- Matt Barlow - voce
- Jonah Weingarten - tastiere
- Michael Kammeyer - chitarra
- Toke Skjonnemand - chitarra
- Niels Kvist - basso
- Morten G. Sorensen - batteria
1. Arise
2. Year Of The Phoenix
3. Ghost Light
4. Touched By The Mara
5. A Beautiful Death
6. Legacy In A Rhyme
7. Caramon's Poem
8. The Highland
9. Shadow Of The Beast
10. March Through An Endless Rain
Immortal
Ad appena due anni di distanza dal precedente Legend Of The Bone Carver si ripresentano i danesi Pyramaze, peraltro con un paio di importanti novità, come il cambio di label, che nel frattempo li ha visti passare dalla Nightmare Records alla spagnola Locomotive, e soprattutto il cambio di vocalist, con Lance King che lascia il posto al singer degli Iced Earth Matthew Barlow, il quale accettando l'invito dei danesi implicitamente riconosce il valore delle due precedenti releases di questa giovane power band.
A risentire in maniera evidente di questo passaggio di consegne dietro al microfono è l'intero impianto sonoro del combo danese, infatti questa loro terza release, intitolata Immortal, si differenzia non poco dal precedente disco, e non solo per una produzione volutamente più potente, ma anche per un approccio decisamente più cattivo e grintoso, distaccandosi, in buona parte ma non completamente, da quello stile un po' symphonic/prog per far posto invece ad influenze di Iced Earth e più in generale del più massiccio e classico US power. Si assiste così a ritmiche più rocciose, ad un guitar-work più potente, affilato ed incalzante in cui si rende grande protagonista Michael Kammeyer, ad un'interpretazione più cattiva ed evocativa, tutti elementi che danno vita ad una serie di brani schiacciasassi dal buon impatto come la convincente Year Of The Phoenix o la seguente Ghost Light, anche se i due brani hanno il limite di somigliarsi un po', oppure ancora A Beautiful Death, incalzante e valorizzata dal buon lavoro delle chitarre e da un bel chorus efficace.
Forse però il brano in cui più emerge la classe assoluta di Matt Barlow è la power ballad Legacy In A Rhyme, carina e non certo trascendentale ma nella quale lo stesso singer si erge ad unico ed incontrastato protagonista, mentre sempre fondamentale a donare quel tocco più "symphonic" al loro power è l'apporto dell'ottimo Jonah Weingarten alle keys, ed a tal proposito parecchio efficace risulta il contrasto tra gli evocativi inserti delle tastiere e il riff più heavy-oriented delle chitarre in Caramon's Poem, pezzo in possesso anche di un chorus arioso. La qualità del songwriting non subisce evidenti sbalzi qualitativi in riferimento alle precedenti uscite, rispetto alle quali però manca quel tocco di freschezza o quella sorta di effetto sorpresa, nonostante l'ensemble danese cerchi più volte di piazzare il colpo ad effetto, andandoci anche vicino con la più articolata e progressiva Touched By The Mara, dotata di buoni cambi di tempo e in possesso di efficaci soluzioni melodiche, o con The Highland, bellissima composizione dalle tinte folk e celtiche, ma sempre impreziosita dal cantato grintoso e "cartavetrato" di Barlow e da un chorus solenne ed epico. Interessante anche il finale con Shadow Of The Beast, che si dirige verso un mood più in linea con certo prog/power scandinavo, e con lo strumentale e marziale mid-tempo March Through An Endless Rain.
Nonostante la presenza di un cantante del calibro di Matt Barlow, i danesi Pyramaze non hanno certo dato alle stampe quell'album di assoluto valore che li possa definitivamente lanciare nelle più alte sfere del power metal, ma di sicuro hanno mostrato ancora una volta di essere una buona band ed una delle più valide realtà emergenti dell'attuale panorama power metal.