- Thom Yorke - voce, chitarre, tastiere
- Colin Greenwood - basso
- Jonny Greenwood - chitarre, tastiere
- Ed O'Brien - chitarre
- Phil Selway - batteria
1. Packt Like Sardines In A Crushd Tin Box (04.00)
2. Pyramid Song (04.48)
3. Pulk/Pull Revolving Doors (04.07)
4. You And Whose Army? (03.11)
5. I Might Be Wrong (04.53)
6. Knives Out (04.14)
7. The Morning Bell/Amnesiac (03.14)
8. Dollars & Cents (04.51)
9. Hunting Bears (02.01)
10. Like Spinning Plates (03.57)
11. Life In A Glasshouse (04.34)
Amnesiac
A meno di un anno di distanza da Kid A i Radiohead continuano a sperimentare nuove sonorità, componendo quello che poi diventerà l’album più contestato della loro carriera. Molti non esiteranno a definirlo, infatti, come una semplice raccolta di scarti del precedente disco, decretando la fine artistica del gruppo. Curioso constatare che questa “fine”era già stata annunciata appena uscito Kid A, che divise i fan e la critica tra chi lo ha considerato addirittura come miglior prodotto della band e chi invece lo ha giudicato un passo falso dopo lo splendido Ok Computer. Quel che è certo però è che i Radiohead non diedero troppo peso alle critiche ricevute riguardo a Kid A, dando alla luce un disco per certi versi ancora più “difficile” del precedente; non è certo un album che si impara a memoria al primo ascolto, e per farselo piacere bisogna sentirlo molte volte, ma, soprattutto, essere “favorevoli” ai cambiamenti stilistici. Perciò le valutazioni su questi due dischi sono quasi completamente soggettive, delle quali bisogna tener conto solo fino a un certo punto.
Già dalla copertina e dal booklet si capisce che quello che si andrà ad ascoltare è un album fuori dagli schemi, intriso di suoni strani e misteriosi, spesso addirittura inquietanti. Se poi si vanno a leggere i testi (non inclusi però nel libretto) tale percezione verrà confermata, data la grande particolarità di essi. E le musiche non saranno molto più “normali”, come dimostrato pienamente dall’opener Packt Like Sardines In A Crushd Tin Box, caratterizzata da un interessante uso delle percussioni e dell’elettronica. È un brano scarno, composto praticamente solo da voce, percussioni e organetto, oltre vari effetti elettronici, eppure riesce a riempire benissimo l’anima dell’ascoltatore, creando una sorta di sensazione di disagio, di malinconia. E queste sensazioni raggiungono l’apice nella splendida successiva Pyramid Song, che vede una grande melodia di pianoforte e un’eccezionale prova di Yorke alla voce. È forse la miglior traccia presente in Amnesiac, molto suggestiva e triste. L’entrata della batteria prima e degli archi dopo rendono poi ancora più emozionante la canzone. Segue uno dei maggiori cali presenti nel disco, Pull/Pulk Revolving Doors, tutta elettronica, anche nella voce, carica di effetti. Molto ripetitiva, non riesce a non indurre alla noia, visto che in tutti i quattro minuti di durata le musiche non cambieranno praticamente mai, tranne in alcuni intermezzi “atmosferici”, che però non bastano a farne un brano di buona qualità.
La successiva You And Whose Army? inizia molto lentamente, carica di atmosfere tristi e decadenti; la fine della canzone vede però l’inserto del pianoforte, e le atmosfere cambiano, diventando meno malinconiche. È un altro bellissimo brano, ma ancora migliore è il successivo, I Might Be Wrong, che poi darà il nome allo stupendo live pubblicato qualche mese dopo l’uscita di Amnesiac. È una delle tracce più simili a quanto fatto in passato dai Radiohead, meno sperimentale delle altre presenti nel disco; ritornano anche le chitarre, che compongono un’ottima melodia, ripetuta poi in tutto il brano. Insieme a Pyramid Song, I Might Be Wrong è certamente uno dei migliori episodi del disco; eccellente anche la seguente Knives Out, uno dei singoli. Ancora più un passo indietro al vecchio stile Radiohead della precedente, Knives Out si può considerare la Optimistic di Amnesiac, in quanto entrambe le canzoni, una su questo disco e una su Kid A, ritornano in parte alle sonorità che avevano caratterizzato gli album fino a Ok Computer.
Arriva ora Morning Bell/Amnesiac, vera e propria versione “alternativa” della Morning Bell di Kid A: il testo è lo stesso, come anche la parte vocale è molto simile. Cambiano molto, invece, le musiche, dando un effetto finale completamente differente rispetto a quello del vecchio adattamento. Mentre nella variante comparsa su Kid A le melodie erano sostenute da un organetto, qui vengono affidate alle chitarre, creando un’atmosfera forse meno cupa, ma altrettanto angosciante. Inoltre qui non compare la batteria elettronica che apriva e sosteneva una delle parti più importanti della precedente versione. Risulta molto complicato dire qual è la versione migliore, visto che si tratta praticamente di due canzoni diverse; bellissime entrambe comunque.
Dollars And Cents è un’altra ottima canzone che ricorda un po’ le vecchie sonorità, e vede un bel giro di basso a sorreggere una, come al solito, eccellente prova vocale di Yorke. Anche qui le atmosfere sono molto malinconiche, mentre nella seguente Hunting Bears si ritrova la composizione meno bella dell’intero album. Si tratta di una strumentale composta solo da un giro di chitarra ripetuto tante, troppe volte, e da qualche effetto di sottofondo. La breve durata (solo due minuti) ne limita i danni, ma rimane comunque il brano meno interessante. Segue ora la canzone più strana, Like Spinning Plates, composta solo da rumori elettronici, voce e qualche comparsa degli archi. La versione live presente in I Might Be Wrong è però completamente diversa, risultando addirittura difficile da ricollegare a questa; scompaiono infatti gli effetti elettronici, e la canzone viene sorretta solo da un bellissimo giro di pianoforte e dalla voce. L’album si conclude con Life In A Glass House, altro brano molto triste, che vede accentuate le influenze jazz. Si tratta di una buona traccia, anche se non tra le migliori del disco.
In definitiva Amnesiac è un buon album e, anche se pecca in qualche traccia, dove viene ricercata un pò troppo maniacalmente la sperimentazione, riesce a proporre alcuni brani di indubbia qualità. Se Kid A è stato gradito, si può tenere in considerazione anche questo disco, ma se già le sperimentazioni del precedente lavoro hanno compromesso l’ammirazione verso i Radiohead, Amnesiac si può anche lasciar perdere.