- Danny - voce
- Paul - chitarra
- Roger - chitarra
- Collin - basso
- Andy - batteria
1. Give Up (02:21)
2. Auburn (03:07)
3. The Next Time I Go (02:11)
4. The Days You've Come To Fear (02:37)
5. Ghost Story (03:17)
6. Deadlocked (00:37)
7. Shadows (03:02)
8. Ruin (02:32)
9. Target Practice (01:45)
10. Cheated (01:28)
11. Comfort (03:46)
12. Wait (02:39)
Disconnecting
Ultimamente l’Hardcore, genere che qualche anno fa sembrava sparito dai grandi palcoscenici internazionali, sta rivivendo un periodo di grande fermento. Le nuove correnti, i suoni spesso derivati da altri generi e le centinaia di giovani gruppi in erba sono solo alcuni dei fattori che dimostrano lo stato di grazia di uno dei movimenti più violenti di sempre in ambito musicale. Talvolta però, capita di avere a che fare con band veramente inutili, prive di personalità e carattere, cui dischi vengono prodotti da label ormai pratiche a sfruttare maliziosamente i trend del momento. Fortunatamente, non appartengono a questa categoria i Sinking Ships, formazione nata nell’estate del 2004 e composta da cinque ragazzi di Seattle. Il gruppo, con alle spalle ben due demo, di cui uno autoprodotto, ed un EP, si appresta a pubblicare, tramite la Revelation Records, che nel frattempo li ha messi sotto contratto, il proprio debutto discografico: Disconnecting.
L’impatto con il disco è semplicemente devastante, paragonabile ad uno tsunami che, con la sua furia prorompente, travolge tutto ciò che incontra sul suo cammino. L’Hardcore dei Sinking Ships è tale quale: non dà tregua, non concede pause, sputa in faccia all’ascoltatore una rabbia inverosimile. Give Up, sotto questo punto di vista, ne è un esempio più che lampante. L’opener, dopo qualche confusionale secondo introduttivo, sprigiona una potenza quasi disumana. I Sinking Ships non sono però delle semplici e fredde macchine distruttrici, bensì ragazzi con sentimenti veri, che riescono a trasmettere nel loro sound, regalando all’album una fortissima, ed altrettanto singolare, dose di emotività. Le melodie di chitarra sono malinconiche, il cantato allo stesso tempo violento e disperato, i testi introspettivi ed avvincenti, talvolta caratterizzati da un sapore di rivincita che si riflette in modo sorprendente nella musica. A livello di liriche, infatti, si può addirittura parlare di un concept album. Il termine disconnecting rappresenta perfettamente il tema principale del disco, intorno al quale ruotano tutte le dodici tracce. Si passa dalla già citata Give Up all’ottima The Next Time I Go, probabilmente le due canzoni migliori del platter insieme a Ghost Story, pezzo più pacato e quindi orecchiabile rispetto agli standard dei Sinking Ships.
I possenti cori, in stile Agnostic Front, rimangono una prerogativa di tutto l’album, la cui produzione non merita altro che elogi. E’ incredibile come i suoni risultino sporchi senza necessariamente apparire poco curati o come le registrazioni sembrino provenire direttamente da un garage americano mantenendo comunque un’altissima godibilità. Fin qui il disco si rivela pressoché perfetto, ma purtroppo non è realmente così e per capirlo basta proseguire con l’ascolto. Nella fase centrale di Disconnecting si assiste difatti ad un discreto calo, che colpisce in ugual modo qualità e creatività. Che dire poi dell’inutile Deadlocked? Già la durata media delle tracce non è altissima, se poi i Sinking Ships propinano all’ascoltatore canzoni brevissime e scialbe, prive di quel personalissimo impeto a cui la band aveva fino ad ora abituato… Questo tipo di canzoni smorzano non poco l’incisività dell’intero album, il quale rischia perciò di finire presto nel dimenticatoio. Disconnecting riserva però ancora delle sorprese. Comfort e Wait, infatti, chiudono il full lenght riportando lo stesso a livelli eccezionali, persino superiori rispetto a quelli delle track iniziali, e permettono così ai cinque statunitensi di pensare al futuro con maggiore fiducia e sicurezza.
Disconnecting va innanzitutto lodato per la sua capacità, tutt’altro che scontata al giorno d’oggi, di unire aggressività ed emotività, un connubio da sempre vincente in campo musicale, ma non solo. Non mancano i pezzi destinati a diventare presto dei classici del gruppo e nemmeno quei testi che stimolano la mente, costretta pertanto a riflettere sui vari problemi che affliggono i giovani del nostro tempo. Ad impreziosire il tutto un booklet curatissimo e molto particolare, che a tutto fa pensare fuorché ad un disco Hardcore. Questi ragazzi ci sanno fare, sono assolutamente genuini e non hanno peli sulla lingua, vanno inevitabilmente tenuti d’occhio.