- Rolf Kasparek - voce e chitarra
- Thilo Herrmann - chitarra
- Thomas Smuszynski - basso
- Jorg Michael - batteria e percussioni
1. The Curse (03:15)
2. Black Hand Inn (04:32)
3. Mr. Deadhead (04:02)
4. Soulless (04:57)
5. The Privateer (04:21)
6. Fight The Fire Of Hate (06:38)
7. The Phantom Of Black Hand Hill (06:25)
8. Freewind Rider (05:15)
9. Powder & Iron (05:18)
10. Dragonmen (05:42)
11. Genesis (The Making And The Fall Of Men) (15:18)
Black Hand Inn
I Running Wild sono tornati e questo Black Hand Inn, uscito nel 1994, è per tutti i fan dei pirati uno degli album più riusciti e più completi della band tedesca, sia sotto l'aspetto sonoro che sotto l'aspetto compositivo. Questa volta il concept parla di un uomo ingiustamente accusato ed in seguito bruciato al rogo per esser entrato in lega con Satana. Un giorno non troppo lontano però, il fantasma del giovane torna per vendicarsi. L'intera storia ruota attorno a questa vicenda ed i Running Wild riescono, con la loro musica, a tenere l'ascoltatore immobile sulla sedia fino il termine del disco. Non saranno inoltre in pochi a volere riassaporare Black Hand Inn numerose volte, anche a distanza di tempo.
Ad aprire le danze di guerra è The Curse, stupendo intro che fà da prologo all'intero disco tramite un suggestivo dialogo, che vede partecipi un inquisitore ed il giovane uomo accusato. L'album inizia quindi ad articolarsi attraverso la title-track, di sicuro uno degli episodi più riusciti del platter. E' una velocissima canzone dotata di un buon bridge ed un'ottimo refrain in pieno stile Power Metal, mentre la conclusione è affidata ad un ottimo solo di Thilo Herrmann, accompagnato dalle graffianti urla dell'inconfondibile singer Rolf Kasparek. Sulla falsa riga di questa prima song vertono le due seguenti, leggermente più pacate però. Si riparte al fulmicotone con The Privateer, una splendida track di incontaminato Speed Power Metal, dotata di un grandissimo ritornello e di un assolo speciale, in grado di ricreare a pieno l'atmosfera dei vascelli pirati nell'ormai lontano 1700. E' il momento dell'epicissima e cadenzata Fight The Fire Of Hate, seguita da un incandescente The Phantom Of Black Hand Hill, la quale possiede un sorprendente groove. Ancora due pezzi in pieno stile "piratesco": Freewinder Rider e Powder & Iron. Arriva inoltre Dragonmen, un capolavoro di potenza e velocità, da ricercarsi soprattutto nello splendido lavoro del batterista Jorg Michael, il quale mostra per tutto l'arco del disco, ed in particolare durante questa canzone, la sua massima professionalità e le sue eccelse doti di drummer. Il brano si apre con un dolcissimo flauto per poi scoppiare in una tempestosa battaglia fatta di ruvide chitarre e roboanti percussioni, condite da roche urla che timbrano a fuoco il disco e segnano l'ascoltatore. L'album si chiude poi con Genesis, maestosa suite di ben quindici minuti e diciotto secondi, che da molti è ritenuta una delle migliori composizioni mai scritte dal combo di pirati teutonici.
Un album per tutti gli amanti del Metal classico, una gemma di Speed Power Metal che al tempo della sua uscita confermò il grande momento dei Running Wild e che ancora oggi, dopo più di dieci anni, rimane uno dei migliori lavori di sempre nella storia del Rock. Black Hand Inn è un passaggio obbligato per tutti coloro che intendono conoscere ed apprezzare la band di Kasparek.