- Shelf - voce
- Stephen Averill - basso
- Feg - chitarra
- Kev Richardson - batteria
- Dan Gardner - tastiere ed elettronica
1. The Ballad Of The Trojan Elephant
2. Old Man Time In The Rivers Of Rhyme
3. Gold, Gold!
4. Great North Road
5. Nine Hands Of The Octopus
6. Cosmic Space Lazers
7. DogYoghurt
8. Fistful Of Bags (Full Of Riffs)
9. Ultimate Attack Helicopters
10. The Edwardian Astronaut
Short Circular Walks in the Sky Valley
Nell’universo multiforme delle band emergenti e sconosciute, ogni tanto c’è qualcuno che ce la fa; non parliamo di successo, decisamente difficile parlarne quando si ha a che fare con un genere così poco easy-listening, parliamo solo di perfetti sconosciuti che debuttano con un album che colpisce per la sua qualità compositiva. E’ questo il caso dei Pilgrim Fathers, band proveniente dalla scena rock di Nottingham, di cui ci ritroviamo per le mani il primo disco Short Circular Walks In The Hope Valley: post metal con numerose variazioni sul tema, dalla psichedelia allo stoner, passando per frizzanti schitarrate hard rock/rock n’ roll, il tutto sotto una pesantissima cappa di effetti e distorsioni.
Il risultato è un disco molto interessante e sperimentale, che non faticherà a catturare l’ascoltatore nel suo universo di distorsioni desolate tipicamente post-core, facendo notare la cura con cui la band tesse in continuazione i pattern, apparentemente caotici, di tastiere ed effetti elettronici; interessante nonostante, come spesso accade trattandosi di un disco d’esordio di una giovane band, in questa commistione appaiano evidenti i riferimenti delle band guida dei Pilgrim Fathers: Neurosis e Cult of Luna nei riff corposi e imponenti, Isis negli intermezzi fluidi e distesi tipicamente post-, Doors e Hawkwind per quanto riguarda la componente psichedelica, nonchè l’apporto di tutta la scena stoner e noise per quanto concerne l’uso di effetti e distorsioni.
Per comprendere questa commistione è sufficiente considerare una manciata di tracce veramente riuscite, come la opener The Ballad Of The Trojan Elephant, dove ad una struttura tipicamente post metal è sovrapposto una sorta di indie rock britannico rivisitato in chiave distorta, o Old Man Time In The Rivers Of Rhyme, dove il riuscitissimo lamento “core” del singer è accompagnato da un susseguirsi di arpeggi fluidi e atmosferici in stile Isis, tastiere folli e contorte, e in conclusione accattivanti riff di impronta marcatamente stoner.
Il tutto è sostanzialmente contraddistinto, sia all’interno dei pezzi che dell’album in generale, dall’alternanza di sezioni lente e imponenti (vedi Great North Road, che ricorda particolarmente i Cult Of Luna nel suo procedere incessante, roccioso e disperato, o Nine Hands Of The Octopus, ripresa con suoni moderni dei trip psichedelici di Jim Morrison e compagni) e di altre più rockeggianti e accattivanti, come l’ottima Gold, Gold! o Fistful Of Bags, che sembra essere il modo in cui la band reinterpreta con distorsioni e folli divagazioni strumentali l’hard rock britannico di Deep Purple e compagnia; queste due sezioni sono comunque sempre strettamente uniti dall’atmosfera schizofrenica e contorta che conraddistingue l’album, che trova realizzazione prima di tutto nelle distorsioni delle chitarre e nella voce roca e disperata di Shelf, sempre perfettamente nella parte.
Ottime, in conclusione, Ultimate Attack Helicopters, che si contraddistingue per il diffuso e riuscito uso dei suoni distorti, e The Edwardian Astronaut, che con i suoi otto minuti di lunghezza costituisce la summa di tutte le atmosfere e le sperimentazioni sonore che la band ha creato nel resto dell’album.
Proposta decisamente complessa e pretenziosa, che si rivelerà difficile da assimilare a chi non è abituato alla psichedelia e alle distorsioni, Short Circular Walks In The Sky Valley è invece un disco da non perdere assolutamente per tutti gli appassionati di rock sperimentale, ottimo biglietto da visita di una band capace di ricreare nella sua musica straordinarie atmosfere folli e oniriche.