- Tom Angelripper - voce, basso
- Grave Violator (Josef "Peppi" Dominic) - chitarra
- Chris Witchhunter (Christian Dudeck) - batteria
1. Sin of Sodom
2. Blasphemer
3. Bloody Corpse
4. Witching Metal
5. Sons of Hell
6. Burst Command Till War
7. Where Angels Die
8. Sepulchral Voice
9. Hatred of the Gods
10. Ashes to Ashes
11. Outbreak of Evil
12. Defloration
The Final Sign of Evil
Si sta diffondendo negli ultimi anni la tendenza, tra alcuni dei gruppi Thrash che al loro tempo hanno scritto la storia del genere, di ri-registrare sfruttando i moderni mezzi di produzione tracce rappresentative dei primi dischi della loro carriera. I primi a dedicarsi a tale operazione furono i Testament nel 2001, seguiti a ruota nel 2007 da Destruction e Tankard. Queste re-releases hanno spaccato in due la critica, tra quelli che, ritenendo che le inadeguate strumentazioni di cui molte band si avvalevano per la produzione dei primi dischi non permettono di apprezzare appieno la musica, accolgono a braccia aperte queste "riesumazioni" e chi invece, al contrario, si gusta le registrazioni originali, sostenendo che le moderne tecniche di registrazione tolgono parte dell'atmosfera e del calore che caratterizzavano le prime releases delle band.
The Final Sign of Evil dei Sodom si configura come un'idea nuova ed intelligente nell'ambito delle re-releases in quanto, discostandosi dai prodotti dei gruppi sopracitati, non vuole proporre ai fan l'EP In The Sign of Evil, ri-registrato con mezzi moderni, ma vuole renderlo ciò che avrebbe dovuto essere nel 1984, ovvero un full-lenght di 12 tracce, 7 delle quali erano state scartate in occasione della release originale, per esigenze della label. Angelripper ha voluto rendere questo disco il più fedele possibile all'originale, chiamando a suonare con lui i membri del line-up dell'epoca, Witchhunter alla batteria e Grave Violator alla chitarra.
Purtroppo proprio questa scelta ha rappresentato la maggior pecca del disco: Witchhunter sembra infatti non aver più preso in mano le bacchette dal 1992, anno della sua dipartita dalla band. I riarrangiamenti delle vecchie canzoni sono tutti leggermente rallentati, elemento particolarmente evidente nelle tracce Blasphemer e Outbreak of Evil e che salta subito all'orecchio di chi è abituato ai ritmi forsennati dei Sodom d'annata. Il rallentamento non è l'unico difetto della sezione ritmica: mancano infatti i frequenti stacchi che rendevano l'esecuzione di Witchhunter varia e dinamica nei primi album della band. Questo problema affligge l'album nella sua interezza, tanto che anche le tracce inedite mancano dell'aggressività tipica dei Sodom degli anni ottanta: pezzi come Sin of Sodom e Defloration, dotati di ottimi riffs che non avrebbero nulla da invidiare alle canzoni dell'EP dell' '84, vedono tutta la loro violenza annullata dalla piattezza e dalla lentezza della batteria.
Tuttavia non sempre le mancanze ritmiche impediscono di apprezzare le tracce; è il caso di Where Angels Die, in cui il vecchio Tom si esibisce in una delle sue performances più rabbiose, o di Ashes to Ashes, nella quale l'ottimo lavoro di Grave Violator riesce a far dimenticare tutto il resto.
In conclusione una gran bella idea quella dei Sodom, che riporta l'ascoltatore indietro di più di vent'anni, e che purtroppo lascia con l'amaro in bocca, se si pensa che The Final Sign of Evil avrebbe potuto tranquillamente raggiungere livelli di eccellenza, se Angelripper avesse messo da parte l'idea di suonare con il line-up originale.