Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Jacopo Dall'Aglio
Etichetta: 
Inside Out/Audioglobe
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Fudge Smith - batteria

- Clive Nolan - tastiera

- Peter Gee - basso

- Nick Barrett- voce, chitarra




Tracklist: 

1. Believe (02:56)

2. No Place For The Innocent (05:36)

3. The Wisdom Of Solomon (07:06)

The Wishing Well (21:07)

4. For your Journey (04:30)

5. Sou' by Sou' West (06:48)

6. We talked (05:29)

7. Two Roads (04:17)

8. Learning Curve (06:34)

9. The Edge Of The World (08:15)

Pendragon

Believe

Il nuovo lavoro della storica band inglese arriva nel 2005 dalle solide fondamenta della Inside Out, l’etichetta progressive più specializzata e più importante. La mente è sempre la stessa, Nick Barrett, singer e chitarrista, ha ideato i testi, le linee del concept e la maggior parte della strumentazione: il suo stile è inconfondibile, sempre diretto a tematiche profonde, e seppur non sempre condivisibili, mai scontate, o comunque mai non ragionate.

L’album si apre in stile ambient con la title-track Believe, riprendendo l’intro del precedente Not Of This World del 2001, ma arricchendola con elementi etnici, percussioni, linee vocali avvolgenti ed effetti elettronici di pregevole fattura, e alla fine con l’uso della talkbox per chitarra, che già anticipa il sound decisamente rock della successiva No Place For The Innocent.
Questa è caratterizzata da un testo di notevole attualità, con riferimenti a problemi contemporanei, ma anche sempre presenti nella storia dell’umanità come la guerra, il terrorismo, la fede ecc…
Sì, perché è l’umanità il tema fondamentale del concept, martellata dai media, sommersa da eventi lontani, ma ormai vicini, perde le sue certezze. Certo, gli assoluti proposti, o almeno accennati dai Pendragon, sono estremamente cristiani. Certo, il messaggio è marcatamente religioso, ma per lo meno c’è un’attenta critica alla modernità e alle sue contraddizioni, e questo è un elemento che va a loro merito.
Nel frattempo si passa a The Wisdom Of Solomon, song davvero particolare: partita riprendendo lo stile dell’intro, segue un’ottima parte di chitarra, forse la più riuscita dell’album, che richiama incredibilmente Santana, poi si ritrovano sempre sound latini percorsi all’interno da un riffing tipicamente Progressive Rock; una miscela davvero ben riuscita.

Si arriva così al corpo centrale dell’album, sia cronologicamente sia concettualmente, la lunga The Wishing Well in quattro episodi.
Il primo è For Your Journey, e qui si ritorna ancora a suoni decisamente fluidi ed evocativi, e a testi forse un po’ troppo smielati; ma comunque le idee espresse da Barrett sono come condivisibili come no…certo è necessario porle in evidenza visto l’intento prettamente ideologico dell’opera.
Ed ecco Sou’ By Sou’ West, una semi-ballad musicalmente davvero ottima, costruita molto bene con le onnipresenti tastiere di Clive Nolan e ovviamente la matrice fondamentale delle chitarre che negli assoli, lenti ma efficaci, si rivelano molto ispirate; sono dei suoni imprecisati, quasi campanelli al vento, che portano l’ascoltatore alla terza parte, che non coincide col termine di Sou’ By Sou’ West, bensì già in essa è anticipata We Talked, con la sua batteria martellante, che richiama sound ben più moderni di quelli tipici anni ’80 della band. È forse questo il nuovo stile che seguiranno i Pendragon, con bassi in evidenza e una maggiore pesantezza sonora, sommati ai consueti complicati fraseggi tra i vari strumenti? Se così fosse l’evoluzione non sarebbe da disprezzare, anzi dimostrerebbe un intento di ricerca e di innovazione non così facile riscontrare altrove.
Segue Two Roads, segnata da un eccellente chitarra elettrica, con un triste ma insistente assolo, che conclude The Wishing Well.
Settima traccia è Learning Curve, ancora una sapiente fusione tra rock e ritmi latini, particolarmente rilevabili nelle melodie della sei corde, e infine The Edge Of The World, brano di otto minuti, molto composito, nella parte centrale dominato da una piacevole elettrica e racchiuso all’inizio e alla fine da eteree chitarre acustiche, che guidano alla conclusione l’intero Believe.

In sintesi i Pendragon regalano un’opera molto concettuale, simbolica e con intenti fortemente pedagogici, e musicalmente valida, con soluzioni nuove, ricercate fusioni.
Si riconferma insomma la capacità compositiva di Barrett e soci. Tutto è pensato, niente è casuale, davvero un’opera che risveglia capacità analitiche e rivela convinzioni radicate, con cui può risultare utile confrontarsi.

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