:
- Satyr - Voce, Chitarra, Basso
- Frost - Batteria
1. My Skin is Cold (05:06)
2. Live Through Me (Re-mastered) (05:12)
3. Existential Fear-Questions (Re-mastered) (06:02)
4. Repined Bastard Nation (Live w/orchestra) (05:48)
5. Mother North (Live w/orchestra) (09:06)
My Skin is Cold
Tornano a far sentire la propria voce i norvegesi Satyricon con questo EP in preparazione all'uscita del nuovo album, atteso per la seconda metà del 2008: “My Skin is Cold”, della durata di circa mezz'ora, è composto di un'omonima canzone inedita, due scarti di “Volcano” ripescati per l'occasione (all'epoca erano finiti come bonus tracks su un'edizione speciale in vinile della Moonfog) e due grandi classici del gruppo (“Mother North” e “Repined Bastard Nation”) registrati dal vivo col supporto dell'orchestra.
Vista la tracklist, è ovvio che il principale motivo d'interesse risulti essere la nuova “My Skin is Cold”, un brano di cinque minuti che però non fa che confermare il pessimo stato d'ispirazione di Satyr: lo stile è pressochè assimilabile a quello mostrato sul precedente “Now, Diabolical”, una specie di Black'n'Roll cadenzato e cupo, reso però inconcludente da un main riff assolutamente anonimo, dalla batteria moscia e dalla voce gracchiante, oramai priva del minimo pathos: il ritornello rallenta ulteriormente il ritmo e la tensione (declamando stancamente 'my skin is cold – your skin is cold' senza particolari accorgimenti), ma peggio riesce a fare l'impacciata sezione centrale, che si trascina avanti senza trovare sbocco in un assolo o in un crescendo, ma tornando semplicemente a riallacciarsi alla strofa iniziale, peraltro senza dare l'impressione di aver indovinato un miglior groove.
Il livello si alza con le due successive tracce, due bonus-tracks dell'era-“Volcano” rimasterizzate per l'occasione: pur trattandosi di brani non sufficientemente buoni per finire su quel disco (probabilmente l'ultimo apprezzabile prodotto a nome Satyricon) si nota subito un netto cambio di passo rispetto a “My Skin is Cold”: chitarre più dinamiche e ricche di colore, sound più movimentato, ritmi discretamente vari, a tratti anche grintosi. Due pezzi minori, poco più che discreti, ma che fanno bella figura grazie al posizionamento in scaletta subito dopo il fiasco d'apertura.
Troppo netto però il divario qualitativo quando si sente il devastante e catchy riff iniziale di “Repined Bastard Nation” o quello, storico ed evocativo, di “Mother North”: nella prima (anch'essa estratta da “Volcano”) l'intervento dell'orchestra è minimo, e non altera nella maniera più assoluta l'andamento del brano (che peraltro ha sempre fatto della sua sfrontata attitudine Rock la carta vincente, ed è pertanto poco atta ad essere riarrangiata in veste classico-sinfonica); va meglio nel secondo caso, con i profondi fiati dell'orchestra a sostituire le tastiere e a farsi quindi carico non solo della sontuosa introduzione, accompagnata a gran voce dal pubblico, ma anche di molti contrappunti nel corso del brano, utili a dare ulteriore corposità e maestosità ad una canzone oramai divenuta leggendaria: entrambe sono buone esecuzioni, ma non in grado di competere con le rispettive studio-version.
EP a due facce dunque: il futuro per il duo norvegese sembra sempre più bigio e la parabola discendente del Satyr compositore continua a far temere il peggio per il prossimo album: si spera con tutto il cuore di essere smentiti, e che i Satyricon trovino la verve e le idee necessarie a far prendere vita a questo loro stile odierno; d'altronde, lo sguardo al passato è impietoso, se è vero che bastano due modeste outtake da Volcano a far impallidire il nuovo “singolo di lancio”.
“My Skin is Cold” (peraltro limitato a 400 copie) è dunque una pubblicazione nettamente evitabile per chiunque non sia un fan accanito dal nuovo corso Satyr-iano: si attenda piuttosto il nuovo full-length, anche se le premesse non sono propriamente entusiasmanti...