- Tommy Victor - voce e chitarra
- Paul Raven - basso
- John Bechdel - batteria
1. Another Wordly Device
2. Whose Fist is This Anyway
3. Snap Your Fingers, Snap Your Neck
4. Cut-rate
5. Broken Peace
6. One Outnumbered
7. Out Of This Misery
8. No Question
9. Not Of This Earth
10. Home Rule
11. Sublime
12. Test
Cleansing
Un dente che sminuzza, affetta, distrugge qualsiasi tentativo di rimanere immobili di fronte alla loro musica. Questi sono i Prong, e forse azzeccata è la traduzione del loro nome per definirli: un dente, uno spuntone, una sporgenza che spicca nel panorama musicale alternativo. In vent’anni di carriera musicale i componenti dei Prong son cambiati diverse volte, unica costante Tommy Victor, chitarrista e cantante della band.
Cleansing è il loro quinto album: un album significativo per le influenze che lascia respirare e per l’influeza che ha avuto su band come Disturbed, Korn, Helmet. Con questo quinto lavoro entrano nella band John Bechdel, già batterista dei Murder Inc e Killing Joke e Paul Raven, già bassista dei Killing Joke e Pigface. E’ un cambiamento importante ed evidente: il canto psicotico, i ritmi cadenzati, le chitarre distorte che troviamo in Cleansing sono elementi chiaramente ereditati dai Killing Joke.
Soprattutto in alcuni pezzi quest’influenza è tangibilissima: in Snap your fingers, snap your neck i ritmi cadenzati della batteria ancora molto anni ’80 ricordano pezzi come The wait dei Killing Joke, e, proprio come potrebbe accadere ascoltando quest’ultimo pezzo, chi gusta Snap your fingers, snap your neck non può rimanere immobile tanto è coinvolegente il sound di questo pezzo. Ciò che comunque rende i Prong e questo quinto album unici è proprio la ricchezza di influenze e la capacità con cui questi musicisti le amalgano creando un mix eterogeneo e armonico nuovo. Rimanendo sempre con l’orecchio teso a questo terzo brano, in Snap your fingers, snap your neck si respira sì il sound anni ’80 Killingjokiano, ma allo stesso tempo non mancano sonorità legate al thrash metal che rendono il pezzo meno etichettabile perchè ricco di influenze varie. Lo stesso dicasi per un altro bellissimo pezzo successivo, Broken peace. Un mix di funk metal cui è impossibile rimanere impassibili, un ritornello che si ripete all’infinito ma che non ti lascia indifferente neanche per un attimo, riff di chitarra più o meno pesanti che si alternano sapientemente proprio per non annoiare in un brano che ruota tutto intorno ad una frase: pick up the broken peace, una frase che penetra nel cervello con la forza espressiva della voce ruvida ma calda di Victor. Andando a ritroso e partendo dal primo pezzo, si può affermare che senza ombra di dubbio chi ben comincia è a metà dell’opera: Another wordly device è decisamente un ottimo inizio, un pezzo da headbanging, un pezzo che ti cattura subito con le sua chitarra stoppata, il basso che all’inzio spicca sugli altri strumenti insieme alla voce arrabbiata di Victor. Il buon inzio è confermato dal secondo brano Whose Fist is it anyway: ancora chitarra stoppata ma sonorità più killingjokiane soprattutto per quanto riguarda la batteria col suo sound schiettamente anni ’80.
Tutto l’album dimostra la bravura di questa band nel far proprie varie influenze e creare un sound originale in brani eccellenti come i sopraccitati e altri che potrebbero non colpire ma che alla fine non costituiscono un neo nell’album essendo questo nel complesso un lavoro molto positivo. This is only a test: così canta convinto e convincente Victor nell’ultimo pezzo, Test appunto. Beh, come esperimento il brano è riuscitissimo, e la fine in particolare spicca per il contrasto fra l’assolo di chitarra dalle sonorità trash metal e la parte conclusiva vera e propria in cui il pezzo si spegne lentamente, quasi trascinandosi. Album interessante e ricco di influenze.