcuno -forse con un eccesso di enfasi- “The most popular electronic band the world has ever known" (Q Magazine).
L’album di debutto, Speak and Spell, rappresenta solo la prima tappa di questa lunga carriera. Nel 1980 i giovani Martin Gore, Andy Fletcher e Vince Clark, dopo aver esplorato stili musicali di acts che cominciavano a imporre nuove tendenze musicali (Cure, Ultravox) incontrano Dave Gahan ad una jam session e lo reclutano immediatamente, colpiti dalla sua eleganza nell’eseguire Heroes di David Bowie. Sono nati i Depeche Mode.
Si tratta di un esordio che rappresenta a malapena un abbozzo dello stile inconfondibile che caratterizzerà gli album successivi. Il songwriting di Vince Clark è finalizzato all’immediatezza dell’ascolto, e lascia poco spazio a un’inventiva più complessa. Prendendo come modello le sperimentazioni elettroniche di fine anni ’70, e in particolar modo i Kraftwerk, Clark sforna undici pezzi lineari e compatti, in cui i synths disegnano ritmi danzerini e motivetti orecchiabili. È la faccia più commerciale dell’elettronica, di cui presto tutta l’Europa discotecara si innamorerà.
Dreaming of Me, New Life e soprattutto Just Can’t Get Enough saranno delle serious hit di inizio decennio, ma non hanno certo la pretesa di affascinare le orecchie più raffinate. Alcune trovate più originali non mancano: l’ipnosi ossessiva seppure ballabile di Photographic non sfigura, ma la maggior parte dell'opera si rifà a novità recenti vestendole alla moda, come la kraftwerkiana Puppets. In fondo quest’album non piace nemmeno agli stessi Depeche, come hanno dichiarato in più di un’intervista.
Clark lascerà presto il gruppo per fondare gli Yazoo, una naturale continuazione del percorso iniziato con i Depeche Mode (basta ascoltare la celeberrima Don’t Go per accorgersene). Questi ultimi, dal canto loro, non dimenticheranno le lezioni di synthesizer apprese da Vince. E continueranno la scalata al successo con il successivo A Broken Flame, che oltre a consacrarli come star mondiali, saprà unire all’indiscussa eredità di Clark l’autorevolezza delle più mature e sperimentali composizioni di Gore, rendendo lo stile degli inglesi quello che oggi conosciamo.