Mantaray è il primo capitolo discografico di Susan Janet Ballion, più nota al pubblico internazionale con il nome di Siouxsie Sioux, sovrana della scena Post-Punk inglese con i suoi Banshees ed attiva dal 1981 con il suo progetto parallelo The Creatures. Siouxsie giunge alla pubblicazione dell’esordio da solista dopo trent’anni di carriera, che hanno rappresentato un tassello importante all’interno del panorama Rock dall’esplosione del Punk all’evoluzione della nuova scena alternativa.
Dopo aver sciolto ufficialmente i Banshees nel 1996, la cantante ha focalizzato la sua attenzione solo sui The Creatures, componendo nel 2003 l’album Hai!, lavoro ispirato alla cultura giapponese e capace di posizionarsi al numero 153 della chart inglese.

La particolarità di Siouxsie è sempre stata quella di spaziare su diversi generi musicali perché, partendo dal primordiale Punk dei Settanta, coprì con efficacia la scena New Wave, contribuì allo sviluppo del Gothic Rock e non disdegnò i meandri alternativi degli anni Novanta. Mantaray è invece un platter che risente profondamente della maturità stilistica dell’ormai cinquantenne Siouxsie, che conferisce alle composizioni un approccio da vera song-writer, fondendo Alternative, Pop ed un gusto elettronico.
L’opener Into A Swan è ricca di distorsioni e di tappeti elettronici che raffigurano la discreta base su cui si innesta la voce di una Siouxsie ormai più vicina all’ideale di “diva del Rock” rispetto alla ragazza figlia della generazione Post-Punk di capolavori come Juju e Kaleidoscope.
Sebbene la registrazione e la produzione del disco siano moderne ed impeccabili, grazie al lavoro svolto da Steve Evans (collaboratore di Robert Plant) e Charlie Jones (attivo in supporto dei Goldfrapp), il platter si presenta abbastanza insapore in tracce come About To Happen e Here Comes That Day, simboli di un Pop sfarzoso quanto amorfo.
Loveless, la migliore dell’album, conserva invece un andamento più meccanico nella sua atmosfera oscura, impreziosita dalla voce emotiva ed espressiva di Siouxsie; la lenta If It Doesn’t Kill You permette di spezzare l’incedere di Mantaray, ma fa ricadere lo stile su un Pop poco ricercato e abbastanza giocato su un  romanticismo sonoro alquanto scontato.
La solare They Follow You presenta una faccia ancora diversa della cantautrice inglese, che muta anche il tono vocale, raggiungendo una direzione più distesa ma ugualmente ricercata.
Le usuali sezioni strumentali sono arricchite dall’impiego dello Zither e dell’Ukukele, che fanno acquisire una certa eleganza a numerosi fraseggi.

In definitiva, il nuovo solo album di Siouxsie può essere apprezzato come considerato una mera operazione commerciale targata Universal, collocatasi già alla trentanovesima posizione nella classifica britannica. Il nuovo stile di Siouxsie Sioux rappresenta una musicista arrivata ad aprire un nuovo capitolo della propria carriera, che si presuppone abbastanza ricco di contenuti. Tuttavia il song-writing deve essere strutturato meglio per dare compattezza alle opere future, senza disdegnare uno sguardo nostalgico verso il passato Post-Punk della dark lady inglese.