- Tom Araya - basso e voce
- Kerry King - chitarra solista e ritmica
- Jeff Hanneman - chitarra solista e ritmica
- Dave Lombardo - batteria e percussioni
1. War Ensemble
2. Blood Red
3. Spirit in Black
4. Expendable Youth
5. Dead Skin Mask
6. Hallowed Point
7. Skeletons of Society
8. Temptation
9. Born of Fire
10. Seasons in the Abyss
Seasons in the Abyss
Dopo tre buoni album, un live e due capolavori, ad innaugurare la nuova ed ultima decade del '900 arriva Seasons in the Abyss. Uscito due anni dopo il precedente album, racchiude il sound degli Slayer in tutte le sue forme, ed anzi ne sviluppa uno inedito, fino ad allora mai esplorato. Il nuovo parto dei californiani infatti è oscuro e quasi doomico, componente che mai prima d'ora il quartetto Thrash aveva sperimentato. Ma la tipica furia Thrash rimane intatta, e quel che ne usce fuori è un disco che più oppressivo non si può, una visione dell'ultimo girone infernale, una viaggio negli abissi del Diavolo tutto di un fiato senza ossigeno. Un ibrido di morte eccellente.
L'attesa che critica e fans al tempo serbavano per questo album era tantissima, e nel momento del rilascio la tensione era a mille. Sarebbe stato più che normale mostrare segni di cedimento, quasi comprensibile che il disco in questione potesse essere un pò sottotono, dopo tutto erano ormai anni che il combo thrash si presentava impeccabile.
E invece no; gli Slayer, come del resto avviene tutt'oggi, sapevano perfettamente cosa far sprigionare dai propri strumenti, ed ancora una volta non sbagliarono, ed il risultato fu un ennesimo ottimo lavoro.
Il disco è composto da dieci fulmini, tutti pezzi di media lunghezza, veloci e taglienti ma spesso anche cadenzati e marziali, un alternarsi di furia e decadenza per un impasto finale nocivo e massacrante. Difficile non rimanere illesi da queste bordate: Seasons in the Abyss è claustrofobico ed angoscioso, ed ha bisogno di più ascolti per essere assimilato appieno.
Parte sparatissimo con una classicissima War Ensemble piena di riffs laceranti, urla rabbiose ed assoli vorticosi. Blood Red è la degna erede, e lascia il passo ad Expendable Youth e Dead Skin Mask, le quali mostrano perfettamente la nuova matrice oscura del combo americano. I pezzi infatti sono sonoricamente parlando criptici, e soprattutto la traccia numero cinque ci regala un mood pieno di sconforto che sicuramente non lascierà indifferenti.
Scorci di paesaggi e laghi danteschi, fiamme nere dell'Inferno e voci "innocenti" sono la base della lavorazione di questo platter che sicuramente è il più singolare in casa Slayer.
Nella sua parte centrale il full lenght slayerano ci mostra la sua facciata più intimista, condita tra l'altro da testi diretti e a volte orrorifici ma sicuramente di grande valore emotivo.
A differenza degli altri lavori degli stessi, questo disco conserva una carica quasi magica che, scaturita soprattutto dal lavoro di chitarra e batteria, lascia davvero attoniti.
La registrazione sottolinea enormemente questo fattore, e la conclusiva title track, di cui è stato girato anche un video clip, abbraccia a se perfettamente un pò tutto il sound di questo disco che a volte a pieno torto viene troppo tralasciato dai fans.
Effettivamente in questo album non è presente una canzone inno come poteva essere Angel of Death per Reign in Blood, ma è nella sua completezza, ed è una volta assimilato interamente che questo lotto saprà affascinarvi pienamente. Le armonizzazioni e gli assoli della coppia Hanneman King sembrano uscite dalla mano di una sorta di Tony Iommi imbastardito dal thrash metal americano, e il risultato ve lo assicuro, è subliminale.
Un album sulfureo che sa ipnotizzare e sa angosciare al punto giusto.
Non è propriamente un tradizionalissimo album à la Slayer, ma anzi questo disco ha quasi funzione divisoria tra i vecchi Slayer, quelli più classici cioè, e i nuovi, quelli del '90.
Ma non c'è assolutamente da preoccuparsi né tantomeno da allarmarsi: tutti gli amanti della band, e tutti gli afiçionados del Thrash più duro sapranno trovare ancora una volta pane per i loro denti, solo che questa volta occorrerà impegnarsi un po di più prima di poter scapocciare liberamente sulle note opprimenti di Seasons in the Abyss (d'altronde anche il titolo è nettamente esplicito).
Per tutti coloro cercano un Thrash metal maturo ed adulto, originale, violento e senza compressi, tecnico e lavorato, a volte riflessivo e ragionato altre sparato e diretto, Seasons in the Abyss è esattamente l'ideale. Semplicemente storico: da ascoltare ripetutamente tutto di un fiato. Ripetutamente ed ossessivamente...proprio come suona questo disco.