Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione/Artist Service
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Marco Sivo - voce
- Marco D'Andrea - chitarra, banjo
- Alex Furia - basso
- Steve Arrigoni - batteria

Tracklist: 

1. You Know Who You Are
2. Unchain My Heart
3. If I Want To Forget (Her Love)
4. I'll Be There
5. You Got That Fire
6. Without Words
7. She
8. Everything
9. Kill Me (But First Kiss Me)
10. Fairy Tale

Planethard

Crashed On Planet Hard

Esordio su full-length per gli hard rocker milanesi Planethard, attivi dal 2004 e chiaramente ispirati dall'hard ottantiano, ed in maniera particolare da band quali primi Bon Jovi, Motley Crue e soprattutto Skid Row e Steelheart. Nonostante al proprio attivo avessero il solo EP So Good, i quattro ragazzi lombardi hanno avuto modo di calcare importanti palcoscenici in cui farsi una buona reputazione, come quello del Gods Of Metal del 2007 o quello dell'Alcatraz di Milano, in cui hanno fatto da apri pista ad una band icona dell'hard rock ottantiano, e cioè gli svedesi Europe.

Crashed On Planet Hard è un esordio che mostra segnali positivi da parte di una band ancora giovane, ma già con una buona esperienza maturata negli anni, che si lancia in uno street metal meno spigoloso e selvaggio di quello che ci era stati mostrato da band quali Guns N' Roses e Motley Crue, ma più contaminato da sprazzi melodici che permettono di accostarli maggiormente a band come Skid Row e Steelheart appunto.
Basti a tal proposito accostarsi a pezzi come If I Want To Forget (Her Love), brano più spensierato ed orecchiabile che mette all'istante di buon umore, I'll Be There, che ricorda un po' alcune cose dei Mr. Big, Without Words, in possesso di azzeccate linee melodiche e di uno dei migliori refrain dell'intero disco, o ancora le due ballad She, certo non memorabile ma comunque gradevole ed in grado di mostrare la vena più romantica e dolce della band, e Fairy Tale, delicata e nostalgica composizione per piano e voce.
Per il resto invece, fin dall'opener You Know Who You Are, dalle chiare influenze glam/sleaze à la Skid Row, la formula cambia poco e niente, così si assiste a ritmiche arrembanti e chorus d'impatto, con cui poter strillare in faccia al mondo tutta la sfrontatezza tipica dell'hard rock, cosa che si verifica puntualmente anche in altre tracce, quali You Got That Fire, Kill Me, ancora un altro pezzo che sembra seguire quella scia già tracciata sul finire dagli anni '80 dai vari Skid Row e Motley Crue, o la più esaltante e bonjoviana Everything. Si distingue invece Unchain My Heart, brano dal sapore un po' class metal, che contribuisce a rendere più vario e piacevole l'ascolto.

Buona la produzione di Alessandro Del Vecchio, come la performance della band e del singer Marco Sivo, magari non in possesso di quella notevole estensione vocale che contraddistinse cantanti come Sebastian Bach, ma di sicuro sempre bravo nel modulare ed impostare la propria voce un pò nasale ed un pò graffiante, proprio come richiede il genere, in base alle esigenze del caso. Forse talvolta il sound appare poco spigoloso e ruvido, ma di certo i Planethard sembrano aver posto le giuste basi per un possibile roseo futuro, tanto che quelli della Arist Service sembra se ne siano già accorti. Ancora lontanucci dal portare alla luce qualcosa di memorabile, al momento Crashed On Planet Hard è soltanto un album carino e piacevole, di facile ascolto, ma che non pare ancora in grado di superare la difficile prova del tempo.


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