- Ronnie James Dio - voce
- Ritchie Blackmore - chitarra, basso
- David Stone - tastiera
- Cozy Powell - batteria
1. Long live rock’n’roll
2. Lady of the lake
3. L.A. connection
4. Gates of Babylon
5. Kill the king
6. The shed (subtle)
7. Rainbow eyes
8. Sensitive to light
Long Live Rock’n’Roll
Nella seconda metà degli anni ’70 il Rock subiva un improvviso declino: in concomitanza alla nascita del Punk e prima dello scoppio di fenomeni di grande importanza come la New-Wave, l’Hardcore, il Post-Punk o il Dark Rock (tutti discesi sempre dal Punk), la musica inglese Hard Rock e Prog Rock subiva un processo di stagnazione se non addirittura di recesso in alcuni casi. Questa specie di calo toccò anche vittime illustri come Deep Purple e Black Sabbath. Mentre il Prog per poco non sparì (si sarebbe ripreso e aggiornato in seguito), per far fronte a questa situazione l’Hard Rock si evolse nei primi abbozzi di Heavy Metal, con gruppi come i Judas Priest o i Thin Lizzy, nel periodo direttamente precedente allo scoppio e al consolidamento di questa musica durante i primi anni ’80 con la New Wave Of British Heavy Metal (Iron Maiden, Samson, Accept, Saxon ecc.). Insieme a loro c’erano ovviamente anche altri padri dell’Hard Rock mondiale di forte influenza per la corrente come gli Aerosmith, gli AC/DC o i Rainbow, che nonostante il periodo difficile stringevano i denti e riuscivano a tener duro e a produrre buoni dischi. Ovviamente fra i più in forma non potevano che esserci proprio i Rainbow con due leggende come il chitarrista Ritchie Blackmore e il cantante Ronnie James Dio. Altri due album più un live alle spalle sono il loro biglietto da visita, e aggiungiamo le precedenti carriere nei Deep Purple e negli Elf, rispettivamente.
Con questo pedigree nel 1978 rilasciano l’ennesimo ottimo disco: in Long Live Rock’n’Roll, titolo di tributo, il suono dei Rainbow si ammorbidisce un poco rispetto ai precedenti ed è meno epico, ma l’anima di Rock duro rimane concreta e saldamente alla base della loro musica. Non mancano anche giri di sintetizzatore, come in Gates of Babylon dove fanno voce a sognanti atmosfere dalle mille e una notte, e i consueti hammond. La grande esperienza e l’enorme talento dei Rainbow tirano fuori in questo disco le solite perle che rimasero nella storia del gruppo e nella memoria dei rocker-fans, come la titletrack, la già citata Gates of Babylon, o anche la veloce e quasi-metal Kill the King, l’Hendrixiana ballad unita ad orchestrazioni di violini Rainbow Eyes o l’energica Sensitive to Light. Tuttavia, purtroppo, nascosta nell’album c’è un’incrinatura a livello personale nella band: la differenza di vedute musicali fra Blackmore e Dio comporta la separazione artistica dopo l’uscita del disco, facendo diventare i Rainbow il progetto esclusivo di Blackmore come unico membro fisso; in effetti, più di un membro era cambiato, allontanato da Ritchie per divergenze musicali, tant’è che in Long Live Rock’n’Roll mancano anche il bassista Jimmy Bain, che in studio viene sostituito proprio da Blackmore, e il tastierista Carey sostituito da Stone. Dio, che in seguito alle registrazioni si unisce ai Black Sabbath con cui due anni dopo registra l’ottimo Heaven and Hell, intendeva seguire una strada musicale più epica, a tratti oscura e con tematiche fantastiche, mentre Blackmore non intendeva farlo, voleva canzoni più dirette ed orecchiabili e testi più catchy. Davvero un peccato che si siano separati. Rimaniamo allora ad ascoltare i loro album e a godere di uno dei punti di riferimento più importanti dell’Hard Rock settantiano.