- Brian Molko - chitarra, voce, basso
- Stefan Osdal - basso, chitarra, piano
- Robert Schultzberg - batteria
1. Come Home
2. Teenage Angst
3. Bionic
4. 36 Degrees
5. Hang On To Your IQ
6. Nancy Boy
7. I Know
8. Bruise Pristine
9. Lady Of The Flowers
10. Swallow
Placebo
Gli albori di questa band cosmopolita risalgono agli anni ottanta, quando, ancora dodicenni, Brian Molko e Stefan Olsdal frequentando la stessa scuola privata in Lussemburgo, si conoscono e fanno amicizia. All’età di 17 anni Molko si trasferisce in Inghilterra per frequentare l’università di Arte Drammatica a Londra, mentre Olsdal segue la propria famiglia in Svezia. In questo periodo Molko prende qualche brutta abitudine e la solitudine lo spinge a suonare e a scrivere canzoni, quelle che saranno la base del primo lavoro dei Placebo e del loro stile inconfondibile. Per un certo periodo Molko suonava set acustici accompagnato dal batterista Hewitt (che in seguito cederà il posto a Robert Schultzberg), ma dopo aver incontrato nuovamente sulla sua strada Olsdal, i due decidono di unire le forze. Così nascono i Placebo, la nuova rivelazione del Rock.
Dopo un primo ascolto si intuisce subito che il disco è caratterizzato da due gruppi di canzoni: il primo è composto da tracce veloci (Come Home, Teenage Angst, 36 Degrees, Nancy Boy, Bruise Pristine) e il secondo da mid tempo e pezzi lenti (Bionic, Hang On To Your IQ, I Know, Lady Of The Flowers, Swallow). Contemporaneamente si capisce che lo stile dei tre è caratterizzato da riff nervosi o giri molto armoniosi, da una sezione ritmica varia e precisa, ma soprattutto dalla voce androgina di Melko.
Questo primo lavoro risulta già una specie di best of, infatti sono contenuti qui tutti i classici del gruppo: Teenage Angst, Nancy Boy, Bruise Pristine (omaggio al Boss) e soprattutto la fantastica 36 Degrees. La cosa strana è che questi pezzi ritenuti “classici” appartengono solo al primo gruppo di canzoni, quelle veloci, quando le canzoni lente come Hang On To Your IQ, Lady Of The Flowers e I Know, a tratti sono migliori ed è un peccato farle passare in secondo piano.
A parte questi due grandi gruppi si ha l’obbligo di accennare ai pezzi “mediocri” come Come Home, Bionic e la strana Swallow, che di mediocre hanno solo il fatto di trovarsi in mezzo a pezzi di una grande levatura stilistica che li sbiadiscono un poco, ma che, soprattutto nel caso dell’opener Come Home, rappresentano in modo più che degno lo stile e il carattere dei Placebo, soprattutto dando una sbirciatina al futuro che non regalerà sempre gioie così grandi. Va menzionata anche la traccia fantasma alla fine del disco: dolce, ipnotica e strumentale, meglio di molte altre ghost track.
86 perché ci sono solamente canzoni fantastiche. E’ troppo? E’ troppo poco? Ne l’uno ne l’altro, forse non è il voto giusto ma è quello che si meritano.