- Rolf Kasparek - voce e chitarre
- Thilo Herrmann - chitarre
- Thomas Smuszynski - basso
- Jorg Michael - batteria e percussioni
1. The contract - The crypts of Hades (02:20)
2. Masquerade (04:20)
3. Demonized (04:41)
4. Black Soul (05:18)
5. Lions of the Sea (05:49)
6. Rebel at Heart (05:45)
7. Wheel of Doom (04:03)
8. Metalhead (04:57)
9. Soleil Royal (04:45)
10. Men in Black (04:36)
11. Underworld (06:15)
Masquerade
Dopo solo un anno dalla Taverna della mano nera tornano i teutonici pirati del metal, i Running Wild. Gloriosa la loro carriera a base di ritmiche serrate ed urla al vetriolo. Con una splendida copertina il combo capitanato dall''istrionico frontman Rolf Kasparek torna in pista con un altro eccellente album di puro e incontaminato Speed Power Metal.
Masquerade, come il bellissimo predecessore è caratterizzato da una ritmica schiacciasassi e notevolmente speed, senza però dover in alcun modo sacrificare la corposità e snaturare il classico sound trade-mark della band, fatto di chitarre taglienti e massiccie. Anche in questo magico platter il drummer Jorg Mickael si rivela un vero vulcano, e le qui presenti composizioni anche grazie il suo contributo professionale e maestoso divengono ancor più emozionanti e coinvolgenti. Lo stesso leader Rolf, a discapito di una già preziosissima carriera metal, forgia l'album con urla rabbiose e piene di carica, donando alla causa del metal un altro buon disco genuino e roccioso. Le chitarre come sempre affilate tessono assieme al basso serratissime partiture che vanno a sposarsi con la tuonante doppia cassa di Jorg, donandoci così splendidi pezzi come la potente title-track Masquerade o le granitiche Demonized e Black Soul. Ma le sorprese non sono ancora finite, e se sul precedente Black hand inn avevate apprezzato la stupenda Dragonmen, dovrete allora ascoltare la sorella gemella Lions of the Sea, che con un melodicissimo intro "sirenico" ci introduce nelle grinfie del suo possente groove.
Vi sembrerà strano, eppure siamo SOLO alla quinta traccia e i Running Wild hanno ancora abbastanza energia per "sfregiarci" con le loro intense composizioni; è ora infatti il turno di Rebel at Heart, che con un incedere cauto ma opprimente, fatto di chitarre pesantissime, si segnala come una delle più memorabili songs del disco. La settima traccia torna su sonorità speed, e con un refrain possentissimo ma di facile impatto resta anch'essa memorabile, specie per il bell'assolo del sempre ispirato Thilo Hermann. I Running Wild non sembrano affatto stanchi, e all'ottava song consecutiva hanno ancora la forza di regalarci Metalhead, ma inutile spenderci troppe parole sopra, perchè già dal titolo si dovrebbe capire di cosa si tratta.
Soleil Royal è un'altra canzone sulla scia della title track Masquerade, e i soliti fluttuanti e melodici assoli di Herrmann, sempre taglienti quanto basta, sorretti dalla forte ritmica di Rolf, sono semplicemente da antologia. La chiusura della canzone è poi affidata come sempre all'urlo "conquistatore" come di vero pirata, dell'indemoniato Rolf Kasparek. Sembrerebbe del tutto inutile ripetere le solite parole anche per le ultime due Men in Black e Underworld, perché la verità è che questo full lenght, dalla prima all''ultima traccia è molto convincente.
E se l'intro The contract vi aveva colpito, con quella voce grave e profonda proveniente dalle cripte dell'Inferno degli stessi Running Wild, allora Underworld non potrà far altro che rimanervi impressa nel cervello, come monito dell'intero album. I Pirati hanno la stoffa, e questo lo si capisce da subito; in un mercato saturo di bands scialbe, la band dopo quindici anni ci stupisce ancora con un disco fatto di chitarre "stoppose" e massiccie, drumming veloce e potente, urla di vetriolo, assoli ispirati e refrain azzecatissimi, di grande impatto e coinvolgenti.