Quando nel 2000 i Tiromancino si presentarono, da emeriti sconosciuti sebbene con già quattro album alle spalle, sul palco dell'Ariston, Riccardo Sinigallia faceva ancora parte del gioco. Forse non s'immaginava che quel trampolino di lancio avrebbe proiettato il combo nell'elite di un raffinato pop d'autore, ma soprattutto mai avrebbe pensato che si sarebbero schiusi orizzonti commerciali fino a quel momento inimmaginabili.Tuttavia non fu la canzone sanremese (Strade) a lanciarli nella nostra hit parade, quanto quella Due destini (inserita nella colonna sonora de Le fate ignoranti) che, nel suo incedere rifaceva smaccatamente il verso a un certo Lucio Battisti di fine anni settanta. All'indomani dell'uscita de La descrizione di un attimo, Riccardo Sinigallia se ne andò, lasciando la sigla al solo Federico Zampaglione, il quale, bisogna riconoscerlo, è riuscito a gestirla con grande sagacia, dispensando ancora due dischi di fresco cantautorato moderno senza quasi mai cadere nel dozzinale.
Non sembra che Riccardo Sinigallia si sia mai pentito della propria dipartita. La carriera solista da allora intrapresa, per quanto molto meno esposta ma non per questo meno incisiva, è riuscita a compensare e soddisfare le sue urgenze artistiche. Con Incontri a Metà Strada il capitolino, alla seconda prova solista, dimostra di aver raggiunto una maturità compositiva tale da non provare invidia alcuna verso il più famoso ex compagno di ventura.
Nove brani più un piccolo strumentale in chiusura per formare un album che se da una parte rimanda sicuramente su sentieri già battuti dai Tiromancino (e come poteva essere altrimenti), dall'altra trasmette lo sforzo, l'impegno e la volontà di voler andare oltre i confini della semplice composizione d'autore. Lasciato per strada qualsiasi rigurgito tecnologico, l'album si dipana su un soffice stile cantautorale dove la parca strumentazione non invade mai la felice vena compositiva che ha baciato Riccardo Sinigallia nella stesura del lavoro.
Sinigallia ha pensato di usare questa volta un forma canzone che possa raggiungere un pubblico più vasto. Lo stesso autore ha confessato di non partire più da un semplice synth al computer per creare le sue canzoni; affermazione sorprendente alla luce di quanto dichiarato dallo stesso Sinigallia, che ha realizzato 18 versioni de Il nostro fragile equilibrio prima di fare una scelta.
Canzoni leggermente più suonate come nella iniziale antonellovendittiana Finora oppure nelle autobiografiche Laura (la sua compagna) o Amici nel tempo dove i ricordi affiorano con delicata malinconia, altre più sommesse dove si lascia accompagnare dalla sola chitarra acustica o da languidi tocchi pianistici per dipingere intimi quadretti d'autore colorati da tenui tinte pastello che sembrano quasi voler chiedere il permesso di entrare, tanto sono semplici e fragili nella loro struttura.
Da segnalare la presenza di Filippo Gatti e di Emidio Clementi in Anni di pace la canzone forse meno convenzionale di tutto il disco. Non è sicuramente il disco definitivo di Riccardo Sinigallia, almeno questo è ciò che gli (e ci) auguriamo ma gli ormeggi sono stati tolti e la navigazione verso un cielo stellato e lì a portata di mano.
Finora
Laura
Amici nel tempo
Il nostro fragile equilibrio
Se potessi incontrarti ancora
Uscire fuori
Una canzone per fede
Anni di pace
Impressioni da un'ecografia
Ciao
Incontri a Metà Strada
Quando nel 2000 i Tiromancino si presentarono, da emeriti sconosciuti sebbene con già quattro album alle spalle, sul palco dell'Ariston, Riccardo Sinigallia faceva ancora parte del gioco. Forse non s'immaginava che quel trampolino di lancio avrebbe proiettato il combo nell'elite di un raffinato pop d'autore, ma soprattutto mai avrebbe pensato che si sarebbero schiusi orizzonti commerciali fino a quel momento inimmaginabili.Tuttavia non fu la canzone sanremese (Strade) a lanciarli nella nostra hit parade, quanto quella Due destini (inserita nella colonna sonora de Le fate ignoranti) che, nel suo incedere rifaceva smaccatamente il verso a un certo Lucio Battisti di fine anni settanta. All'indomani dell'uscita de La descrizione di un attimo, Riccardo Sinigallia se ne andò, lasciando la sigla al solo Federico Zampaglione, il quale, bisogna riconoscerlo, è riuscito a gestirla con grande sagacia, dispensando ancora due dischi di fresco cantautorato moderno senza quasi mai cadere nel dozzinale.
Non sembra che Riccardo Sinigallia si sia mai pentito della propria dipartita. La carriera solista da allora intrapresa, per quanto molto meno esposta ma non per questo meno incisiva, è riuscita a compensare e soddisfare le sue urgenze artistiche. Con Incontri a Metà Strada il capitolino, alla seconda prova solista, dimostra di aver raggiunto una maturità compositiva tale da non provare invidia alcuna verso il più famoso ex compagno di ventura.
Nove brani più un piccolo strumentale in chiusura per formare un album che se da una parte rimanda sicuramente su sentieri già battuti dai Tiromancino (e come poteva essere altrimenti), dall'altra trasmette lo sforzo, l'impegno e la volontà di voler andare oltre i confini della semplice composizione d'autore. Lasciato per strada qualsiasi rigurgito tecnologico, l'album si dipana su un soffice stile cantautorale dove la parca strumentazione non invade mai la felice vena compositiva che ha baciato Riccardo Sinigallia nella stesura del lavoro.
Sinigallia ha pensato di usare questa volta un forma canzone che possa raggiungere un pubblico più vasto. Lo stesso autore ha confessato di non partire più da un semplice synth al computer per creare le sue canzoni; affermazione sorprendente alla luce di quanto dichiarato dallo stesso Sinigallia, che ha realizzato 18 versioni de Il nostro fragile equilibrio prima di fare una scelta.
Canzoni leggermente più suonate come nella iniziale antonellovendittiana Finora oppure nelle autobiografiche Laura (la sua compagna) o Amici nel tempo dove i ricordi affiorano con delicata malinconia, altre più sommesse dove si lascia accompagnare dalla sola chitarra acustica o da languidi tocchi pianistici per dipingere intimi quadretti d'autore colorati da tenui tinte pastello che sembrano quasi voler chiedere il permesso di entrare, tanto sono semplici e fragili nella loro struttura.
Da segnalare la presenza di Filippo Gatti e di Emidio Clementi in Anni di pace la canzone forse meno convenzionale di tutto il disco. Non è sicuramente il disco definitivo di Riccardo Sinigallia, almeno questo è ciò che gli (e ci) auguriamo ma gli ormeggi sono stati tolti e la navigazione verso un cielo stellato e lì a portata di mano.
TRACKLIST:
- Finora
- Laura
- Amici nel tempo
- Il nostro fragile equilibrio
- Se potessi incontrarti ancora
- Uscire fuori
- Una canzone per fede
- Anni di pace
- Impressioni da un'ecografia
- Ciao