- Guy Speranza - voce
- Mark Reale - chitarra
- L.A. Kouvaris - chitarra
- Jimmy Iommi - basso
- Peter Bitelli - batteria
1. Desperation
2. Warrior
3. Rock City
4. Overdrive
5. Angel
6. Tokyo Rose
7. Heart Of Fire
8. Gypsy Queen
9. This Is What I Get
Rock City
Due ex membri degli sconosciuti Kon-Tiki, il chitarrista Mark Reale e il batterista Peter Bitelli, dopo aver reclutato il bassista Phil Fiet ed il compianto singer Guy Speranza, danno vita verso la metà degli anni ‘70 ad una delle band più importanti ed influenti dell'US Metal, i newyorkesi Riot. I quattro presentano un demo al produttore Steve Loeb, il quale convinto dalle notevoli potenzialità della band, che nel frattempo sostituisce Fiet con Jimmy Iommi al basso e aggiunge la seconda chitarra di Louie A. Kouvaris, decide di assecondare il loro progetto di uscire con quello che sarebbe stato il primo full-lenght di una carriera sempre vissuta ai vertici dell'hard n' heavy americano, nonostante i lutti, i cambi di formazione e le altre vicissitudini che ne hanno condizionato la storia artistica e professionale.
Rock City esce nel 1977, originariamente per la piccola ed indipendente Fire-Sign Records, ma in seguito ristampato dalla Sony per il mercato nipponico e dalla CBS per il resto, ancor prima quindi che in Europa esplodesse la NWOBHM, ancor prima degli esordi dei vari Iron Maiden e Def Leppard, maggiori esportatori del metal europeo negli States, quando quello che oggi viene comunemente definito proto-metal stava attraversando la sua evoluzione ed il passaggio di consegne all'heavy metal, ed è proprio in tale contesto di transizione che va ad inserirsi l'esordio dei Riot, un album di heavy rock che spalanca le porte della realtà hard n' heavy negli USA, andando a rinfrescare il proto-metal di altri seminali gruppi americani come i Blue Oyster Cult. Difficile immaginare che una band all'esordio fosse in grado di dare alle stampe un disco di tale fattura, che aveva veramente ben poco da invidiare a quei lavori che negli stessi anni venivano sfornati da band ben più esperte e rodate, lavori che potrebbero ad esempio rispondere al nome di Stained Class o Killing Machine dei Judas Priest.
Si parte in maniera dura e rocciosa con Desperation, la sezione ritmica è potente e martellante, i riff taglienti e sporchi in pieno stile hard rock, e lo stesso avviene nella successiva Warrior, uno dei brani più noti del platter e più in generale degli esordi dell'act newyorkese, non a caso divenuto uno dei classici da proporre ad ogni concerto, che mostra un Reale estremamente ispirato e straordinario. E' puro hard rock con la frizzante title-track, infatti Rock City sprigiona una carica di energia ed elettricità davvero sorprendente, con un riff sporco ed elettrizzante che ricorda gli AC/DC, pur se i Riot già al loro esordio mostrano uno stile proprio e quasi per niente riconducibile ai grandi del passato, solo sporadici indizi di leggere influenze come in Overdrive, dove si sentono un po' gli Steppenwolf di Born To Be Wild, brano di cui anni dopo proporranno una propria versione, o nella più melodica ed ariosa Tokyo Rose, memorabile pezzo che accompagnerà i Riot per sempre, in cui invece si possono cogliere lievi reminiscenze dei Thin Lizzy.
Grande protagonista dell'intero lavoro è sempre il chitarrista Mark Reale, senza comunque dimenticare la pressoché impeccabile prova di Speranza al microfono, ma nell'aggressiva e grintosa Angel essi devono dividere la scena con la coppia ritmica Iommi-Bitelli, come avviene anche nell'arrembante Heart Of Fire e nella stupenda Gipsy Queen, dura ed ariosa al tempo stesso, oltre a possedere un bel refrain, mentre a chiudere e suggellare il primo album firmato Riot è posto il brano che più si differenzia dal resto della release, infatti la bellissima e melodica This Is What I Get è una canzone molto vicina a quello stile album rock che presto si sarebbe affermato negli States e che fin da subito mostra la chiara predisposizione dei Riot verso le buone melodie.
Rock City rappresenta un lavoro seminale per l'US Metal, del resto che il suo heavy rock fosse influente per l'intera scena metal, non solo per quella americana quindi, lo compresero subito anche in Europa, e principalmente in Gran Bretagna, dove l'album di esordio dei Riot fu tenuto in grande considerazione nel 1979, proprio quando nasceva ed iniziava già ad affermarsi la NWOBHM, infatti in quello stesso anno molte copie del presente platter furono importate dal Regno Unito, cosa che incoraggiò Loeb a riportare la band in studio per terminare i lavori di registrazione di Narita.