- Jonathan K. - voce
- Floyd Rose - chitarra
- Rick Pierce - chitarra
- Evan Sheeley - basso, tastiera
- Gary Thompson - batteria, percussioni
1. Missing In Action
2. Lonely Lady
3. Steel The Light
4. Pull The Trigger
5. Ain't No Way To Treat A Lady
6. In The Night
7. Come And Gone
8. Rock On
9. Teenage Runaway
Steel The Light
Steel The Light esce nel 1985 e segna lo strepitoso esordio dei Q5, all'insegna di un potente e melodico US Metal, in cui il confine tra hard rock ed heavy metal è molto labile e sfumato, tanto che in molti preferiscono liquidare la questione, etichettando il presente lavoro con termini quali ‘melodic metal' o ‘hard n'heavy'.
Nati nella musicalmente fiorente e sempre ricca Seattle, che non fu solo terra di grunge, da cui provenivano anche altri straordinari gruppi hard n'heavy, quali TKO, Fifth Angel e gli immensi Queensryche, potevano contare sul timbro potente e graffiante del singer Jonathan K, sulla sezione ritmica varia e fantasiosa di Sheeley al basso e Gary Thompson alle pelli, sul guitar-work geniale di Rick Pierce e soprattutto Floyd Rose, proprio lui l'inventore del c.d. "tremolo system", lo stesso che diede il suo nome all'associazione che ancor oggi conserva il brevetto del ponte con leva del tremolo, concedendolo e distribuendolo poi alle altre case costruttrici di chitarre, e che da quel momento in poi fino ai nostri giorni verrà impiegato in maniera consistente, insomma in parole povere uno dei chitarristi più importanti e meno ricordati che la storia del rock/metal possa annoverare.
L'hard n'heavy proposto dai cinque di Seattle è melodico e potente, in grado di saper variare temi e sonorità, passando con ugual classe e naturalezza dalle cavalcate metalliche dell'opener Missing In Action, che, aperta da riff laceranti, gode di una sezione ritmica potente, dell'interpretazione al vetriolo del singer e di un refrain grintoso e memorabile, o l'impetuosa e potente Pull The Trigger, alla power ballad Come And Gone, in buona parte affidata a melodiche tastiere, si svolge su toni malinconici e sofferti perfettamente resi dalla sentita e profonda interpretazione di Jonathan K., brano davvero straordinario, fino ad arrivare all'elettrizzante e frizzante hard rock di Ain't No Way To Treat A Lady, un pezzo che non sfigurerebbe affatto, ed anzi sembra farne parte, nella discografia dei canguri AC/DC, brano poi ripreso e coverizzato dai Great White, non a caso una di quelle formazioni per le quali meglio si addiceva il termine "gruppi-cloni", proprio perché molto si ispiravano ai grandi del passato.
Ogni brano del platter però è un'autentica perla, come definire altrimenti infatti episodi quali Lonely Lady, in possesso di ritmiche in pieno stile US Metal, melodica ed incalzante, dall'alto tasso adrenalinico, la lunga title-track Steel The Light, particolarmente sognante e futuristica nei suoni, come sospesa in uno spazio e un tempo lontani, e poi la stupenda In The Night, in possesso di linee melodiche e chorus che sembrano anticipare la futura svolta melodic hard/AOR del successivo When The Mirror Cracks, da sottolineare inoltre il grandioso solo posto al centro della composizione.
E' ancora hard rock elettrizzante e sfrontato con Rock On, dove ancora una volta il versatile Jonathan K. si prodiga in una performance che strappa eccelsi paragoni con Bon Scott e Brian Johnson, mentre le chitarre affilate e pungenti dell'accoppiata Rose/Pierce fanno il resto, infine si chiude con Teenage Runaway, quella che ho meno apprezzato, non degna, a mio modesto parere, di essere messa al pari del resto.
Appena poco dopo essere dato alle stampe Steel The Light ricevette responsi e critiche entusiaste, e addirittura alcune autorevoli riviste lo proposero come disco dell'anno. Fu edito in Europa dalla ormai deceduta Music For Nations, ma fortunatamente più volte ristampato dalla tedesca High Vaultage con l'aggiunta di altre sette gustose bonus track, tutte prese dal loro primo demo, tra le quali una menzione particolare merita Nothing Ventured-Nothing Gained.