- Jónsi Birgission - voce, chitarra
- Kjartan Sveinsson - tastiera, pianoforte elettronico
- Georg Hólm - basso
- Orri Páll Dýrason - batteria
Hvarf:
1. Salka (06:11)
2. Hljómalind (04:58)
3. Í Gær (06:28)
4. Von (09:17)
5. Hafsól (09:50)
Heim:
1. Samskeyti (05:23)
2. Starálfur (05:30)
3. Vaka (05:21)
4. Ágætis Byrjun (06:38)
5. Heysátan (04:45)
6. Von (08:14)
Hvarf/Heim
I Sigur Rós sono una realtà che si colloca al di fuori del comune scenario musicale europeo e tale loro particolarità viene messa in evidenza anche attraverso la prima compilation Hvarf/Heim, realizzata dopo aver pubblicato quattro album di studio in grado di appassionare ascoltatori di varie estrazioni. La band islandese ha sempre saputo mantenere una freschezza di song-writing unica nel suo genere, riuscendo più volte comunque a variare il registro stilistico nella sua breve ma intensa carriera; le magie tessute dal quartetto nordico vengono ripercorse profondamente quindi con una compilation che non appare tanto come una semplice operazione commerciale, quanto come una summa degli anni trascorsi a comporre soffuse atmosfere.
L’artwork di Hvarf fa immergere da subito l’ascoltatore nei meandri dell’estremo Nord, rappresentando un paesaggio tipico delle lande dell’Islanda, in mezzo al quale sono posti i microfoni verso cui la band si sarebbe diretta per esibirsi in una data inusuale e a contatto con la natura. Hvarf/Heim non aggiunge innovazione al sound dei Sigur Rós già delineato dai precedenti ( ) e Takk, poiché in primo piano emerge ancora una band desiderosa di stupire con le sue apollinee aperture melodiche e la sua onirica fluidità: i cinque brani che formano Hvarf si presentano come tre inediti e due rivisitazioni di pezzi già pubblicati sui lavori precedenti. Salka, l’opener, doveva essere inclusa inizialmente in ( ) ma poi Jónsi e compagni decisero di concentrarsi su quelle che diventarono episodi tra i più memorabili della storia dell’act islandese; all’incedere lento e riflessivo di Salka si contrappongono prima l’esplosione di vita di Hijlómalind (precedentemente denominata Rokklagið), scritta nel 1999 ma idealmente vicina a Takk, e la vorticosa Í Gær, dotata di un andamento altalenante pur nel suo registro prettamente cupo.
Parecchio meditativa è Von, prodotta con maggiore efficacia rispetto alla timida versione con cui i Sigur Rós esordivano sul mercato mondiale nel 1997, mentre l’ultima Hafsól, presente sul singolo Hoppipolla, è una danza condotta dall’acuta voce di Jónsi e provvista di improvvise accelerazioni che coinvolgono pienamente.
Heim conserva invece un fascino tutto incentrato sulle versioni acustiche di alcune delle canzoni che hanno reso celebre il quartetto di Reykjavík, a cominciare dalle meravigliose e commoventi Samskeyti e Vaka, che gli appassionati ricorderanno rispettivamente come le malinconiche Untitled 3 e 1 di ( ).
I Sigur Rós non si limitano pertanto a proporre i brani così com’erano già stati sviluppati nei capolavori passati, ma li raffinano ulteriormente, garantendo intensa emotività.
Non manca l’inserimento di pezzi tratti da Ágætis Byrjun e Takk, tra cui spicca soprattutto Ágætis Byrjun, title-track che risente fortemente delle prime influenze Post-Rock della band.
Degna di nota è ancora la copertina che accompagna Heim, raffigurante il palco a Gamla Borg sul quale i Sigur Rós eseguirono un set acustico per i loro amici e parenti: gli affetti familiari rimangono infatti da sempre una fonte d’ispirazione per Jónsi e compagni, come testimoniato dai titoli-dedica di varie canzoni, da Salka (nome della “figliastra” di Georg) a Vaka (figlia di Orri).
Sono trascorsi alcuni anni dalle esibizioni con Godpseed You Black Emperor! e Radiohead e la formazione islandese ha acquisito una maturità stilistica profonda ed unica nel panorama alternativo contemporaneo; dotati ormai di un sound inconfondibile che ha permesso loro di conquistare milioni di fans intorno al mondo, i Sigur Rós rappresentano una realtà che sa unire musica ed immagine. La grande carica emotiva trasferita dalle loro splendide composizioni ha fatto sì che il mercato del cinema e della televisione sfruttasse a pieno una risorsa così promettente come substrato sonoro all’immagine.
Quindi si consiglia la compilation Hvarf/Heim non tanto perché amplifichi la gamma di soluzioni stilistiche proposte, quanto perché dietro di essa si cela sempre una band attenta ai particolari e capace di non abbandonarsi a mere operazioni di mercato, restando sempre attiva sotto il livello del song-writing e del restyling della propria discografia.