Chris Lindstrom - Tastiera, voce
Vince Palamara - Chitarra elettrica, chitarra acustica
Kevin O' Connor - Basso, chitarra ritmica, voce
Rob McHirella - Percussioni
1. Beyond And Before Us
2. Goodbye Kristi Love
3. Despite The Times
4. Strange Premonition
5. Last Night
6. Behind Closed Doors
7. Spanish Eyes
8. I Can't Hide
9. Lose Yourself
10. Government Communication
11. The Autumn
12. No Give And Take
13. Valley Of Death
14. Wasting My Time
15. Hole The Dark
16. One Thousand Years
17. Medley: Lifeworld/Carolyn
Silent Choir
La scena rock americana riserva sempre molte sorprese in ambito musicale e ci offre un numero quasi infinito di nuove leve. I Silent Choir, ad esempio, vengono dalla Pennsylvania, in particolare dalla cittadina di Pittsburgh, e sono dediti ad un sound molto particolare che può essere tranquillamente accostato al Progressive Rock.
La band nasce dalla mente di Chris Lindstrom, tastierista nonché principale compositore della band, affiancato dal chitarrista Vince Palamara. Al duo si aggiungono Kevin O’ Connor al basso e Rob McHirella alle percussioni, andando a formare il nucleo principale dei Silent Choir. Il primo entrò a far parte della band nel tardo 2003, mentre il percussionista si unì emtrò nella band nel 2005. Gli altri due componenti invece hanno sempre affiancato un tipo di lavoro pressochè “normale” alla loro grande passione per la musica.
Il primo lavoro della band, omonimo, esce in questo 2006, ma sfortunatamente per la band non colpisce particolarmente l’ascoltatore. Poca l’inventiva, poche idee, ma tutto sommato un disco non totalmente da buttare. In particolare, si sente fortemente la mancanza di una sessione ritmica in grado di sorreggere le canzoni a sufficienza. Nel novembre 2006 tuttavia, il gruppo ha reclutato nelle sue file un batterista, Tom Ward. La sua assenza in questo full-lenght si fa purtroppo sentire.
Il disco si compone di ben 17 pezzi (forse un po’ troppi), è autoprodotto e presenta una produzione modestissima. Il brano di apertura, Beyond And Before Us, ci fa precipitare nel mondo Silent Choir, dove la tastiera e la voce di Lindstrom fanno da padroni. La canzone è una delle migliori del disco, incentrando praticamente tutto sul cantabilissimo ritornello. Dopo di ciò, il disco si mantiene su livelli pressochè mediocri, proponendo delle melodie e dei pezzi oltre che scontati, molto simili tra loro. C’è comunque da dire che una certa monotonia è dovuta soprattutto all’eccessiva quadratura della sezione ritmica, quasi un contorno al resto degli strumenti. Non mancano comunque dei momenti più ispirati, come ad esempio la sesta Behind Closed Doors o la ballata I Can’t Hide.
La parte finale del disco è sicuramente quella meno ispirata, infatti tralasciando Hole In The Dark, assistiamo ad un susseguirsi di pezzi abbastanza anonimi, che culminano nel medley finale, molto retrò come sonorità (alcune aperture sono accostabili al progressive anni 70) e alquanto monotono.
In definitiva l’omonimo disco dei Silent Choir non colpisce particolarmente, e non presenta canzoni capaci di lasciare veramente il segno nelle orecchie dell’ascoltatore, tuttavia non è per niente un disco da buttare. Le singole prove dei componenti sono pressochè buone, tranne che per il chitarrista, veramente poco convincente. Ora che la band ha finalmente ingaggiato un batterista sicuramente si cambierà musica (gioco di parole forzato…).