- Maurizio Zarrillo - Tastiere
- Michele Zarrillo - Chitarre e voce
- Giampiero Artegiani - Tastiere
- Paolo Faenza - Batteria e campane
- Marcello Reddavide - Basso
1. La Bottega del Rigattiere (06:01)
2. Luna Park (05:58)
3. Uno Zoo di Vetro (04:28)
4. Per un Strada Affollata (05:00)
5. Dietro una Porta di Carta (05:42)
6. Frazz (05:05)
7. Clown (04:34)
Dedicato a Frazz
Tra la moltitudine di band progressive nate i Italia nei primi anni Settanta si possono scovare gruppi che, pur non avendo fortuna dal punto di vista delle vendite, hanno ricevuto dalle divinità delle sette note il dono di generare delle autentiche gemme attraverso i loro strumenti. Tra questi si può di certo citare i Semiramis, una delle creature delle ribollenti, musicalmente parlando, “cantine” romane.
Questo gruppo ha pubblicato, purtroppo, un solo album, appunto il meraviglioso Dedicato a Frazz, distribuito nel 1973, giusto un anno dopo il loro esordio al grande festival di Villa Pamphili. Ciò che accresce il livello del loro valore è la relativa giovane età dei componenti, dai 18 anni fino ai soli 16 di Michele Zarrillo, che nonostante l’acerba età dimostra già uno strepitoso talento alla chitarra nelle numerose rincorse frenetiche e nei virtuosi duetti tra la sua sei corde e le tastiere di suo fratello Maurizio o quelle di Giampiero Artegiani, un altro grande nome in divenire della musica leggera italiana; la sua voce poi, dalle tonalità “immature” si scopre per nulla inadatta, risultando piuttosto in linea con lo stile dei cantanti di quegli anni.
L’open track fa subito entrare nelle atmosfere speciali che questo album riserva, La Bottega Del Rigattiere si presenta come probabilmente la migliore canzone dell’opera, ed introduce subito ai temi per nulla semplici trattati dai Semiramis: l’ipocrisia che aleggia nel mondo, ed in particolare in quello che coinvolge Frazz, clown infelice della maschera con cui si deve presentare al pubblico, metafora che rappresenta l’essere umano in generale, comandato come un burattino dalla società. Già da questo pezzo si intuisce il talento compositivo ed interpretativo dei cinque, fatto di numerosi cambi di ritmo, da morbidi arpeggi di chitarra a tratti di delirio o di puro hard rock; questo proprio a sottolineare le due facce, una dolce e sorridente e l’altra rabbiosa che presenta Frazz.
Da considerarsi pure un capolavoro è comunque la terza traccia, Uno Zoo Di Vetro, sei minuti di pure evoluzioni prog: dall’organo alla chitarra acustica, accompagnati sapientemente dalla batteria di Paolo Faenza, passando dai rabbiosi riff di Zarrillo, finendo con un lungo assolo di campane a concludere il pezzo.
Di un livello eccelso sono anche Luna Park, proposta dal gruppo nel sopraccitato festival romano, canzone che ripropone le emozioni di quel piccolo mondo itinerante, Per Una Strada Affollata, brano dall’importante introduzione strumentale, e che si conclude in un finale al limite dell’isterismo e Dietro Una porta Di Carta, che porta a ricordare molti dei gruppi in voga in quel periodo, come Le Orme e gli Osanna.
Negli ultimi due brani, Frazz e Clown, l’atmosfera diventa, se possibile, più cupa; l’attenzione si fissa sulla triste figura del pagliaccio, che sfoga parte della sua rabbia. ma che, finito il suo “falso” spettacolo, ritorna nella solitudine e nello sconforto.
Insomma, questo Dedicato a Frazz possiede un’atmosfera speciale, risulta davvero trascinante e sempre piacevole, davvero sembra incredibile che abbia ricevuto una così scarsa riconoscenza anche nel mondo Progressive italiano, ma il valore di questa idea è di valore difficilmente misurabile, questo album non deve mancare nella collezione di chi si diletta nell’ascolto di progressive rock, e va riposto accanto a quelli dei più grandi nomi della storia italiana di questo genere.