Milan Polak
1. Lights, Camera, Action
2. Where Were You Tomorrow
3. Inner Peace
4. Vinka 611
5. More Than I’ve Been
6. Absolutely Positive
7. Could’ve Been Love (acoustic)
8. Cruisin’
9. Tendonitis
10. Chain Reaction
11. Sylphe
12. Witchdance
13. Sunrise
14. Where Were You Tomorrow (demo version – bonus track)
Guitar Odyssey
Davvero non facile il compito di recensire e dare un voto realmente obbiettivo a questo disco di Milan Polak, talentuoso chitarrista viennese che vanta di un palmares molto ricco di partecipazioni come session member in vari gruppi e di collaborazioni come chitarristi famosi (Paul Gilbert e Marty Friedman su tutti…) e che inoltre in patria è famoso anche come compositore di jingle pubblicitari.
Questo Guitar Odyssey è una ristampa rimasterizzata e arricchita di bonus track del debutto solista di Polak risalente al 2001.
Il disco che ci troviamo davanti è un tripudio della tecnica e delle scale ultraveloci e di conseguenza si sente molto l’influenza di guitar hero come Malmsteen, Vai e Satriani.
Fondamentalmente Polak sperimenta quasi tutti i generi del metal spaziando da pezzi molto speed e veloci ad altri molto pesanti ad altri quasi fusion o addirittura classici.
Il lavoro compositivo del chitarrista viennese è notevole e i brani non presentano strutture banali e ripetitive: nei 50 minuti di musica presenti su questo disco è difficile trovare elementi e temi troppo simili tra di loro.
Come è prevedibile i punti a sfavore dell'album sono senz’altro la ristrettezza della fascia degli ascoltatori a cui può interessare (non a tutti piace di principio un disco solamente strumentale…) ed il fatto che il disco è orientato molto sul metal e questo può far storcere il naso agli ascoltatori di musica strumentale tecnica che di solito sono abituati a trovarsi di fronte timbri più “leggeri”.
I capitoli del disco possono suddividersi in due gruppi: i pezzi metal ed i pezzi non metal.
Prevalgono come già detto i pezzi metal tra i quali spiccano canzoni come l’opener Lights, Camera, Action!, eseguito ad una velocità folle che ricorda molto lo stile di Marty Friedman nei suoi lavori solisti come Music For Speeding; quello che sorprende è la scioltezza con cui Polak si diletta in scale, sweeps ed altri “trucchi” funambolici.
Anche il secondo episodio del disco non scherza in quanto a tecnica: Where Were You Tomorrow? Presenta una struttura più melodica e a sprazzi meno veloce della precendente. Con riff molto alla Megadeth.
Tra i pezzi metal degni di nota poi troviamo senza dubbio una More Than I’ve Been che suona maledettamente Pantera (il riff e la parte ritmica è praticamente identica a quella di 5 Minutes Alone dei) dove Polak mette da parte, si fa per dire, la tecnica per sfornare una canzone molto pesante e dura.
Ottima anche la successiva Absolutely Positive, più hard rock oriented con riff alla Led Zeppelin anche se Polak infarcisce il tutto di scale vertiginose e di sweeps pulitissimi.
In Tendonitis lo stile usato è chiaramente quello degli Slayer: pezzo velocissimo e pestato che non può che ricordare la band di Kerry King e soci. Inoltre negli assoli di questa canzone, Polak dimostra come si possa essere espressivi e vari anche a velocità elevatissime (cosa che King e Hanneman non sanno fare ma che non è neanche richiesta nel loro genere).
Bellissime le scale di Witchdance dove emerge il lato più creativo e folle del chitarrista austriaco.
Ora spostiamo l’attenzione sui pezzi non metal che risultano tra i migliori del lotto.
Semplicemente fantastico il sapore fusion di Vinka 611, molto probabilmente il più efficace del disco. Geniale la scelta di inserire nella canzone trombe e sax che creano uno spessore rilevante. Decisamente folle la serie di scale della parte centrale della canzone che raggiungono una velocità elevatissima.
Il disco contiene un pezzo di chitarra classica bello ed interessante: Could I’Ve Been In Love è molto caldo e latineggiante, accompagnato da una bossanova di sottofondo. Ottima davvero l’interpretazione di Polak sempre preciso, pulitissimo e espressivo.
Degno di nota è anche Sylphe, brano a due chitarre (una classica, una elettrica) dove le parti si intrecciano bene e con un'atmosfera dolce e triste. Orami è superfluo continuare ad elogiare la tecnica di questo ragazzo che sa sorprendere dal primo all’ultimo secondo dell'opera.
Come già detto, è difficile davvero dare un voto onesto e obbiettivo a questo disco ben scritto e curato nei dettagli. Di conseguenza ci si sente di premiare lo sforzo compositivo di Milan Polak che, con questo Guitar Odyssey, ha dimostrato le sue enormi doti con la sei corde, sia dal punto di vista compositivo che da quello esecutivo. Se vi piacciono i guitar hero, Malmsteen su tutti, date una possibilità a questo chitarrista viennese.
TRACKLIST:
1. Lights, Camera, Action
2. Where Were You Tomorrow
3. Inner Peace
4. Vinka 611
5. More Than I’ve Been
6. Absolutely Positive
7. Could’ve Been Love (acoustic)
8. Cruisin’
9. Tendonitis
10. Chain Reaction
11. Sylphe
12. Witchdance
13. Sunrise
14. Where Were You Tomorrow (demo version – bonus track)