- Max Cavalera - chitarra e voce
- Marc Rizzo - chitarra
- Bobby Burns - basso
- Joe nunez - batteria
1. The dark ages
2. Babylon
3. I And I
4. Carved Inside
5. Arise Again
6. Molotov
7. Frontlines
8. Inner Spirit
9. Corrosion Creeps
10. Riot Starter
11. Bleak
12. (The) March
13. Fuel The Hate
14. Stay Strong
15. Soulfly V
Dark Ages
Dopo l'uscita dai Sepultura, nel 1996, del cantante/chitarrista Max Cavalera, il mondo metall subisce uno shock: tutti si chiedono "che fine faranno i Sepultura senza il brutale Cavalera?", ma la risposta a questa domanda non sono tanto gli stessi Sepultura quanto i Soulfly. E' così che inizia una nuova avventura che, inizialmente, era vista con scetticismo da parte dei più. Nel 1998 esce il primo album intitolato, per l'appunto, Soulfly; che viene accolto più che positivamente da parte di critica e fans di Cavalera i quali dicono di trovarci molto le sonorità di Roots dei Sepultura. In effetti è proprio su questo che i Soulfly puntano: un suono il più possibile tribale (Cavalera è legatissimo al suo caro Brasile e ancora di più ai suoni "rurali" della sua terra) mischiato alla potenza della chitarra a quattro corde ultra-scordata. Il risultato è un mix di forza sonora extreme metal e melodia nu-metallizzata. Continuano quindi le releases (Primitive, 3, Prophecy) fino ad arrivare a quest'ultima, Dark Ages.
Probabilmente, se non il migliore, il secondo miglior album dopo Primitive. Il suond è a dir poco straordinario, più slegato dalle coordinate dei primi album e molto più legato al groove metal e al death metal tipicamente sepulturiano, ma aggiornando il tutto agli anni 2000 con atmosfere oscure, melodie moderne, potenza filtrata dall'hardcore e inserti a volte quasi industrial. Sono ancora presenti gli inserti acustici, ma in maniera molto minore rispetto al passato.
I bassi sono pompatissimi, la gran cassa della batteria è infuocata dal continuo uso del doppio che si alterna a ritmi serrati con ritmi molto più cadenzati e "tranquilli". Le chitarre vanno a ritmo col drummer, dando così un'ulteriore potenza alla ritmica (punto fondamentale per i Soulfly). A conclusione di questo, c'è la voce bassa e rude del metaller Max.
L'album inizia con una breve intro, The Dark Ages, costituita solamente da una campionatura che crea uno scenario cupo e oscuro; subito dopo inizia la seconda traccia Babylon a suon di riff e di battute ritmate, dove la voce screamma e sprigiona rabbia per tutta la durata della song. Si passa poi a I and I, che parte subito tirata, mettendo in contrasto la melodia piuttosto speed, con la batteria che invece è ben cadenzata; la potenza di questo brano sta proprio nel mix che ricorda a tratti pezzi dei vecchi Sepultura con musiche tipiche del Crossover un pò più commerciale; il risultato è davvero una bomba. Caver Inside, invece, punta inizialmente sugli effetti del basso che sarà il componente principale insieme alla batteria; anche Cavalera decide di puntare più su un effetto deelay che sulla voce rozza e cruda, questo rende un effetto più armonico alla canzone anche se rimane ugualmente molto ma molto grezza. La canzone dopo, Arise Again, ricalca le caratteristice del brano precedente con la differenza che il ritmo è più marcato da parte del drummer ma le chitarre tirano molto di più; ci sono anche diversi break a introduzione della strofa iniziale della voce, per marcare ulterioriormente la potenza della canzone.
Frontlines è, invece, di stampo tipicamente Death. Si passa quindi a Inner Spirit, dove si dà più spazio alle sonorità melodiche ed acustiche facendo un pò ricordare i ritornelli del primo disco de Ill Nino. Altra canzone "etnicizzata" è Molotov che sembra più un canto di protesta brasiliano con sonorità Grind-Core che una canzone Crossover vera e propria. Riot Starter è una track particolarissima perchè inizia con sonorità new-age per poi cambiare in tribal-Core e finire ancora con la new-age. Si prosegue così per ancora quattro brani e si arriva all'ultima song Soulfly V che è totalmente new-age, con tanto di rumore dello scrosciare della pioggia in sottofondo; se si inizia ad ascoltare l'album da questa canzone, non si direbbe di aver comprato un cd dei Soulfly ma di Paco De Lucia. Questo brano sembra quindi fatto per rassicurare gli ascoltatori, quasi per dire che c'è sempre un esito positivo e rilassante dopo i Dark Ages.
L'album è semplicemente magnifico, era da tempo che non se ne ascoltava uno del genere, dove brutalità ed armonia si mischiano insieme per dare quel suono e quelle emozioni che solo i Soulfly riescono a trasmettere. Nonostante questo, però, vi sono alcune pecche: troppe canzoni, alcune delle quali non riescono a mischiare bene al 100% le diverse sonorità; alcuni intervalli tribali possono annoiare proprio perchè vengono messi in mezzo ad un brano che inizia con presupposti thrash/death e, ultima cosa, non tutti possono amare questa ossessiva voglia di Cavalera di mischiare le varie tendenze. Nonostante questo, il cd è ben fatto e colpisce veramente allo stomaco, soprattutto se lo si ascolta coi bassi dello stereo al massimo.