Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Leonardo Cammi
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Antonio Doro - basso

- Francesco Marras – chitarra

- Andrea Giribaldi - chitarra

- Luigi Usai - voce

- Flavio Fancellu - batteria




Tracklist: 

1. Where Reigns The Sword

2. In The Name Of God

3. Screaming Shadows

4. Damned Soul

5. Broken Promises (part I)

6. Broken Promises (part II)

7. The Holy Grail

8. The Shits Are Everywhere

9. Open The Doors

10. The Holy Grail (piano reprise)

Screaming Shadows

In The Name Of God

Conosciuti ai tempi della prima demotape realizzata nome Eruption, gli Screaming Shadows hanno sempre colpito per freschezza compositiva e buona amalgama sonora al servizio di un heavy metal classico ma raffinato, mai sguaiato.
A due anni due distanza dal precedente Behind The Mask i nostri ritornano con un album completo, purtroppo autoprodotto, intitolato In The Name Of God.
La qualità del platter è più discreta ed anche il suono, seppur non eccelso (la produzione della batteria è l’elemento “debole” della registrazione), è apprezzabile ed è stato ottenuto negli studio del chitarrista Francesco Marras.
Senza ombra di dubbio il sound dei nostri si basa proprio sulle chitarre del suddetto axe hero, compositore principale della band, che distribuisce diversi ottimi assoli nell’arco dell’album, in copia con l’atro chitarrista Andrea Giribaldi (da sentire, in tal senso, l’ottimo intervento dei due in Screaming Shadows); il gusto di Francesco affonda le sue radici nel metal anni ’80, ma non disdegna alcune sventole di speed-thrash in stile bay area, nonché alcuni radi fraseggi quasi prog.

L’album è strutturato, per quanto riguarda i primi pezzi, sull’opener veloce e powereggiante Where Reigns The Sword, che lascia spazio poi alle più cadenzate In The Name Of God e Screaming Shadows.
I testi dei nostri variano da storie fantasy (vedi l’opener già citata) ad aspetti più intimistici e personali, come la suite rappresentata da Broken Shadows (part I) e Broken Shadows (part II); questi due ultimi brani, più pesanti e cattivi, oscuri, si differenziano in parte dal resto delle composizioni e presentano anche alcuni parti di cantato con voce filtrata ben realizzate (non mancano anche qui ottime partiture di chitarra neoclassica ad opera dei due axe heroes). Ottima la seconda parte della suite, un lento molto decadente e oscuro, che inizia con un inquietante pezzo acustico in cui i vocalizzi di Luigi e le parti acustiche di chitarra sanno infondere profondità al brano.
Per quanto riguarda l’aspetto delle linee vocali il singer Luigi Usai dispensa una buona prestazione con ottime dimostrazioni come nel caso dell’acuto finale di Screaming Shadows e dimostra anche una discreta personalità.

Con The Holy Grail torniamo a pestare l’acceleratore con uno speed-thrash che pone ancora sugli scudi il singer e tutta le linea ritmica.
Detto questo risulta anche che i brani della parte finale del CD hanno meno personalità (fatta esclusione per la bellissima cavalcata maideniana intitolata Open The Doors) e spessore rispetto ai precedenti, che inquadrano meglio lo stile dei nostri. In definitiva se volete un buon disco di metal senza pretese di innovazione ma neanche grezzo In The Name Of God fa per voi. Potete recuperarlo direttamente tramite il sito internet dei nostri.

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