- Pyramids - Voci, Chitarre, Programming
- Nadja - Chitarre, Tastiere, Programming
Guests:
- Simon Raymonde - Basso in "Into the Silent Waves" e "An Angel Was Heard To Cry Over The City Of Rome"
- Albin Julius - Voce in "An Angel Was Heard To Cry Over The City Of Rome"
- Chris Simpson - Voce in "Another War"
- Colin Marston - Programming e Tastiere in "Into the Silent Waves"
- James Plotkin - Produzione
1. Into the Silent Waves
2. Another War
3. The Sound of Ice and Grass
4. An Angel Was Heard To Cry Over The City Of Rome
Pyramids With Nadja
Il drone sotto mentite spoglie, come non l'avete mai sentito. Firmato Pyramids e Nadja.
I primi, statunitensi, sconosciuti fino all'anno scorso grazie alla pubblicazione dell'omonimo esordio, hanno trasformato il drone in una lisergica fantasia di voci iper-riverberate, improvvise sfuriate noise-black metal e atmosfere a cavallo tra inquietanti catacombe emotive e celestiali paesaggi onirici. I secondi, canadesi, ormai rinomati sin dal 2003 - anno del primo full lenght Touched - il drone l'hanno espresso all'ennesima potenza, contaminandolo con devastanti aperture shoegaze e stranianti inabissamenti ambient. Il risultato di questa collaborazione, semplicemente titolato Pyramids With Nadja, è un disco che alletterà non poco i fan inossidabili del genere e anche quelli provenienti da differenti background sperimentali, proprio perchè in grado di smussare il drone canonico e di aprirlo a sapori e atmosfere diverse, dotate della fragilità di un cristallo e al contempo dell'insormontabile potenza evocativa di una magia nera. L'occulto e il celestiale sono due emisferi che qui si intersecano continuamente nelle parole e nei suoni di un linguaggio criptico e alienante, oltre che duttile nel saper variare ad ogni respiro le sue forme e le sue espressioni.
In questo rituale sotterraneo di inquietudine e di continua allucinazione emotiva, l'eco e le reminescenze dei maestri moderni del genere danzano assieme, legate da un vincolo di sangue che quasi si trasforma in tributo e che nella stessa poesia evoca le commoventi aperture atmosferiche degli Angelic Process (progetto/capolavoro di Kris Angylus, morto suicida il 26 Aprile 2008), le fantasie ambientali degli Ulver, il mood tetro dei Sunn O))) e le cavalcate percussive di Jesu (Broadrick, tra l'altro, è apparso sull'esordio degli americani remixando una loro canzone). Colpiscono in secondo luogo e per risonanza anche i personaggi chiamati da Pyramids e Nadja a collaborare al progetto, a partire da Simon Raymonde di Cocteau Twins e This Mortal Coil per finire con James Plotkin dei Khanate e Colin Marston degli Indifel?/Castro!.
Suoni che nascono dalle tenebre del sottosuolo e che si elevano verso la vastità del cosmo, per poi ritornare tristemente nella cenere e rinascere un'altra volta, eterne. Così il drone si dilata e quasi svanisce, senza però perdere la sua essenza più inquieta e terrorizzante (la prima parte di Sound of Ice and Grass richiama come non mai il delirio nero di Monoliths & Dimensions) e mutando ad ogni istante, anche grazie al genio delle personalità coinvolte, le proprie caratteristiche.
Del sound e dell'atmosfera in continua evoluzione del progetto è l'opener Into the Silent Waves a sviscerarne il cuore più intimo e recondito, stendendo in dieci minuti di pura alienazione mentale un toccante tappeto di soundscapes malinconici e voci eteree che - nella parte centrale - confluisce in una violenta eruzione di drone laceranti e apocalittici (sullo stesso stile dei francesi Natural Snow Buildings), per poi ritornare alla fragilità atmosferica iniziale che chiude il brano in un velo di angelica tristezza. Another War raccoglie la pacatezza ambientale del precedente brano ma la eleva in una dimensione plumbea in cui improvvisi beat elettronici, rumori industriali, voci ulveriane e pianoforti riverberati si alternano l'uno dopo l'altro cosrtuendo un'atmosfera aliena, quasi sbilenca ma sicuramente meno toccante non solo della splendida Into the Silent Waves, ma anche delle restanti due tracce che concludono l'album. Messa a confronto con quest'ultime, Another War risulta infatti essere l'episodio meno riuscito ed emotivamente meno coinvolgente del lavoro, che al contrario dispiega tutta la sua forza evocativa nella già citata Sound of Ice and Grass (splendido il contrasto tra l'apertura ambient, l'agghiacciante drone/black metal sunniano della fase centrale e lo struggente sinfonismo quasi classical che precede la chiusura del brano) e nella conclusiva An Angel Was Heard To Cry Over The City Of Rome. L'ultima perla del disco raccoglie infatti lo stile e le influenze - Jesu in primis - di Pyramids e Nadja e le rigetta in una cavalcata metal dapprima sognante e quasi celestiale per la dolcezza delle voci angeliche e del riffing (ripreso nella parte conclusiva), poi più aspra e rabbiosa, come testimonia anche la breve apparizione dello scream filtrato che 'demonizza' splendidamente il mood del brano.
Potrà essere accolto come un lavoro manierista, come un'opera che abilmente spulcia nel repertorio del drone disperdendone i principali fili conduttori ma, più di queste considerazioni (che, per carità, possono anche avere solide fondamenta), a colpire della perla di Pyramids e Nadja è in primo luogo la sua capacità di emozionare e di avvolgere in una musica che, per la profondità che la contraddistingue, non va semplicemente ascoltata ma vissuta, proprio perchè sotto le sue distensioni ambientali e le sue soffocanti trame chitarristiche si nasconde un vero e proprio tumulto interiore, vivo e tangibile, che difficilmente non riuscirà a spezzare in due il cuore di chi entra nel suo struggente enigma.
"The touch of your hand
On my brow stay demons.."