- Attila Dorn - voce
- Matthew Greywolf - chitarra
- Charles Greywolf - basso
- Falk Maria Schlegel - organo
- Stéfane Funèbre - batteria
1. Lupus Demonae (Intro)
2. We Take It From The Living
3. Prayer In The Dark
4. Saturday Satan
5. In Blood We Trust
6. Behind The Leathermask
7. Vampires Don't Die
8. When The Moon Shines Red
9. Mother Mary Is A Bird Of Prey
10. Tiger Of Sabrod
11. Lupus Dei
Lupus Dei
Seconda uscita dopo Return In Bloodred del 2005 per i Powerwolf, band mezza tedesca e mezza rumena, per via della presenza di Attila Dorn, cantante lirico proveniente proprio dal paese di Dracula, i quali intendono continuare il discorso già intrapreso nell'album di esordio, ma cercando adesso di combinare il glam metal della prima ondata, quello dei vari W.A.S.P. e Twisted Sister, con l'heavy più cupo dei Mercyful Fate ed un più attuale gothic/power, con qualche puntata anche nella musica lirica e gregoriana, molto consona all'estrazione musicale del singer rumeno. Tutto questo agglomerato di sonorità è posto al servizio di tematiche grottesche ed orrorifiche incentrate su lupi mannari e vampiri (e non poteva essere altrimenti visto il paese d'origine), che talvolta fanno sorridere per il loro cadere nel grottesco e nella parodia, anche se non ci è dato sapere quanto ciò sia voluto o meno.
Di certo Lupus Dei, nuova creatura del combo tedesco/rumeno, mostra se non altro una buona maturità rispetto al suo predecessore, in particolare in fase compositiva, e questo grazie soprattutto ad una rivisitazione di quella cultura glam dei primi anni '80, tanto proficua ed idonea a trattare di tematiche orrorifiche e capace di rendere più fruibile, orecchiabile e scorrevole l'album, anche se d'altra parte la continua insistenza su certi stilemi, come cori gregoriani, atmosfere scure e gotiche o parti sinfoniche, finisca per rendere il piatto più indigesto.
Uno dei brani che maggiormente, ma non troppo, prende le distanze da questi canoni è la più veloce e power-oriented Vampires Don't Die, che tuttavia non rinuncia del tutto a quel flavour tipicamente gotico ed in possesso di un chorus catchy e ruffiano, e lo stesso dicasi per Behind The Leathermask, che alterna strofe veloci ed incalzanti a chorus gregoriani e su toni baritonali, invece Saturday Satan sembra rifarsi maggiormente al glam/gothic dei 69 Eyes, risultando anch'essa un episodio piacevole e catchy, altro brano in grado di primeggiare sul resto è anche We Take It From The Living, molto heavy e grintosa.
Ottima la prova canora di Attila Dorn, anche per la sua capacità di ben destreggiarsi sempre al limite tra metal e canto lirico, cosa che maggiormente si nota proprio in quei brani più orientati verso sonorità liriche o gregoriane, come Prayer In The Dark, che sarebbe tra le migliori non fosse per la presenza di quel chorus gregoriano dell'Ave Maria, che qui assume forse una valenza parodistica, ma che scade quasi nel ridicolo, la lenta ed horror When The Moon Shines Red, resa se non altro più interessante dall'organo di Schlegel, la closer Lupus Dei, quasi narrata e sempre incentrata su atmosfere oscure ed horror, tutti brani eseguiti su tonalità basse e baritonali che rasentano il ridicolo per il loro riprendere temi classici o gregoriani e trasmigrarli in ambito metal dando come unico risultato finale scontate melodie che sanno di trito e ritrito. E la musica non cambia tanto neanche con le modeste In Blood We Trust o Mother Mary Is A Bird Of Prey, mentre appena più carina risulta la solenne Tiger Of Sabrod.
Va detto comunque che Lupus Dei conserva il merito di farsi ascoltare senza troppo annoiare, nonostante tutti i limiti e le pecche già evidenziate, anche se in certi frangenti la tentazione di avanzare velocemente nelle tracce si fa pressante. In tutto ciò un ruolo decisivo sembra giocare l'uso di facili melodie, che come una lama a doppio taglio se da un lato rende più fruibile e scorrevole l'album, dall'altro incorre alla lunga nel rischio di rendere il prodotto finale stucchevole e scontato. Per farla breve, in dosi moderate risulta godibile, ma alla lunga rischia di annoiare.