- Vorph - chitarra e voce
- Xy - programming, tastiere, percussioni
- Makro - chitarra
- Masmiseim (Christophe Mermod) - basso
1. Solar Soul 03:44
2. Promised Land 03:57
3. Slavocracy 03:30
4. Western Ground 04:06
5. On The Rise 03:51
6. Alliance 03:40
7. Suspended Time 03:44
8. Valkyries' New Ride 03:53
9. Ave! 04:15
10. Quasar Waves 03:36
11. Architect (Bonus Track)
12. Olympus 04:39
Solar Soul
Quando presi tra le mani Solar Soul dei Samael sapevo di dovermi aspettare qualcosa di ancora più lontano dal metal rispetto ai lavori precedenti, e non potevo sbagliarmi tanto. I Samael nascono nel 1987 come old school Black Metal band e rimangono aderenti a tale genere per i loro primi tre full-lenght, Worship Him, Blood Ritual e Cerimony of Opposites, dischi che, pur lasciando trasparire la forte influenza derivata da gruppi come Bathory e Celtic Frost, lasciano già intravedere la ricerca di uno stile personale da parte della band la quale, già a partire da Blood Ritual, comincia a far uso, seppure non in larga scala, di sintetizzatori e tastiere. La vera e propria metamorfosi stilistica del gruppo avviene nel 1996 con Passage: il quartetto svizzero si immerge completamente nel sound Electronic/Industrial che l'ha caratterizzato fino ad oggi, senza però abbandonare del tutto l'impronta Black delle origini. Xy, il quale, insieme al fratello Vorph, è il principale responsabile del songwriting, abbandona definitivamente la batteria, dietro la quale aveva lavorato egregiamente fino a quest'album, per dedicarsi a tempo pieno alla parte elettronica del sound della band, compresa la programmazione del drumming. I quattro continuano le loro folli sperimentazioni dando sempre più importanza alla sezione elettronica, e sempre meno a chitarra e basso, arrivando quindi a partorire Eternal, nel '99 e, cinque anni dopo, Reign of Light. Al cambiamento di stile segnato da Passage corrisponde anche un'evoluzione delle lyrics, che abbandonano i temi pagani e satanisti per dedicarsi a quelli, sicuramente più maturi e ponderati, della spiritualità e della ricerca.
Solar Soul continua questa linea tematica, ma evolve ulteriormente nel sound: si ha l'impressione infatti che la band nel suo ultimo album non abbia voluto dedicarsi a sperimentazioni, ma piuttosto abbia voluto perfezionare e consolidare il suo stile, forte di tutte le esperienze precedenti. I riff di chitarra tornano finalmente ad avere una posizione importante nelle canzoni e, anzi, si può dire che ogni canzone di Solar Soul abbia una spina dorsale costituita dal riff centrale, attorno al quale è ricamato un sottobosco fittissimo di suoni e melodie elettroniche, spesso talmente in armonia tra di loro da essere difficili da distinguere. La batteria programmata di Xy non si distingue certo per particolare articolazione, ma è comunque perfettamente in sintonia con il resto degli strumenti, pur risultando spesso “fredda” all'ascoltatore.
La prima traccia, che è anche la title-track, ci accoglie con un intro elettronica che sfocia dopo pochi secondi in un riff dalla potenza impressionante, il quale a sua volta ci accompagna alla prima strofa in cui le vocals cadenzate e quasi meccaniche di Vorph ci preparano al ritornello, molto catchy, ancora accompagnato dal riff iniziale. La struttura della canzone è molto semplice e si ripeterà quasi inalterata in tutte le tracks successive, ma ogni singolo riff, ogni singola melodia elettronica è memorabile. L'atmosfera che questo album è capace di evocare nell'ascoltatore è unica: lo scenario apocalittico e cybernetico prefigurato dalle strofe, meccaniche e fredde, è controbilanciato dalle melodie calde e orientaleggianti dei ritornelli, che ridanno un barlume di speranza all'ascoltatore. Tale contrapposizione è accentuata anche dalla voce di Vorph, che alterna vocals roche e fredde, spesso distorte, a uno screaming molto coinvolgente. Ogni canzone riesce a dare un'emozione diversa: Ave!, con il suo incedere lento e cadenzato è la canzone più pesante del lotto e genera nell'ascoltatore un senso di oppressione che ricorda le sensazioni di Cerimony of Opposites. Quasar Waves, all'opposto, con le sue melodie di matrice orientale vi trascina in una dimensione mistica e rilassata. Suspended Time stupisce con l'intervento inaspettato della voce femminile di Vibeke Stene (Tristania), che conferisce alla canzone, insieme alle melodie prodotte dalle tastiere, un feeling Gothic. Nella traccia successiva, Valkyries' New Ride, un vero capolavoro, ogni suono, ogni arrangiamento è collocato alla perfezione, creando nell'ascoltatore un senso di aspettativa durante le strofe, aspettativa che sarà appagata dal ritornello, un connubio di potenza e melodia.
E' insomma veramente difficile trovare delle pecche in quest'album che racchiude in sé quanto di meglio i Samael hanno prodotto dagli inizi fino a Reign of Light. Ogni traccia è un mondo indipendente, portatrice di emozioni proprie e uniche, eppure tutte le canzoni sono legate da un filo conduttore, un'atmosfera che pervade l'intero album. La produzione è eccelsa, nessuno strumento sovrasta gli altri, ma anzi tutti gli strumenti sono legati indissolubilmente. Quest'album non ecciterà chi si aspettava nuove sperimentazioni o un salto evolutivo da parte dei Samael ma di sicuro nessuno potrà restare indifferente di fronte a un disco capace di generare emozioni contrastanti, capace di abbinare l'Industrial più freddo a melodie orientali e spunti Black. L'evoluzione stilistica dei Samael è dunque giunta ad uno stato di maturazione impressionante, e riesce difficile credere che la mente geniale di Vorph e Xy riesca a partorire qualcosa di più vicino alla perfezione. Non ci resta quindi che gustarci questo capolavoro nell'auspicio che la progressione tecnica e stilistica della band sia destinata a continuare ancora a lungo.