- Tommy Andersson
- Mattias Carlsson
- Martin Lundmark
- Tobias Netshagen
1. Sinister
2. On Our Own
3. Distance/Closure
4. Departure
5. Beaufort 9, And Rising
6. Late Night Episode
7. Nobody Noticed The Fire
Tomorrow We'll Wonder Where This Generation Gets its Priorities From
Molte volte il post rock viene definito un genere morto o che, più o meno, ha ormai espresso tutto ciò che c'era da esprimere, che non ha più l'incanto del suo primo periodo di vita, che ha insomma esaurito la sua vena creativa. In parte è vero. Senza considerare il "proto-post" di Slint, Talk Talk e Tortoise, dopo la prima grande esplosione del genere grazie ai capolavori di Mogwai, Godspeed You! Black Emperor, Explosions In The Sky, Do Make Say Think eccetera, l'apertura commerciale del post rock è andata crescendo in maniera inversamente proporzionale al livello dei dischi prodotti: le nuove post-band infatti hanno incominciato a crescere a dismisura ma solo per ricalcare i disegni già composti dai gruppi sopracitati, ma c'è come al solito l'eccezione che conferma la regola. Il grande fermento post infatti, oltre a band semplicemente fotocopia di altre, ha dato vita ad esperimenti musicali davvero sorprendenti che hanno donato linfa vitale ad un genere che sembrava oramai arenato. Basti pensare ai Magyar Posse, ai Clogs (che personalmente potrebbe vincere il premio di band rivelazione degli ultimi anni) ma anche ai September Malevolence, giovane band svedese giunta al primo full lenght nel 2005, ovvero l'abbagliante Tomorrow We'll Wonder Where This Generation Gets its Priorities From.
Il fatto di essere svedesi non è di certo una nota da lasciare in secondo piano. Da sempre si sa che ciò che proviene dalla Scandinavia è carico di particolarità e di un'attitudine diversa, anche se la giovane band di Gothenburg ricalca con non molto impegno questa caratteristica; il sound dei September Malevolence risente infatti dell'indiscutibile influenza dei mostri sacri del genere, ma riesce a scrollarsi da dosso i clichè grazie ad atmosfere dense di sfumature peculiari e di certo non strabusate. Questo sia a livello melodico, con un ampio riffing variegato e sempre profondo, sia a livello strutturale e compositivo, con quelle canzoni slegate e fluide, libere di muoversi in spazi estesi. On Our Own ne è l'esempio lampante: lenta e tremante d'intensità, commovente grazie al suo morbido giro di chitarra che anestetizza poeticamente l'ascoltatore per tutta la sua durata. Non mancano riferimenti a Mogwai et similia nello stile strumentale, i crescendo/diminuendo tipici del post rock sono presenti, ma il brano riesce comunque a brillare di luce propria, mettendo in luce l'evidente ispirazione compositiva del combo svedese. Se On Our Own colpiva con i suoi toni rilassati e avvolgenti, Distance/Closure si contraddistingue per un'attitudine più aspra e dura, più movimentata e dinamica (a tratti sembrano i Katatonia con spunti noise) ma non per questo incapace di toccare in profondità, come del resto tutti i brani che compongono questo disco.
Lungo l'ascolto i cali a malapena si colgono: Beaufort 9, and Rising si esalta in eccellenti fraseggi strumentali, Sinister ricorda molto le dinamiche degli Explosions In The Sky ma riesce in ogni caso a dominare le influenze con un song writing molto particolare, Late Night Episode ripercorre il classico andamento post rock ma penetra e commuove grazie a raffinate melodie e anche la breve Departure, con il suo pianoforte protagonista, riesce a tessere interessanti tappeti emotivi.
La conclusione è infine affidata alla stupenda Nobody Noticed The Fire, brano più lungo del disco con i suoi 13 minuti di durata ma anche uno dei più toccanti: esso riesce infatti ad incarnare al meglio la fluidità della musica espressa dai September Malevolence, un leggero scorrere di melodie ed emozioni sotto un trasparente lenzuolo di velluto, mai noioso o stancante sia nelle sue parti strumentali più impetuose, sia nei refrain pacati e malinconici, equilibrato fin nei minimi particolari sonori che compongono ogni canzone e abbastanza intenso a livello melodico da far dimenticare in ogni modo le evidenti influenze di cui il loro sound riflette. Se gli Explosions In The Sky avessero composto quest'album invece di All Of A Sudden I Miss Everyone, tutta la critica gli avrebbe definiti come il più grande gruppo post rock esistente, anche per questo lo scarso successo di Tomorrow We'll Wonder Where This Generation Gets its Priorities From, va colto nel fatto che i September Malevolence abbiano dato vita ad un disco non troppo personale ma molto meglio riuscito delle ultime opere degli stessi gruppi da cui prendono ispirazione. Ciò che mi fa premiare questo disco è il fatto che una volta finito l'ascolto non viene da dire: "Oh, sembrano gli Explosions In The Sky!" ma: "che bravi questi September Malevolence", e in effetti, lo sono veramente.