- Mat Sinner - basso
- Ralph Scheepers - voce
- Tom Naumann - chitarra
- Stefan Leibing - chitarra, tastiera
- Randy Black - batteria
1. Demons and angels
2. Rollercoaster
3.Seven seals
4. Evil spell
5. The immortal ones
6. Diabolus
7. All for one
8. Carniwar
9. Question of honour
10. In memory
Seven Seals
Sesto studio album per i tedeschi Primal Fear, band nata prima come progetto parallelo di membri di Sinner e di Gamma Ray ma poi affermatasi a tal punto che per i suddetti musicisti diventerà la band principale.
La formazione attuale comprende il famosissimo cantate Ralph Scheepers (ex-Gamma Ray) , Mat Sinner e Tom Naumann (entrambi provenienti dai Sinner) che furono i tre membri fondatori della band ai quali si sono aggregati Stefan Leibing e il batterista canadese Randy Black (ex-Annihilator). Dopo gli ottimi esordi dell'omonimo disco Primal Fear e di Jaws of Death ed il successo di Nuclear Fire i cinque hanno fatto qualche leggero passo indietro coi successivi Black Sun e Devil's Ground (soprattutto quest’ultimo che a giudizio di molti suonava troppo scontato e ripetitivo) ma ora tornano sul mercato con questo Seven Seals, album che ha il compito di riscattare le mezza critiche del suo predecessore.
Queste nuove dieci tracce suonano in perfetto Primal Fear style ovvero un buon heavy - power metal dove spicca la voce di Scheepers, da anni considerato uno dei probabili eredi di Rob Halford.
Ora vediamo meglio casa ci riserva questo “sette sigilli”.
Ottimo come sempre il mixaggio degli uomini della Nuclear Blast che con le orchestrazioni ci sanno davvero fare (vedi ultimo dei Dimmu Borgir e degli Edguy per esempio…) e l’opener Demons and Angels ne è un chiaro esempio.
La canzone grazie all’orchestrazione assume un ottimo spessore che riesce a compensare molto bene certi passaggi un po’ scontati ma che risultano lo stesso ottimi. Fin dalle prime note dell’intro molto maestosa e potente si capisce che i cinque tedeschi vogliono fare sul serio cercando di dare quel tocco di personalità per non cadere nello scontato e nel già sentito.
Buoni riff e assolo fanno partire alla grande un disco che si presenta dalle grandi pretese.
Più heavy è invece la seconda canzone ovvero Rollercoaster dove riff si alternano alla voce splendida di Scheepers (il vero trascinatore della band). Il ritornello è piacevole anche se non molto potente come i riff che lo seguono ma va bene così: questo pezzo cresce al susseguirsi degli ascolti (che sono stati davvero tanti).
La canzone scelta come singolo apripista e che per la quale è stato girato un video è proprio la titletrack, canzone davvero molto pretenziosa. Infatti Seven Seals ha un andamento molto epico e maestoso con la classica strofa che sprigiona tutta la sua solennità nel ritornello. Anche in questo pezzo è stato fatto ricorso all’aiuto dell’orchestra per enfatizzare meglio tale maestosità. Di solito il rischio di trascendere nel ridicolo o nelle stupidata è molto alto per questi pezzi ma in questo caso i Primal Fear sono riusciti a sfornare un pezzo coinvolgente che sicuramente riuscirà meglio a sfondare dell’odioso inno Metal is Forever.
La successiva Evil Spell anche lei inizia molto lenta e sinfonica ma poi si rivela solamente un pezzo heavy molto veloce senza torti né pregi, un capitolo normale ma comunque piacevole sotto tutti i punti di vista con un buon finale in crescendo.
Un riff molto heavy anni ’80 apre The Immortal Ones e anche l’attacco della voce di Scheppers suona molto in quello stile.
Con Diabolus torniamo alle orchestrazioni ed ai pezzi belli: sembra infatti che i meglio riuisciti di questo album siano appunto quelli dove è presente il supporto sinfonico. Probabilmente questo è dovuto al fatto che l’orchestrazione contribuisce molto a dare uno spessore notevole al pezzo, elemento fondamentale per il Power Metal. Il brano è davvero eccezionale ed un applauso molto sincero va al solito Scheepers, che nel ritornello si sforza a dare un tono molto dolce e cadenzato alla sua voce acuta. La parte intermedia in cui si ode la voce narrante è molto in stile Rhapsody ma è azzeccata nel contesto della canzone, che raggiunge in un attimo gli otto minuti.
All for One è introdotta da un minuto parlato per poi diventare un episodio molto veloce ed energico dove si notano le buone doti dietro le pelli di Randy Black. Il ritornello è scontato ed è un peccato perché le basi del pezzo erano molto buone: forse un refrain più coinvolgente e non così piatto ed una durata di almeno un minuto in meno (più di 7 minuti e mezzo per una canzone del genere sono troppi e lo si nota dalle parti troppo allungate) avrebbero alleggerito l'andamento.
Il pezzo successivo, ovvero Carniwar, dal punto di vista musicale è povero e macchinoso e la voce metallica e diabolica che si sente nel ritornello di sicuro farà storcere il naso ai molti. In effetti il pezzo sembra parecchio abbozzato e scontato ma risulta ascoltabile anche se manca di longevità.
Un'intro di piano apre Question of Honour, canzone piacevole ma banale nella sua prima parte, pur essendo ben strutturata ed interessante dall'assolo. Canzone che cresce di ascolto in ascolto dove più o meno tutti i cinque musicisti posso mostrare le loro doti esecutive.
A concludere l’album ci pensa la ballata In Memory dove la voce di Scheepers è quasi tenuta a guinzaglio e può esprimersi al meglio solo nel ritornello. La ballata è molto dolce ed orecchiabile ma suona molto di già sentito, come la maggior parte delle ballad Heavy - Power. La canzone ha quasi un sapore commerciale per alcuni suoni ma questa considerazione va presa proprio con le pinze: essa ricorda, sia per il ritmo, sia per il tono con cui Scheepers ricalca lo stile degli Smashing Pumpkins.
Ora è giunto il tempo di tirare le conclusioni finali ed in questo caso non è stato davvero facile.
Inanzitutto va detto che questo Seven Seals è un prodotto di qualità sicuramente superiore al precedente discreto Devil's Ground, e che i cinque tedeschi hanno sfornato il prodotto sicuramente più maturo della loro discografia. I pezzi presenti in questo album sono vari e molto curati e questo va di certo a favore di una valutazione abbastanza alta.
Tra tutti i pezzi spiccano senz’altro la titletrack, Demons and Angels e Diabolus, ma alcune idee potevano esser sfruttate meglio come nel caso di Carniwar ed All for One.
In definitiva Mat Sinner (che tra l’altro è anche il produttore della band ed un dirigente della Nuclear Blast) e soci hanno dato alla luce un disco molto gradevole ed ascoltabile con buone idee ben valorizzate. Un'ottima risposta a chi aveva criticato la banalità di Devil's Ground.