- Riccardo - voce, chitarra
- Emanuele - basso
- Jacopo - batteria
1. Aspetta Immobile
2. Messico
3. Paimei
4. Sotto la Polvere
5. L’Ascia Che Sia
6. Prima di Mezzanotte
7. Uno Per Volta
8. Vecchio
9. Default
Sospirinaria
Nati dalla ceneri di altre due formazioni della città, i Sospirinaria si formarono a Gubbio nel 2005 sposando la poderosa logica del trio, formazione che ben si adatta alle loro apparenti esigenze musicali.
Benché avessero nel sangue residui degli stili musicali inseguiti dalle band in cui militarono precedentemente i componenti, i tre ragazzi si affacciarono ad un Pop Rock velatamente “alternativo” prendendo spunto dal rock americano e (soprattutto) britannico, senza tuttavia ignorare le influenze del panorama nostrano.
Detto questo passiamo a parlare del loro disco, che effettivamente lascia emergere in modo sincero le sonorità prima descritte, proponendo canzoni melodiche e abbastanza omogenee nel complesso.
Il primo pezzo, Aspetta Immobile, musicalmente riprende molto i Cure del primo periodo, con una tipica chitarra filtrata su cui il basso disegna le sue semplici ma efficaci melodie. Un ritornello decisamente “pop nostrano” apre la strada ad un breve bridge di rock acido e distorto, mentre la voce sicura del cantante riesce a dare la giusta dose di grinta alla canzone.
Messico rende ancora omaggio a Robert Smith in modo assolutamente plateale, fortunatamente il plagio è scampato quando il frontman decide di saltare sul distorsore e il gruppo devia verso suoni più spessi e sporchi, ad un passo dal Grunge da Mtv. In ogni caso risulta essere una canzone solida e ben costruita.
Le successive Paimei e Sotto la polvere percorrono binari analoghi ai pezzi già ascoltati, mentre L’Ascia Che Sia agguanta atmosfere leggermente più cupe e riflessive, assumendo diverse sfumature musicali e distruggendo la classica struttura da canzone Pop, la voce come sempre energica ma non troppo si combina molto bene con il lavoro strumentale, e il cantante si dimostra abile e personale.
Bella anche Prima Di Mezzanotte, carica e d’impatto grazie al suo rapido alternare pulito e distorto, cantata metà in italiano e metà in inglese.
Uno Per Volta e Vecchio si propongono inizialmente come quiete e dolciastre, mentre nel finale entrambe si elettrificano inferocendosi e rientrando in registri da Rock Americano.
La finale Default è sognante e completamente strumentale, mescolando Influenze italiane ed estere conclude dignitosamente questo cd.
Complessivamente risulta essere un buon lavoro, nulla di eccezionale ma comunque ben suonato e abbastanza personale, nonostante alcuni passaggi sembrino veramente rubati dai Cure, soprattutto per quanto riguardo il suono della chitarra. Il cantante sa alternare agilmente toni dolci a toni aggressivi caratterizzando molto la musica del trio, che comunque anche a livello prettamente strumentale ricerca una sua personalità e una sua compattezza sonora.
I testi purtroppo non godono di un grande mordente, e benchè si adattino bene alla musica sembrano scritti con un po’ di fretta e superficialità.
In ogni caso un lodevole punto di inizio per una band che, se spremuta a dovere, potrebbe regalare canzoni molto buone in futuro, mescolando la sua grinta all’inevitabile commerciabilità a cui sembra rivolgersi un progetto simile.