- Romina Salvatori - voce
- Giorgio Ricci - sintetizzatori e campionatori
- Giampaolo Diacci - basso in 2,3,5,6,7,8
- Piero Leinardi - chitarra in 6
1. Wonder
2. Anatomy
3. Collyrium
4. Kaliyuga
5. Foggy
6. See Saw
7. Oxygen
8. The Great Below
9. Call
10. Splinters
RAN
E’ davvero una piacevolissima sorpresa rincontrare sulla propria strada i RAN. E questo in seguito al loro omonimo mini del 2004, che era stato una sorta di fulmine a ciel sereno, grazie al quale il moniker di Romina (ex cantante EstAsia) e Giorgio Ricci (ex Templebeat) era esploso come una delle realtà musicali migliori fra le sonorità sperimentali italiane. Più che italiane, con questo primo full-lenght si dovrebbe parlare addirittura di livello europeo. Il carattere innovativo di questo disco di lunga durata – quasi cinquanta minuti – è infatti il fiore all’occhiello della musica del duo italiano. Le passate e diverse esperienze musicali dei due membri hanno comportato la fusione tra svariate modalità musicali a partire da un lontano background darkwave.
Queste influenze prendono forma ora, grazie al supporto della Decadance Records, in un goth/ethereal, con diversi sprazzi etnici orientali – in particolare nel vocal di Romina, che ricorda certe linee melodiche dei Dead Can Dance di Lisa Gerrard o dei più attuali Helium Vola -. Il mood dell’album è pertanto improntato fortemente dalle atmosfere e dalla metodicità del tessuto elettro-sonoro. Il lavoro dei sintetizzatori e dei campionatori è svolto in modo sopraffine. Ogni brano si sviluppa in modo autonomo secondo loop avvincenti e intriganti, come viene immediatamente sottolineato in apertura da Wonder (di cui è disponibile anche il video). Generalmente si preferiscono situazioni emotive sfumate tra l’onirico e la malinconia (le migliori sono Anatomy e See Saw). E’ insomma come una traduzione in musica del Vago leopardiano. Il senso di infinito e di indeterminato caratterizza fortemente l’opera dei RAN che si inseriscono in una vasta e gloriosa produzione goth europea che predilige l’attenzione pura per il mood. La sensazione, intesa come diretto prodotto dell’atmosfera, sta alla base di ciascuno dei dieci capitoli del disco. Si tratta insomma di un viaggio attraverso ricordi, sensazioni non ancora vissute e terre mistiche lontane. E’ oltretutto un’opera molto ricca di spunti, ma soprattutto versatile. Merita più di un ascolto attento, come anche prevede la possibilità di rimanere semplicemente in sottofondo.