Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Nonesuch
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Steve Reich - Composizione
- Maya Beiser - Voce
- Los Angeles Master Chorale - Tutti gli strumenti

Tracklist: 

1. You Are Wherever Your Thoughts Are
2. Shiviti Hashem L'Negdi (I Place The Eternal Before Me)
3. Explanations Come To An End Somewhere
4. Ehmore M'Aht, V'Ahsay Harbay (Say Little And Do Much)
5. Cello Counterpoint

Steve Reich

You Are (Variations)

Che Steve Reich sia stato uno dei grandi pionieri del minimalismo storico assieme, giusto per fare due nomi, a La Monte Young e Terry Riley, è fuori discussione, come è del resto inequivocabile affermare che la sua musica è rimasta l'espressione più longeva, duratura e brillante di quell'originario nucleo musicale creatosi attorno gli anni '60. Questo perchè, considerando la metaforica dipartita dal minimalismo dell'altro capofila Philip Glass, il termine dell'attività compositiva di Riley (avvenuta nel 1997 con Lazy Afternoon Among the Crocodiles) e di Young (2000, Inside The Dream Syndicate), Reich è rimasto l'unico vero esponente di quella rivoluzionaria corrente musicale, giocando tra l'altro una vastissima influenza sul rock sperimentale e, soprattutto, sull'elettronica contemporanea.
Basti pensare ai Godspeed You! Black Emperor che gli hanno addirittura dedicato una canzone (purtroppo non rilasciata), o ancora ai Tortoise, ai Do Make Say Think e ai Silver Mt. Zion, quindi band di punta del movimento post rock d'oltreoceano, per non parlare di acts come gli Orb e di tutta quella serie di espressioni elettroniche, dall'IDM alla techno, che, in un modo o nell'altro, risentono incredibilmente delle invenzioni del maestro statunitense.
E non sarebbe potuto accadere diversamente stando ai grandi capolavori che Reich ha composto, scintillanti gioielli di sperimentazione avanguardista miscelata ai febbrili respiri di un inscindibile cuore melodico: da Come Out e It's Gonna Rain, perfetta espressione del legame tra tecnologia e struttura minimalista, fino a Electric Counterpoint, Different Trains o ancora alla superba Pendulum Music, il genio statunitense ha tracciato un percorso volto ad una rielaborazione del linguaggio classico all'interno di un'ottica moderna e d'avanguardia, sfociando inevitabilmente nell'enorme oceano elettronico che, come già detto, da queste sperimentazioni è stato influenzato in maniera decisiva.

Tra le composizioni più interessanti di Reich si pone senza dubbio You Are (Variations), opera apparetenente al suo ultimo periodo compositivo (siamo nel 2005) che si va ad inquadrare come un poetico riassunto dell'arte minimalista applicata in una dimensione (post)moderna: in fondo ciò che Reich ci presenta in You Are non è nient'altro che la rielaborata sintesi, forse in chiave più intima e radiosa, di quelle ricerche che videro la luce tra gli anni '60 e '80. La gabbia ermetica in cui il compositore si rinchiudeva per espandere la sua ottica musicale senza freni inibitori è qui spezzata: il disco, sebbene non manchi di momenti di pura sospensione sensoriale e di atmosfere rarefatte, si snoda attorno perni stilistici più versatili, come ci dimostrano le influenze della musica indiana (a cui faceva ancora più spesso riferimento Philip Glass) e la fluidità con cui la tecnica contrappuntistica viene espressa.

L'essenza di base del minimalismo non viene in ogni caso cambiata e decostruita; l'intero blocco musicale è inteso come un processo e un flusso graduale in cui i ritmi, gli accenti e le cadenze slittano e si spostano lungo un percorso rettilineo ben preciso che dalla sua posizione iniziale si snatura man mano, producendo variazioni strutturali in continua evoluzione. In Cello Counterpoint tutto questo avviene, ma non all'interno di uno schema rigido e tecnicamente meccanico, bensì tra le nebbie di un'atmosfera drammatica ed emotivamente sospesa dominata dai nervosi ma penetranti dialoghi degli archi; Explanations Come To An End Somewhere presenta invece un lato più timido e meno sgargiante della musica di Reich che in questo episodio si piega ai cori vocali e ai contorni di xilofono, pianoforte e tastiera che evocano una dimensione religiosa mistica e fumosa. Il pressante vigore del contrappuntismo minimalista viene qui lasciato da parte per favorire un'ariosità e un'apertura melodica più sentita che si esalta di conseguenza dapprima con i sospesi crescendo melodici di Shiviti Hashem L'Negdi, poi nella superba Ehmore M'Aht, V'Ahsay Harbay attraverso interminabili distensioni timbriche, sia vocali che strumentali. Si tratta comunque di coordinate già tracciate in precedenza dalla opener You Are Wherever Your Thoughts Are, il brano più elettronico e atmosferico del disco, un sali e scendi tra momenti di struggente riflessione e immersioni strumentali dal forte carattere improvvisativo, in cui il pianoforte assume un andamento jazzistico mentre il resto dell'orchestra contribuisce ad innalzare un avvolgente recinto sonoro costruito su ampie dilatazioni sensoriali e su una grande fluidità melodica.

Per comprendere al meglio e in maniera tecnicamente dettagliata ciò che la musica minimalista è stata e ha rappresentato per l'avanguardia sonora contemporanea, di certo You Are si pone come un lavoro parecchio marginale, innanzitutto perchè composto aldilà della soglia del 2000, quindi a parecchi, fin troppi, anni di distanza dal periodo centrale del minimalismo, e infine per il suo carattere riassuntivo, più che sperimentale. In You Are, Reich slega la propria musica su basi già saldamente fissate anni addietro, costruendo su di esse alchimie atmosferiche e un alienante senso di misticismo musicale, senza snaturare l'essenza della tecnica minimalista e arricchendola con spunti espressivi che nei suoi lavori storici del passato erano sottomessi ad un fitto e ricercato sperimentalismo compositivo che qui, com'è giusto che sia, si affievolisce lentamente lasciando di esso soltanto un flebile bagliore. You Are è l'opera che al meglio esprime la freschezza e l'incontraddistinguibile genio del Reich moderno e, sebbene esso non rientri tra i suoi lavori più importanti, conserva gelosamente il pregio di incarnare il volto più nuovo, originale e, in qualche modo, commovente di un artista che si è donato alla musica come in pochi hanno saputo fare.

 

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