- Alberto Zannier - voce
- Ivan Odorico - chitarra
- Nicola Milanese - chitarra
- Ivo Boscariol - basso
- Tommaso Corte - batteria
1. More Horror Is To Come (04:01)
2. Daydream Addiction (04:15)
3. Fuel For My Hatred (04:06)
4. Back From The Grave (04:12)
5. Portrait Of A Lie (04:53)
6. The Blessing (04:07)
7. This Is For The Sake Of Hedonism (04:33)
8. Burial (03:41)
9. The Way You Want To Die (03:06)
10. Be Quick Or Be Dead (04:00)
Obsidian
Già evidenziatisi nel 2005 grazie al loro primo studio album, tornano sulle scene i friulani Slowmotion Apocalypse. La band di Pordenone ha maturato, negli ultimi due anni, una rinnovata consapevolezza artistica, complici soprattutto i tantissimi concerti in giro per l’Italia che li hanno visti come protagonisti assoluti. Non è un caso se gli Slowmotion Apocalypse riscuotono un notevole successo anche al di fuori del bel paese, dove restano, in ogni caso, uno fra gli act più convincenti in sede live. Forti di un solido contratto con la nostrana Scarlet Records, gli Slowmotion Apocalypse tornano a bomba sul mercato con un’uscita che farà certamente la felicità degli appassionati: Obsidian.
Sono passati soltanto due anni dal pur ottimo My Own Private Armageddon, ma il gruppo di Alberto Zannier sembra aver fatto passi da gigante in questo breve periodo. Obsidian, infatti, mette in mostra una notevole maturazione artistico-compositiva, che si riflette in dieci tracce (nove inediti ed una cover) ad alto tasso adrenalinico. Rispetto all’album d’esordio, gli Slowmotion Apocalypse si sono distaccati, almeno in parte, dal classico Deathcore tanto in voga negli ultimi tempi, accentuando lievemente invece le componenti Thrash del proprio sound. Queste si concretizzano, tanto per citare un esempio, nell’iniziale More Horror Is To Come, alla quale si contrappone, stilisticamente parlando, un eccellente brano in pieno stile Swedish come The Blessing.
Difficile trovare punti deboli nell’album: la band non solo dimostra di essere maturata a livello di idee, ma anche tecnicamente. I cinque friulani hanno più confidenza con i propri strumenti e lo dimostrano durante tutto l’arco dell’opera, sfornando una serie di canzoni veramente micidiali. Dalla rabbiosa Fuel For My Hatred fino all’ottima riproposizione del vecchio classico Be Quick Or Be Dead (Iron Maiden), passando per la più cadenzata Burial, l’album si rivela compatto e tagliente in ogni suo minimo passaggio, strumentale e non. Superlativa è infatti anche la prestazione di Albi Zannier, un singer forse non stratosferico, ma che in materia di Death melodico sa cavarsela davvero egregiamente.
Obsidian è l’ennesimo buon prodotto che il nostro underground ha saputo sfornare negli ultimi anni. Band come gli Slowmotion Apocalypse vanno per forza valorizzate, anche perché non ne se trovano poi molte in giro. Complimenti dunque ad Albi e soci per aver mostrato a tutti le proprie, rinvigorite, capacità e complimenti anche alla scena Metal friulana per saper dare i natali a tanti validi gruppi della nostra penisola.