- Johnny Solinger - voce
- Scotti Hill - chitarra
- Snake Sabo - chitarra
- Rachel Bolan - basso
- Dave Gara - batteria
1. Disease
2. Another Dick In The System
3. Pulling My Heart Out From Under Me
4. When God Can´t Wait
5. Shut Up Baby, I Love You
6. Strenght
7. White Trash
8. You Lie
9. Nothing
10. Love Is Dead
11. Let It Ride
12. You Lie (Bonus track)
Revolutions Per Minute
Provando a ripensare ad albums che hanno fatto la storia dello Street/Glam come Skid Row del 1989 o Slave To The Grind del 1992, o magari a pezzi indimenticabili come 18 & Life, I’ll Remember You, In A Darkened Room, Quicksand Jesus, Wasted Time, e poi ascoltando quest’ultimo Revolutions Per Minute viene naturale chiedersi dove sia finito quel favoloso gruppo che a cavallo tra due decenni aveva alimentato e tenuto in vita le speranze di molti in un genere, l’Hard Rock appunto, che da lì a poco avrebbe vissuto una profonda crisi.
Gli Skid Row purtroppo hanno pagato a carissimo prezzo l’uscita dal gruppo del loro membro di maggior classe e carisma, quel Sebastian Bach dalle immense doti canore e dalla impressionante estensione vocale, e se il precedente Thickskin del 2003 era riuscito almeno a tenersi ad un livello medio, adesso c’è veramente poco da salvare in quest’ultimo lavoro del combo del New Jersey.Il loro nuovo sound punta su evidenti influenze Punk e talvolta sconfina addirittura in contaminazioni country, elemento quest’ultimo che riesce a dare quanto meno sapore a pezzi come When God Can’t Wait e You Lie, che non vanno oltre comunque un apprezzamento di mera simpatia, fin troppo derivato invece il Punk orecchiabile di brani come Pulling My Heart Out From Under e Nothing, dove sembra quasi di sentire Offspring, Green Day et similia, non del tutto convincente poi la prestazione del nuovo batterista Dave Gara, e lo si nota purtroppo proprio nei pezzi più orientati allo Street come l’opener Disease o Shut Up Baby I Love You. Unici lampi di, comunque modesto, Hard Rock sono Strenght e White Trash. E neanche la buona produzione affidata a Michael Wagener, che collaborò alle prime due releases della band, riesce a risollevare le sorti di quest'album.
E’ un vero peccato che una band tanto amata dai rockers di tutto il globo, compreso il sottoscritto, e che tanto ha contribuito alla causa del genere stia attraversando un periodo di assoluta confusione ed una continua involuzione. Non ci resta che sperare che si tratti di un passo falso, dal quale però sembra dura riprendersi.