- Mike - voce
- Dom - chitarra
- Danny - chitarra
- Chris - basso
- Alex - batteria
1. With Averice
2. Dead Is Dead
3. Clipped Wings
4. Stonethrowers
5. Shiteaters
6. Sick And Tired
7. Rains
8. Basically Dead
9. Martyr Immortal / (Mori Vincent Omnes)
10. Black Skies
11. Ashes And Dust
12. Dismissed In Time
Martyr Immortal
Hardcore e Thrash costituiscono un binomio che ha avuto degli ottimi esiti in campo discografico, specialmente negli Stati Uniti, nazione da sempre alquanto controversa dal punto di vista ideologico; i giochi di potere della società americana sono sempre stati messi in luce da decine e decine di formazioni dei due generi musicali che hanno gridato con rabbia, sin dagli anni Ottanta, il loro rifiuto verso la corruzione dominante. I Pulling Teeth sono un quintetto di Baltimora nato recentemente ispirandosi alla tradizione della Bay Area e fondendola all’Hardcore di stampo newyorkese. Violenti e grintosi, i cinque riuniti con un moniker che sembra già un tributo agli storici Metallica di Kill ‘Em All tessono dodici tracce all’insegna del ritmo e di un’atmosfera apocalittica in quello che è l’album d’esordio Martyr Immortal.
La copertina allegorica e simbolica introduce direttamente nel contesto malato del sound dei Pulling Teeth, fatto di voci graffianti, più simili al tono dell’ex Exodus Steve Souza che al tipico lamento Hardcore. L’architettura di base invece si snoda attraverso fraseggi più granitici e scanditi, non privi delle brusche accelerate che hanno reso celebri Thrash e Hardcore. A questo avviso si segnalano i patterns ritmici di tracce vorticose come Dead Is Dead o Shiteaters, già esplicative nei titoli crudi e nella brevità della loro struttura. La chitarra appare abbastanza canonica nel suo genere, variando agli improvvisi assoli volutamente confusionari l’andamento cadenzato dell’Hardcore.
Stonethrowers rappresenta quindi uno dei capitoli migliori, perché in esso i Pulling Teeth concentrano una summa di tutte le loro idee, senza dimenticare di conferire un momento di pausa all’ascoltatore prima dell’immersione nella violenza dei brani seguenti.
Il pregio della band è infatti quello di rendere equilibrati e leggeri i pezzi, a tal punto da far mantenere costante l’attenzione per tutti i venticinque minuti del (corto) full-lenght; gli episodi si rincorrono contorti e caotici, non disdegnando una certa somiglianza con le sperimentazioni di acts della nuova scena, Converge in particolare.
In definitiva, sebbene i Pulling Teeth non introducano un’innovazione profonda all’interno del genere, ciò che propongono è ben eseguito e composto. E’ ancora presto per annunciare che sia nata una nuova scena americana proprio a Baltimora, città più abituata a navigare nei lidi dell’Hip Hop, ma le premesse sono alquanto interessanti. Sta a gruppi come i Pulling Teeth dare un contributo personale per revitalizzare ulteriormente l’Hardcore statunitense più legato al filone metallico ed incisivo.