Voto: 
7.6 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Universal Music Enterprises
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Klaus Meine - Vocals
- Matthias Jabs - Guitar
- Rudolph Schenker - Guitar
- Pawel Maciwoda-Jastrzêbski - Bass
- James Kottak - Drums 

Tracklist: 


1. Raised on Rock 03:57
2. Sting in the Tail 03:12
3. Slave Me 02:44
4. The Good Die Young (feat. Tarja Turunen) 05:14
5. No Limit 03:24
6. Rock Zone 03:17
7. Lorelei 04:31
8. Turn You On 04:25
9. Let's Rock 03:21 
10. SLY 05:15
11. Spirit Of Rock 03:43 
12. The Best Is Yet to Come 04:34

Scorpions

Sting in the Tail

Formatisi addirittura nel 1965, gli Scorpions sono stati e sono tuttora la risposta europea all’hard rock statunitense che tanto spopolò negli anni 70 e 80. Duri, aggressivi ma anche sognatori e ottimi compositori di ballads melodiche, Klaus Meine e soci paiono essere arrivati al capolinea con questo Sting in the Tail. L’album in questione dovrebbe rappresentare il canto del cigno di una band a dir poco stupefacente nel mondo del rock duro. Gli anni di attività hanno fatto trasparire varie influenze nella band, fino ad arrivare a lidi sinfo/elettronici degli anni 90 anche se non si può soprassedere sulla loro virata melodica di fine anni 80 (la loro ballad più famosa Wind of Change fu simbolo del crollo del Muro di Berlino), da opporre ad album veramente pesanti, Blackout su tutti.  

Le produzioni più recenti mostravano una registrazione più moderna, con suoni pompati ma la grinta degli esordi era ancora presente dopo tanti anni ed ecco che con questo nuovo album, i nostri musicisti tedeschi possono dirsi orgogliosi per averci deliziato ancora un volta, forse l’ultima, con il loro stile inconfondibile.  Il disco apre con grinta grazie alla ritmata ed incredibilmente catchy Raised on Rock, tanto semplice nei riffs quanto coinvolgente. Klaus è il solito trascinatore dietro il microfono mentre come abbiamo detto, la produzione si fa più “live” e meno “studio” per un suono più secco e 80s se vogliamo. Più scanzonata ancora la title track, mostra ottimi riffs in wha-wha del duo storico Jabs-Schenker ed una batteria che marcia bene al fine di donare la giusta pesantezza e grinta. Come al solito, il ritornello è di facilissima memorizzazione per continuare con la lenta ma incalzante Slave Me, puro concentrato di energia con riffs pesanti come macigni che spesso sfociano in aperture melodiche, anche questa volta in occasione del ritornello e della fase solista. Tarja Turunen presta la sua voce melodiosa ma potente per la prima ballad del disco, ovvero The Good Die Young e si abbina perfettamente alle melodie ricercate e decadenti.

La grintosa accoppiata No LimitRock Zone è una ventata di energia pura e ci riporta sullo stile dei primi brani; quindi chitarre corpose, maggiormente presenti ed un ritornello volutamente esaltato per fare urlare il pubblico in sede live. La semplicità e linearità delle strutture viene abbandonata per la più riflessiva Lorelei, ovvero seconda riuscita ballad del disco. Le pene d’amore spadroneggiano nel testo mentre in Turn You On la voglia di fuggire e di fare festa ispira un ritmo più deciso a supportare alcuni palm-muting riffs ed un’esplosione di melodia hard-rock in occasione del ritornello. Nulla cambia fino a Sly, terza discreta ballata del disco seguita dalla quarta, ovvero la finale The Best Is Yet to Come, forse la migliore delle quattro, come congedo di una band importantissima nel campo. Spesso quando si citano importanti band del rock duro, ci si dimentica degli Scorpions solo per il fatto di arrivare da un Paese forse più conosciuto per i generi estremi e questo è grave. Ad ogni modo, Sting in the Tail annovera canzoni più che discrete se si considera la mera qualità e direi eccezionali se si considera l’età media dei componenti e i loro anni di carriera. Un saluto, eterni ragazzini.  

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