- Dale Grundle - voce, chitarra, basso, pianoforte, Hammond, Rodes, e-bow, battiti di mani e piedi
- Michelle So - violoncello, pianoforte, battiti di mani e piedi
- Tom Page - batteria, percussioni
Guests:
- Ben Eshmade - French horn in Human Blues
1. Setting Fire To Sleepy Towns
2. The Lockkeeper's Cottage
3. You And Me Against The World
4. The Shape Of Things To Come
5. Macosquin, Coleraine
6. Broken Homes
7. Clocks And Clones
8. Human Blues
9. Dressed For Rain
10. Islands
We're Becoming Island One By One
Sotto il magico ma mesto moniker di The Sleeping Years si cela l’incubo esistenziale di Dale Grundle, musicista irlandese già attivo in passato con la sua creatura Indie Pop denominata Catchers, con la quale si guadagnò significativi tour a fianco di celebrità del calibro di Oasis e Pulp.
A distanza di quasi quindici anni da Mute, album di esordio dei Catchers registrato con Mike Hedges di U2, Manic Street Preachers e Travis, Grundle fa riecheggiare gli spettri del passato nel piccolo gioiello We’re Becoming Islands One By One, pubblicato sotto la francese Talitres Records all’interno del circuito indipendente.
Ad affiancare il cantautore irlandese in questo viaggio all’insegna dell’introspezione sono intervenuti Tom Page alla batteria e percussioni e Michelle So al pianoforte e violoncello, arricchendo l’intima atmosfera plasmata lungo le dieci tracce che costituiscono il platter.
Il registro stilistico assunto dal progetto The Sleeping Years si compone di reminescenze di Folk acustico e cantautorale cresciute su un substrato Indie Pop, ricco di contaminazioni dalla tradizione Brit degli anni Novanta.
La poetica di Grundle si avvia con Setting Fire To Sleepy Towns, manifesto dell’opera che introduce la compostezza e l’eleganza della dimensione The Sleeping Years: i dialoghi tra il sublime tono vocale del cantautore e i tristi arpeggi di chitarra acustica vengono attraversati da posati interventi di pianoforte e violoncello, giungendo alla definizione del sound caratteristico della tradizione alternativa anglosassone.
Neanche la dolcezza che trasuda dalla seconda The Lockkeeper’s Cottage riesce a risollevare l’album dalla condizione di perdita e di desolazione che permea i racconti di Grundle; solo infatti il ritmo di You And Me Against The World, carico della freschezza di cui è intriso l’Indie Pop britannico, rappresenta l’unico mezzo per estraniarsi dalla realtà di solitudine dipinta nel quadro The Sleeping Years.
Il capitolo più sentito è ritratto da Broken Homes, peculiare nel suo onirico intreccio chitarra-pianoforte e brillante nel suo sviluppo dai toni minimalisti: melodie di stampo nordico colpiscono nel profondo l’animo dell’ascoltatore, rimanendo impresse nella memoria e delineando il percorso per l’evoluzione conclusiva del full-length.
L’immagine riportata sull’artwork che accompagna il disco è raffigurata da Clocks And Clones, variegato brano giocato sugli effetti prodotti da voci che si rincorrono in una sorta di monologo dedicato alla descrizione della sfera sensoriale precedente l’assopimento delle passioni.
We’re Becoming Islands One By One si colloca in definitiva come portavoce di una rinnovata sensibilità intrinseca al panorama indipendente anglo-irlandese, capace di conciliare fluidità e inventiva, senza mai risultare superficiale o sgradevole.
The Sleeping Years incarna pertanto l'essenza di un progetto che si compone di frammenti in grado di far correre lontana la mente dell’ascoltatore, permettendo di superare le sottili barriere che separano la speranza dalla disillusione.