- Bryant Clifford Meyer - chitarra
- Josh Graham - chitarra
- Jeff Caxide - basso
- Greg Burns - basso, pedal steel
- Dana Brkovitz - batteria
1. Alone And Unaware, The Landscape Was Transformed In Front Of Our Eyes
2. Buildings Began to Stretch Wide Across the Sky, and the Air Filled with a Reddish Glow
3. The Soundless Dawn Came Alive as Cities Began to Mark the Horizon
4. Mechanical Sounds Cascaded Through the City Walls and Everyone Reveled in their Ignorance
5. A Brief Moment of Clarity Broke Through the Deafening Hum, but it Was Too Late
6. Our Happiest Days Slowly Began to Turn into Dust
7. The Sixth Extinction Crept up Slowly, Like the Sunlight Through the Shutters, as We Looked Back in Regret
At the Soundless Dawn
At the Soundless Dawn è il nome dell’album di debutto degli americani Red Sparowes, gruppo nato ad opera di Bryant Clifford Meyer, chitarrista degli Isis e di Josh Graham, chitarrista dei Neurosis, che propone sette splendide canzoni Post Rock della durata complessiva di poco più di un’ora.
Le influenze ricercabili in questo full-lenght strumentale raffinato e complesso derivano dal sound carico di emozioni di bands quali Explosions in the Sky, senza tralasciare le reminescenze delle sezioni più distese dell'Alternative degli Oceansize e del Noise dei primi Sonic Youth. Musicalmente le magie dei Godspeed You Black Emperor! regnano sovrane con i loro aloni onirici e sperimentali.
Atmosfere eleganti e impossibili da descrivere si susseguono delineando il tessuto armonico di At the Soundless Dawn, album privo di toni vocali e ricco di parti di chitarra sovrapposte e accostate alle ritmiche di basso e batteria: sono le stesse chitarre a conferire pathos al disco, nei loro effetti più vari e differenti, dal clean malinconico e riflessivo alle parti più elettroniche e psichedeliche.
Ne è una testimonianza l’opener Alone and Unaware, The Landscape Was Transformed in Front of Our Eyes, una delle più interessanti canzoni Post Rock della storia del genere, poiché completa di tutti gli elementi fondamentali per coinvolgere, divertire, far sognare, far pensare, commuovere; trasportati dal timbri soavi e cullati dalle aperture melodiche eteree, si resta immersi nella dimensione Red Sparowes, fatta di spontaneità e di compostezza.
La seconda Buildings Began to Stretch Wide Across the Sky, and the Air Filled With a Reddish Glow si tinge di contrasti cromatici notevoli, contrapponendo parti più spalmate, costituite solo da arpeggi ripetuti, ad altre più pesanti e irruente, sempre però inserite nel contesto atmosferico dell’opera.
Totalmente simile alle eccezionali ballate Post Rock è The Soundless Dawn Came Alive as Cities Began to Mark the Horizon, disegnata come in un quadro dagli arpeggi rilassanti e dagli effetti elettronici che si susseguono avvolgendo gradualmente l’ascoltatore fino a punte di massimo livello sonoro ed estremo coinvolgimento.
E così si strutturano tutti gli altri capitoli del cd, passando da lunghi silenzi alle sezioni delle dolci chitarre clean, proprio come tipico dello stile dei Godspeed You Black Emperor! e, risalendo agli anni ’70, del Progressive italiano dei Goblin.
Sono gli stessi titoli a guidare all’interno di questo viaggio verso l’alba: disponendoli uno in fila all’altro, si potrà comprendere, come in una poesia, qual è il prodotto che Meyer e Graham hanno voluto ottenere dalle proprie composizioni. La musica è la voce narrante di At the Soundless Dawn e i nomi di ciascun brano determinano le emozioni che si andranno a scoprire durante il suo ascolto; una soluzione stilistica certo già sperimentata, ma i Red Sparowes in quest’ottica sono riusciti a concepire un disco sincero, semplice ma non banale, curato nei particolari e soprattutto vivo.
Il paesaggio ritratto dalla band si è trasformato davanti ai nostri occhi durante un’ora non solo di musica, ma di suoni, proprio ciò che impregna di vita e di dinamismo questo album apparentemente statico e fermo. Se gli Isis e i Neurosis ci avevano già stupito in questi ultimi anni con le loro composizioni, ecco che i Red Sparowes, unione di due modi differenti nel creare visioni innovative del Rock, giungono nel 2004 consapevoli di aver sfornato un buon debut, frutto della riflessione e non votato all’impatto diretto verso il pubblico.