- David Shamrock - Batteria, Piano
- Carla Kihlstedt - Voce, Percussioni, Chitarra, Autoharp
- Nils Frykdahl - Chitarra 6 corde e 12 corde, Campane Tibetane, Voce
- Moe Staiano - Percussioni, Effetti Atmosferici
- Dan Rathbun - Basso, Slide Piano
1. The Companions
2. Helpless Corpses Enactment
3. Puppet Show
4. Formicary
5. Angel Of Repose
6. Ossuary
7. Salt Crawn
8. The Only Dance
9. The Greenless Wreath
10. Widening Eye
11. The Putrid Refrain
In Glorious Times
Comporre musica d'avanguardia di buon livello è da sempre stata una bella impresa; molti gruppi c'hanno provato, parecchi dei quali senza successo, mentre altri vi sono riusciti con classe e originalità, non amalgamandosi a quel calderone d'artisti che suona musica sperimentale solo perchè fa "fico" o perchè bisogna sempre farsi riconoscere. Ci sono naturalmente modi e modi di creare un sound d'avanguardia capace di affascinare e sbalordire un ascoltatore e sicuramente gli Sleepytime Gorilla Museum sono un esempio perfetto di ciò; i musicisti statunitensi rappresentano infatti uno dei gruppi più di spicco nel panorama avant rock mondiale, una banda di pazzi cabarettisti con le vene riempite da stralunato sangue dadaista e con uno spiccato senso horror/umoristico che enfatizza una musica già particolare di per sè.
Chi ha avuto la fortuna di portare alle orecchie quel capolavoro che porta il nome di Grand Opening And Closing, potrà fin da subito capire a cosa si va incontro quando si ha tra le mani un prodotto targato Sleepytime Gorilla Museum, e In Glorious Times, ultimo prodotto rilasciato dal gruppo, è un altro esempio della stravolgente carica sperimentale e innovativa che da sempre caratterizza il combo americano. Le sonorità sono come al solito al limite dell'umano: strumenti distorti, voci cupe che si alternano a cori strazianti, basi ritmiche massiccie e incalzanti, insiemi strumentali che crescono, muoiono e rinascono attraverso contorti passaggi che eliminano qualsiasi sorta di sintassi compositiva a favore di una struttura di base imprevedibile ed in costante mutamento.
Le eco progressive sono sempre presenti e si alternano diabolicamente ai cacofonici refrain in cui violini, flauti e chitarre si immergono in una lotta sonora che lascia l'ascoltatore senza una via di fuga. Salt Crown ad esempio è un esperimento cervellotico che ci stringe e ci soffoca nei suoi labirinteschi fraseggi, simili a quelli che fanno di Helpless Corpses Enactment, la traccia più "metal" dell'intero disco.
Davvero di ottimo livello sono poi la bizzarra Ossuary, traballante e insolita nelle sue trovate sia stilistiche che ritmiche, Widening Eye che può essere paragonata ad una cavalcata su un cavallo che si è appena scolato un barile di birra, e la opener Companion, un vero e proprio spettacolo cabarettistico, folle, malato, claustrofobico e doloroso per l'impatto con cui si presenta. L'album prosegue su questo filo, alternando momenti di puro caos ad aperture più pacate ma sempre criptiche e indecifrabili per ciò che nascondo sotto il proprio velo; è infatti impossibile prevedere ciò che gli Sleepytime Gorilla Museum possono tirar fuori dal proprio cappello perchè làddove ci si aspetta l'attimo più quieto e riflessivo, i pazzi musicisti se ne escono con malate martellate sonore capaci di stenderci in un sol colpo.
Chi ha già apprezzato lo stile e le particolarità che resero Grand Opening And Closing una delle migliori opere in ambito progressive/avant rock, allora non troverà fatica nel farsi piacere anche questo In Glorious Times, altro lavoro ai limiti del concepibile, un'altra epopea musicale attraverso maree impazzite e terremoti devastanti, nonostante la bellezza di quest'ultimo non è paragonabile a quella del suo predecessore. La follia, la sperimentazione, il senso del nuovo e del superamento della tradizione sono sempre forti, anche se in qualche frammento gli Sleepytime eccedono e forzano decisamente una composizione già pesante di per se. Il valore di questo disco cambierà perciò da ascoltatore e ascoltatore perchè, ovviamente, un orecchio "nuovo" verrebbe travolto da dischi di tale portata, mentre al contrario un ascoltatore maturo potrà apprezzare questa musica, buono esempio per far capire alla gente che ci sono ancora artisti veramente capaci di comporre musica sperimentale e che si meritano quel tanto osannato appellativo "avantgarde".